!!! capitoli inediti WoW ( a Winds of Winter )

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    Re del Trono di Spade

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    A seguire i capitoli ( completi o riassunti! ) letti e pubblicati da George Martin, inerenti il prossimo libro: Winds Of Winter.


    Arianne, riassunto in inglese.



    The chapter opens with a party of Dornish traveling across the Stormlands. Arianne is traveling to meet Jon Connington on behalf of her father.The Griffon's men have been raiding and plundering the area. While traveling Arianne has been seeking news. She's been sending her men into the inns for news.The news has been mostly ill but mostly sounds like lies.

    The plan is for her to travel to Mistwood, then across the Rainwood to Griffon's Roost. The Rainwood is described in great details with several kinds of trees, including weirwood. The going is quite slow. Arianne is amused by the arguments between the maester and the septon accompanying her. Doran used to remark that the differences between septons and maesters are like the differences between Dorne and the Stormlands.

    Besides septon, maester, and her guards, she is also accompanied by by Elia Sand and Daemon Sand. Nym and Tyene had also left Dorne with 300 spears and the Princess Myrcella. Doran decided to send her home but her betrothed Prince Trystane has stayed in Sunspear. Arianne also thinks of her other brother Quentyn. She's quite doubtful that Queen Daenerys will like her brother.

    While making camp, they lose track of Elia Sand. Searchers are sent and she is later found in a cave that Arianne belives was once inhabited by the Children of the Forest. Elia is berated by Arianne in a manner much like Doran Martell might have done. Later she asks Daemon what her father was thinking to send Elia with them. Bemused, Sand answers, "Vengeance."

    They arrive at Mistwood, which isn't flying it's banners. They head to the castle and are met by Young Jon Mudd and Chains who take her to the castle. She is told that the Halfmaester is at the Roost but Lord Connington is on the march. She's unable to get the sell-swords to tell her where he is marching to. They stay a bit, long enough for Elia Sand to get in trouble for making out with a servant named Feathers.

    Chains accompanies Arianne's party on their march through eight days of rain. Chain is more forthcoming without Young Jon Mudd's presence. He regales her many sellsword tales. He finally lets slip that Connington is marching on Storm's End. Arianne and Daemon Sand are perplexed on how Connington can possible take the castle

    Lysono Maar joins the party and he instantly creeps Arianne out, They do banter back and forth. She thinks of cyvasse and that the Golden Company has it's elephant but no dragon. She has ravens with her and sends her father messages on a regular basis.

    They finally arrive at the Roost and Arianne is introduced to the Halfmaester. While there she learns she is to be sent to Storm's End because it has fallen. She does not learn how it fell. An army from King's Landing is now on the march and is descending on Storm's End. The army apparently is a Tyrell one and she does not think too much of them.

    On the other hand, Daemon Sand is wary and he urges Arianne not to go. However, she decides to go because she wants to meet Connington and Aegon. Sand then advises her to send him instead but Arianne refuses him. She must go because she must be her father's heir


    Theon, capitolo intero.



    La voce del re era soffocata dalla rabbia. "Tu sei un pirata peggiore di Salladhor Saan."Theon Greyjoy aprì gli occhi. Le sue spalle erano in fiamme, non riusciva a muovere le mani. Il battito accelerato del suo cuore gli fece temere di essere di nuovo nella vecchia cella sotto Dreadfort, ma il guazzabuglio di ricordi dentro la sua testa non era altro che il residuo di qualche sogno di febbre. Stavo dormendo, si rese conto. Sono svenuto per il dolore. Quando cercò di muoversi, oscillò da una parte all'altra, raschiando con la schiena la pietra. Era appeso a un muro all'interno di una torre, con i polsi incatenati a una coppia di anelli di ferro arrugginiti.
    L'aria puzzava di torba bruciata. Il pavimento era duro e sporco. Gradini di legno salivano a spirale sino al tetto. Vide che non c’erano finestre. La torre era umida e buia, l’arredamento consisteva in una sedia con un alto schienale e in un tavolo sfregiato che poggiava su tre cavalletti. In una nicchia in ombra Theon vide un vaso da notte. L'unica luce proveniva dalle candele sul tavolo. I suoi piedi pendevano da due metri dal pavimento.
    "I debiti di mio fratello, " il re borbottava. "I debiti di Joffrey, questo è troppo e quell’abominio bastardo non è mio parente." Theon si contorse nelle catene. Conosceva quella voce. Stannis.
    Theon Greyjoy ridacchiò. Una fitta di dolore gli salì dalle braccia, sino alle spalle e ai polsi. Tutto quello che aveva passato, tutto quello che aveva sofferto, il Moat Catilin e Barrowton e Grande Inverno, Abel e le sue lavandaie, Crowfood e gli Umbers, il cammino forzato attraverso le nevi, tutto era servito solo per arrivare ad un altro carnefice.
    "Vostra Grazia”disse piano una seconda voce. "Perdono, ma l'inchiostro si è ghiacciato." Il Bravosiano, Theon lo conosceva. Come si chiamava? Tycho ... Tycho qualcosa ... "Forse un po’ di calore ...?"
    "C’è un modo più veloce".Disse Stannis “ho un coltello”. Per un istante Theon pensò che volesse pugnalare il banchiere. Non riuscirà mai ad ottenere una goccia di inchiostro da quello, mio signore, disse il Bravosiano. Il re premette la lama del coltello contro il polpastrello del pollice sinistro e si tagliò. " Firmerò con il mio sangue". "Questo dovrebbe rendere i vostri padroni felici."
    "Se compiace Vostra Grazia, compiacerà la Banca di ferro."
    Stannis immerse la penna nel sangue che zampillava dal suo pollice e scrisse il suo nome nel pezzo di pergamena. "Partirete oggi". Lord Bolton può arrivare in qualsiasi momento. "Non voglio che siate coinvolti nei combattimenti."
    "Lo preferirei anch’io." Disse il Bravosiano facendo scivolare il rotolo di pergamena all'interno di un tubo di legno. "Spero di avere l'onore di rivedere Vostra grazia quando siederà sul Trono di Spade."
    "Speri di riavere il tuo oro, vuoi dire." Evita i convenevoli. È la moneta che mi serve da Voi Bravosiani, non vuote cortesie. "Dì alla guardia la fuori che ho bisogno di Justin Massey."
    "Sarà un piacere". "La Banca di ferro è sempre felice di essere al servizio." Il banchiere si inchinò.
    Da sinistra, arrivò, un altro cavaliere. I cavalieri del re erano andati avanti e indietro per tutta la notte, Theon ricordò vagamente. Questo sembrava conoscere bene il re. Magro, capelli scuri, occhi duri, il viso butterato da cicatrici vecchie, indossava una sopravveste sbiadita ricamata con tre falene. "Sire," annunciò, "Lord. Arnolf le manda a dire che sarebbe molto lieto di rompere il suo digiuno con te."
    "E’Il figlio vero?"
    "E anche i nipoti". Lord Wull vuole pubblico e vuole ."
    "So quello che vuole." Il re indicò Theon. "Lui.. Wull lo vuole morto. Flint, Norrey ... tutti loro lo vogliono morto. Vendetta per i ragazzi che ha ucciso. Vendetta per il loro prezioso Ned."
    "Will ci obbliga?"
    "Proprio ora, che il voltagabbana mi serve vivo. Sa molto potremmo avere bisogno di lui. Portatelo via." Il re prese una pergamena dal tavolo e strizzò gli occhi. Una lettera, Theon sapeva. Il sigillo rotto era di cera nera, dura e lucida. So quello che dice, pensò ridacchiando.
    Stannis alzò lo sguardo. "portate il Maestro."
    "Theon. Il mio nome è Theon." Doveva ricordare il suo nome.
    "Conosco il tuo nome. So quello che hai fatto."
    "L'ho salvata." La parete esterna di Grande Inverno era alta 80 metri, ma da dove erano saltati la neve si era accumulata per più di quaranta metri . Un cuscino bianco freddo. Ma la ragazza era caduta male. Jeyne, il suo nome è Jeyne, ma lei non avrebbe detto loro che Theon era atterrato su di lei, e che le aveva rotto alcune costole. "Ho salvato la ragazza," disse. "Siamo saltati."
    Stannis sbuffò. "Sei caduto. Umber l’ha salvata. Se Mors Crowfood ed i suoi uomini non fossero stati fuori il castello, Bolton vi avrebbe ripreso tutti e due in un momento."
    Crowfood. Theon ricordò. Un vecchio, enorme e possente, con un viso rubicondo e una barba ispida e bianca. Era seduto su un ammasso gigantesco di neve, rivestito di pelle d’orso, con il cappuccio che gli copriva la testa. Sotto il cappuccio deò mantello si intravedeva una benda di pelle bianca macchiata che ricordava a Theon suo zio Euron.
    Avrebbe voluto strapparla dal viso di Umber, per assicurarsi che sotto non c’era il vuoto, non c’era un occhio nero brillante di malizia. Invece aveva piagnucolato tra i denti rotti dicendo: "Io sono.."
    " Un voltagabbana e uno sterminatore di re," Crowfood aveva finito per lui. "Che perda la mia lingua bugiarda, se non lo sei".
    Umber strizzò gli occhi guardando da vicino con il suo unico occhio buono la ragazza. "Tu sei la figlia più giovane?"
    E Jeyne annuì. "Arya. Il mio nome è Arya."
    "Arya di Grande Inverno, sì. l'ultima volta che fui tra quelle mura, il cuoco ci servì una bistecca e pasticcio di rognone. Fatto con ali, credo, il migliore che abbia mai assaggiato. Qual era il nome del cuoco?"
    "Gage," Jeyne disse subito. "Era un bravo cuoco. Per Sansa faceva la torta al limone ogni volta che c’erano limoni."
    Crowfood si accarezzò la barba con le dita. "Ora sarà morto, immagino. C’era un uomo anche che conosceva l’acciaio. Qual era il suo nome?"
    Jeyne esitò. Mikken, Theon pensò. Il suo nome era Mikken. Il fabbro del castello ma non aveva mai fatto nessuna torta al limone per Sansa, e questo lo aveva reso di gran lunga meno importante del cuoco del castello e del dolce mondo che aveva condiviso con la sua amica Jeyne Poole. Ricordalo, accidenti a te. Tuo padre era l’uomo, che gestiva tutta la casa. Il nome del fabbro era Mikken, Mikken, Mikken. Lo avevo messo a morte per primo.
    "Mikken" Jeyne disse.
    Mors Umber aveva grugnito. "Sì". Che cosa avrebbe detto o fatto poi Theon non l’avrebbe mai saputo, un ragazzo corse verso loro stringendo una lancia e gridando che il cancello di Grande Inverno si stava aprendo. E Crowfood aveva sorriso.
    Theon si contorse tra le catene, e sbatté le palpebre per guardare il re. "Crowfood ci ha trovato, sì, ci ha portato qui, ma sono stato io che l'ho salvata. Chiedetelo a lei." Lei avrebbe risposto. "Si mi ha salvato lui," Jeyne glielo aveva sussurrato, mentre la trascinava tra la neve. Era pallida per il dolore, ma lo aveva sfiorato con una mano sulla guancia e gli aveva sorriso. "Ho salvato Lady Arya," Theon sussurrò di rimando. E poi d'un tratto Mors, Umber e gli altri li avevano circondati. "E 'questo il tuo ringraziamento?" chiese a Stannis, scalciando debolmente contro il muro. Le sue spalle erano in agonia. Il suo peso gli fuoriusciva anche dalle orbite degli occhi. Quanto tempo era stato appeso? Era ancora notte fuori? La torre era senza finestre, non aveva modo di capirlo.
    "Liberami, e ti servirò."
    "Come hai servito Roose Bolton e Robb Stark?" Stannis sbuffò. "Non credo. Abbiamo uno scopo più consono per te, voltagabbana., Ma non lo conoscerai sino a quando non avremo finito con te."
    Ha intenzione di uccidermi. Il pensiero fu stranamente confortante. La morte non faceva paura a Theon Greyjoy. La morte significava la fine del dolore. "Fallo, allora", lo esortò Theon. "Tagliami la testa e infilala su una picca. Ho ucciso i figli di Lord Eddard, devo morire. Ma fallo in fretta. Sta arrivando."
    "Chi? Bolton?"
    "Lord Ramsay," Theon sibilò. "Il figlio, non il padre. Non devi lasciare che mi prenda. Roose ... Roose è al sicuro tra le mura di Grande Inverno con la sua nuova grassa moglie. E’ Ramsay che sta arrivando."
    "Snow Ramsay, vuoi dire. Il bastardo."
    "Non chiamarlo così!" rispose Theon sputando saliva dalle labbra . "Ramsay Bolton, Ramsay Snow mai, Snow mai, bisogna ricordare il suo nome, o lui ti farà del male."
    "E 'il benvenuto se ci vuole provare. Qualunque nome preferisca."
    La porta si aprì lasciando entrare una folata di vento freddo carico di neve. Il cavaliere delle falene era tornato con il maestro che il re gli aveva chiesto, le vesti grigie erano nascoste sotto una pelle d'orso pesante. Dietro di loro venivano altri due cavalieri, ciascuno recava un corvo in una gabbia. Uno era l'uomo che era con Asha, quando il banchiere lo consegnò a lei, un uomo corpulento con un maiale alato sulla sua sopravveste. L'altro era più alto, con le spalle larghe e muscolose.L’uomo più alto portava un armantura in acciaio argentato con intarsi, anche se era graffiata e ammaccata, ancora brillava alla luce delle candele. Sul mantello vi era un cuore ardente.
    "Maestro Tibald", annunciò il cavaliere delle falene.
    Il Maestro cadde in ginocchio. Aveva i capelli rossi, le spalle floscie, con gli occhi ravvicinati guardò verso Theon appeso al muro. "Vostra Grazia. Come posso esservi utile?"
    Stannis non rispose subito. Studiò l'uomo corrugando la fronte. "Alzati". Il Maestro si alzò. "Tu sei il Maestro dei Dreadfort. Come mai sei qui?"
    "Lord Arnolf mi ha portato per curare i suoi feriti".
    "Per i suoi feriti o per i suoi corvi?
    Per entrambi, Vostra Grazia. "
    " Per entrambi." Stannis sbottò a quell’ammissione. "Ogni corvo dei Maestri vola solo in un luogo E 'corretto?"
    Il Maestro si asciugò il sudore dalla fronte con la manica. "N-non del tutto, Vostra Grazia. La maggior parte, sì. Alcuni, a pochi, si può insegnare a volare tra due castelli. Tali uccelli sono molto apprezzati. E ogni tanto, c’è un corvo che può imparare i nomi di tre o quattro o cinque castelli. Di uccelli così intelligenti ne nascono solo una volta ogni cento anni ".
    Stannis indicò gli uccelli neri nelle gabbie. "Questi due non sono così intelligenti, presumo."
    "No, Vostra Grazia. Anche se lo vorrei."
    "Dimmi, allora. Per dove sono stati addestrati a volare?"
    Maestro Tibald non rispose. Theon Greyjoy mosse debolmente i piedi, ridendo. Preso!
    "Rispondi. Se dovessimo perdere, questi uccelli, potrebbero volare a Dreadfort?" Il re si sporse in avanti. "Oppure potrebbero volare a Grande Inverno?"
    Maestro Tibald si pisciò nelle vesti. Theon non poteva vedere la macchia scura da dove era appeso, ma sentiva l'odore di piscio tagliente e forte.
    "Maestro Tibald ha perso la lingua," Stannis osservò con i suoi cavalieri. "Godry, quante gabbie hai trovato?"
    "Tre, Vostra Grazia," disse il cavaliere con il pettorale argentato. "Una era vuota."
    "Vostra Grazia, il mio ordine mi impone di servire, noi ..."
    "So tutto dei vostri voti. Quello che voglio sapere è cosa c'era scritto nella lettera che hai inviato a Grande Inverno. Hai forse detto a Lord Bolton dove siamo?"
    "S-sire." Tibald dalle spalle floscie si raddrizzò con orgoglio.
    "Le regole del mio ordine mi proibiscono di divulgare il contenuto delle lettere di Lord Arnolf."
    "I vostri voti sono più forti della tua vescica, a quanto pare."
    "Vostra Grazia deve capire -"
    "Devo?" Il re si strinse nelle spalle. "Se lo dici tu. Tu sei un uomo di sapere, dopo tutto. Ho avuto un Maestro a Roccia del Drago, che era quasi un padre per me. Ho grande rispetto per il vostro ordine e per i Vostri voti. Ma Ser Clayton non condivide i miei sentimenti. Ha imparato tutto quello che sa nelle terre di Flea Bottom. Se dovessi darti a lui, ti strangolerebbe con la tua catena o ti caverebbe un occhio con un cucchiaio. "
    "Solo uno, Vostra Grazia," si offrì il cavaliere calvo, con il maiale alato. "Mi piacerebbe vederlo orbo."
    "Di quanti occhi ha bisogno un Maestro per leggere una lettera?" chiese Stannis. "Si dovrebbe bastarne uno. Non vorrei che non sia più in grado di adempiere i suoi doveri verso il suo Lord. Roose Bolton e i suoi uomini potrebbero attaccarci anche ora, però, E’ quindi necessario capire se lesinare su alcune cortesie. Vi chiedo ancora una volta. Cosa c'era nel messaggio inviato a Grande Inverno? "
    Il Maestro tremava. "Una mappa, Vostra Grazia."
    Il re si appoggiò allo schienale della sedia. "Portatelo fuori», ordinò. "Lasciate qui i corvi". Una vena gli pulsava nel collo. "Confinate questo disgraziato grigio in una delle capanne fino a quando non avrò deciso che cosa farne".
    "Sarà fatto," dichiarò il cavaliere alto. Il Maestro svanì dietro a un vento freddo colmo di neve. Rimase solo il cavaliere dalle tre falene.
    Stannis guardò Theon in cagnesco, "Non sei il solo voltagabbana qui, a quanto pare. Vorrei che tutti i Lord dei Sette Regni, avessero un unico collo.” Si voltò verso il cavaliere. "Ser Richard, mentre mi incontro con Lord Arnolf, disarma i suoi uomini e mettili sotto custodia. La maggior parte sarà addormentata. Non fare loro alcun male, a meno che non resistano. Potrebbero non sapere. Domanda loro ... ma con calma. Se non erano a conoscenza del tradimento, hanno la possibilità di dimostrare la loro lealtà. " Mosse la mano licenziandolo. "Fai entrare Justin Massey."
    Un altro cavaliere, Theon questo lo conosceva, .Era un uomo giusto, con una barba ben curata biondi e folti capelli lisci così pallidi che sembravano più bianchi che oro. La sua tunica recava la tripla spirale, un sigillo antico di un’antica casa. "Mi è stato detto Vostra Grazia che avete bisogno di me", disse, inginocchiandosi.
    Stannis annuì. "Si, accompagnerai il banchiere Bravosiano. Scegli sei uomini forti e prendi dodici cavalli."
    "Da montare o da mangiare?"
    Il re non si divertiva. "Voglio che tu parta prima di mezzogiorno, ser. Lord Bolton potrebbe arrivare da un momento all'altro, ed è imperativo che il banchiere faccia ritorno a Braavos. Lo dovrai scortare sino al di là del mare stretto."
    "Se ci sarà battaglia, il mio posto è qui con te."
    "Il tuo posto è dove io dico che è. Ho 500 spade buone come te con me, ma tu hai modi più piacevoli e una lingua migliore, e mi sarai più utile con il Bravosiano che qui con me. La Banca di Ferro mi ha aperto le sue casse. Con le loro monete noleggerai navi e mercenari. Una compagnia onerevole, se c’è n’è una. La Compagnioa Dorata sarebbe la mia prima scelta, se non è già sotto contratto. Cercali nelle Disputed Lands, se necessario. Prima delle spade, però, trova il maggior numero possibile di arcieri a Braavos, e inviali al di Forte Orientale. Arcieri, abbiamo bisogno di più arcieri. " Ser Justin spinse indietro una ciocca di capelli che gli era finita in un occhio e disse: "I capitani delle compagnie libere si uniranno più facilmente a un Lord che a un semplice cavaliere, Vostra Grazia. Non possiedo né terre, né il titolo, perché dovrebbero vendermi le loro spade?"
    "Andrai da loro con i pugni pieni di dragoni d'oro," disse il re, in tono acido. "Questo dovrebbe risultare convincente. Ventimila uomini dovrebbero essere sufficienti. Non tornare con meno."
    "Sire, posso parlare liberamente?"
    "Si, se lo fai alla svelta."
    "Vostra Grazia dovrebbe andare con il banchiere Bravosiano."
    "E ' questo il tuo consiglio? Dovrei fuggire?" Il volto del re si rabbuiò. "Questo è stato anche il tuo consiglio a Blackwater, se ben ricordo. Quando la battaglia volse contro di noi, mi dicesti di lasciare Horpe Chivvy e di tornare a Roccia del Drago come un cane frustato."
    "Quel giorno perdemmo, Vostra Grazia."
    «Sì, dicesti così. Stiamo perdendo, sire. Dobbiamo tornare indietro' E ora vuoi che io me la dia a gambe al di là del mare stretto ... "
    "... Per radunare un esercito, sì. come fece Acreacciaio dopo la battaglia di Redgrass, dove Daemon Blackfyre morì."
    "Non cianciare con me della storia, ser. Daemon Blackfyre era un ribelle e un usurpatore, Acreacciaio un bastardo. Quando fuggì, giurò che sarebbe tornato per mettere il figlio di Daemon sul Trono di Spade. Non lo ha mai fatto. Le parole sono vento, e il vento che soffia sugli esuli al di là del mare stretto soffia raramente indietro. Quel ragazzo Viserys Targaryen parlava di ritornare. Mi sfuggì a Roccia del Drago, solo per trascorrere la sua vita a far moine ai mercenari. 'Il Re Mendicante,' si lo chiamavano così nelle Città Libere. Beh, io non prego, di sfuggire a nessuno. Sono l'erede di Robert, il re legittimo di Westeros. Il mio posto è qui con i miei uomini. Il tuo è a Braavos. Vai con il banchiere, e fai la tua offerta. "
    "Come comandi," Ser Justin rispose.
    "Può darsi che perderemo questa battaglia," disse il re con aria cupa. "A Braavos potrai udire che sono morto. Forse sarà vero. Ma troverai i mercenari comunque."
    Il cavaliere esitò. "Vostra Grazia, se sarai morto"
    "Vendicherai la mia morte, e metterai mia figlia sul Trono di Spade o morirai nel tentativo.".
    Ser Justin mise una mano sulla sua elsa della spada. "Sul mio onore di cavaliere, hai la mia parola."
    "Oh, e porta la ragazza Stark con te. Consegnala al Lord Snow il Comandante quando sarai sulla strada per il Forte Orientale." Stannis scrutò la pergamena davanti a lui. "Un vero re paga i suoi debiti."
    Pagare, sì, pensò Theon. Paga con moneta falsa. Jon Snow avrebbe riconosciuto la falsa Arya in un batter d’occhio. Il bastardo del cupo Lord Stark avrebbe riconosciuto Jeyne Poole, lui era sempre stato affezionato alla sua piccola sorellastra Arya.
    "I fratelli neri vi accompagneranno sino al Castello Nero," il re andò via. "Gli uomini di ferro resteranno qui, presumibilmente a combattere per noi. Un altro regalo da Tycho Nestoris. Meglio così, vi avrebbero solo rallentati gli uomini di ferro sono fatti per le navi, non per i cavalli. Lady Arya dovrebbe avere una compagna. Prendi Alysane Mormont. "
    Ser Justin spinse indietro i capelli di nuovo. "E Lady Asha?"
    Il re riflettette per un momento. "No."
    "Un giorno, Vostra Grazia avrà bisogno di prendere le Isole di Ferro. Sarà molto più facile se la figlia di Balon Greyjoy, sarà sposata con uno dei vostri uomini leali, signore."
    "Tu?" Il re fece una smorfia. "La donna è sposata, Justin."
    "Un matrimonio per procura, mai consumato. Facilmente annullabile. Inoltre lo sposo è vecchio. Potrebbe morire presto."
    Con una spada nella pancia, ser verme. Theon sapeva come certi cavalieri agiscono.
    Stannis strinse le labbra. "Servimi bene con questa faccenda dei mercenari e avrai ciò che desideri. Fino a quel momento, la donna resterà mia prigioniera."
    Ser Justin chinò la testa. "Capisco".
    Ciò irritò il re. "La tua comprensione non è necessaria. Solo la tua obbedienza. Sei sulla buona strada, ser."
    Quando il cavaliere si congedò, il mondo al di là della porta era più bianco che nero.
    Stannis Baratheon attraversò la torre. La torre era piccola, umida e stretta. Si portò a pochi passi da Theon. «Quanti uomini ha Bolton a Grande Inverno?"
    "Cinquemila. Sei. Forse di più." Fece un sorriso orribile, aveva tutti i denti frantumati. "Più di te".
    "Quanti pensa di inviarcene contro?"
    "Non più di metà." Quella era una supposizione, certo, ma gli sembrava fosse giusta. Roose Bolton non era un uomo da mandarne di più alla cieca nella neve, mappa o no. Avrebbe tenuto con se una riserva maggiore, i suoi uomini migliori, e aveva fiducia nel doppio muro massiccio di Grande Inverno. "Il castello era affollato. Gli uomini erano l'uno alla gola dell’altro, i Manderlys e i Freys in particolare. Sua signoria ha inviato quelli che è bene vengano eliminati."
    "Wyman Manderly". La bocca del re si contorse in disprezzo. "il Lord troppo grasso per montare a cavallo. Troppo grasso per venire me, ma per andare a Grande Inverno no. Troppo grasso per piegare il ginocchio a me e giurare con la sua spada, ma ora brandisce la spada per Bolton. Ho inviato il mio Lord delle Cipolle a trattare con lui, e il Lord troppo grasso l’ha massacrato e ha messo la testa e le mani sulle pareti di porto bianco per far gongolare i Freys. E i Freys ... e le nozze rosse erano state dimenticate? "
    "Il nord ricorda. Le nozze rosse, le dita di Lady Hornwood, il saccheggio di Grande Inverno, Deepwood Motte e Piazza Torrhen, ricorda tutto." Bran e Rickon. Anche se erano solo i figli del mugnaio. "Frey e Manderly non uniranno le loro forze. Verranno da voi, ma separatamente. Lord Ramsay non resterà indietro. Vuole la sua sposa. Vuole la sua Reek." La risata di Theon era per metà una risatina e per metà un gemito. "E’ diLord Ramsay che Vostra Grazia che deve aver paura."
    Stannis si urtò a questo. "Ho sconfitto tuo zio Victarion e la sua flotta di ferro fuori Fair Isle, la prima volta che tuo padre si fece incoronare. Ho tenuto Capo Tempesta contro il potere dei Reach per un anno, e ho preso Roccia del Drago ai Targaryen. Ho distrutto Mance Rayder alla barriera, anche se aveva uomini venti volte più di me. Dimmi, voltagabbana, quante battaglie ha mai vinto il Bastardo di Bolton perchè io ne abbia a temere? "
    Non devi chiamarlo così! Un'ondata di dolore sommerse Theon Greyjoy. Chiuse gli occhi e fece una smorfia. Quando li riaprì, disse: "Non lo so."
    "Non lo so."
    "Sa di me,» gridò uno dei corvi lasciati dal Maestro. Sbattendo le grandi ali nere contro le sbarre della gabbia."Sa", gridò di nuovo.
    Stannis si voltò. "Fate finire questo rumore".
    La porta dietro di lui si aprì. I Karstarks erano arrivati.
    Curvo e contorto, il castellano di Karhold si appoggiò pesantemente al bastone mentre camminava verso il tavolo. Il mantello di Lord Arnolf era di lana grigia, bordato di nero con una raggiera d’argento. Un capo ricco, pensò Theon. Aveva visto quel mantello prima, lo conosceva, proprio come conosceva l'uomo che lo indossava. A Dreadfort. Si ricordò. Si sedette e cenò con Lord Ramsay e Whoresbane Umber, la notte che portarono Reek nella sua cella.
    L'uomo accanto a lui non poteva che essere il figlio. Sui cinquanta, Theon giudicò, con un viso rotondo e morbido come quello di suo padre, quando Lord Arnolf sarebbe ingrassato. Dietro di lui venivano tre uomini più giovani. I nipoti, ipotizzò. Uno indossava una corazza con la cotta di maglia. Gli altri sembravano vestiti per la prima colazione, non per la battaglia. Sciocchi.
    "Vostra Grazia". Arnolf Karstark chinò la testa. "E’ un onore". Si guardò intorno. E i suoi occhi videro Theon. "E chi è questo?" Il riconoscimento venne con un battito cardiaco più tardi. Lord Arnolf impallidì.
    Il figlio stupido rimase ignaro. "Non ci sono sedie,"Osservò l'idiota. Uno dei corvi urlò dalla gabbia.
    "Solo la mia". Re Stannis era seduto. "Non è il Trono di Spade, ma si addice a questo posto." Era presente una dozzina di uomini, guidati dal cavaliere delle falene e dall'uomo dal pettorale argentato. "Voi siete già morti, lo dovete sapere. Resta solo da definire il modo della vostra morte. Fareste bene a non sprecare il mio tempo con delle smentite. Confessate, e avrete la stessa fine rapida che il giovane lupo ha dato a Lord Rickard. Mentite e brucerete. Scegliete. "
    "Ho scelto questo." Uno dei nipoti afferrò l’impugnatura della spada, e fece per colpirlo.
    Si rivelò una scelta sbagliata. La lama del nipote non era nemmeno fuoriuscita dal fodero che già due dei cavalieri del re erano su di lui. Si ritrovò con l'avambraccio mozzato mentre uno dei suoi fratelli ebbe uno squarcio nella pancia, inciampò per le scale a causa della sporcizia e del sangue sgorgato. Barcollò per sei passi prima di cadere, poi crollò sul pavimento.
    Né Karstark Arnolf né suo figlio si mossero.
    "Portateli via," il re ordinò. "La loro vista mi inacidisce lo stomaco." In pochi istanti, i cinque uomini erano stati legati e portati altrove. Quello che aveva perso il braccio era svenuto per la perdita di sangue, ma il fratello con la ferita del ventre aveva urlato abbastanza forte per tutti e due. "È così che tratto i traditori, voltagabbana," Stannis informò Theon.
    "Il mio nome è Theon."
    "Come vuoi. Dimmi, Theon, quanti uomini ha Mors Umber con lui a Grande Inverno?"
    "Nessuno. Nessun uomo." Sorrise a se stesso. "Aveva dei ragazzi. Li ho visti." E una manciata di semi storpi sergenti, i guerrieri che Crowfood aveva portato giù da End Hearth erano appena grandi per farsi la barba. "Le lance e le asce che stringevano erano più vecchie di loro. Era Umber Whoresbane che aveva gli uomini, all'interno del castello. Li ho visti anch'io. Vecchi, comunque." Theon ridacchiò. "Mors ha preso i ragazzi e Hother ha preso i vecchi. Tutti gli uomini veri sono andati con Greatjon alle nozze rosse. E 'questo che voleva sapere, Vostra Grazia?"
    Re Stannis ignorò l’ultima frase. "Ragazzi," fu tutto quello che disse in modo disgustato. "Con dei ragazzi non resisterà a lungo Lord Bolton."
    "Non molto," Theon disse d'accordo. "Non abbiamo molto tempo tutti, comunque."
    "Non molto tempo», esclamò il corvo nella gabbia.
    Il re rivolse all’uccello uno sguardo irritato. " Secondo questo banchiere Bravosiano Lord Aenys Frey è morto. Ha dei ragazzi?"
    "Venti ragazzi verdi, con picche," Theon disse. "La neve cadde pesantemente per giorni e giorni. Così pesantemente che dalle mura del castello non si poteva vedere che a una decina di metri di distanza, gli uomini sui merli non potevano vedere cosa stava accadendo al di là di quelle mura. Così Crowfood mise i suoi ragazzi a scavare una trincea fuori del castello, soffiò il corno per attirare Lord Bolton fuori. Invece uscirono i Freys. La neve aveva coperto i pozzi, e il cavallo di Aenys si ruppe il collo, sentii dire, Ser Hosteen perse solo un cavallo, tanto peggio. Sarà arrabbiato. "
    Stranamente, Stannis sorrise. "La rabbia dei nemici non mi riguarda. La rabbia rende gli uomini stupidi, e Hosteen Frey è già stupido di suo, se è vera la metà di quello che ho sentito dire di lui. Che venga."
    "Verrà."
    "Bolton ha commesso un errore grossolano," il re dichiarò. "Tutto quello che doveva fare era restare dentro il suo castello mentre noi pativamo la fame. Invece ha mandato una parte della sua forza per darci battaglia. I suoi cavalieri sono a cavallo, ma si dovrà combattere a piedi. I suoi uomini saranno ben nutriti, mentre noi andremo in battaglia con le pance vuote. Ma non ha importanza. Ser Stupido, il Lord Troppo Grasso, il Bastardo, lasciali venire. Continueremo a tenere questo terreno, e intendo trasformarlo in un nostro vantaggio.. "
    "Il terreno?" Theon disse. "Che terreno? Qui? Questa torre illegittima? Questo villaggio miserabile? Non ci sono alture, né pareti per nasconderci, né alcuna difesa naturale."
    "Eppure".
    "Eppure," entrambi i corvi urlato all'unisono. Poi un corvo, dopo l'altro mormorarono: “Albero, albero, albero.”
    La porta si spalancò su un mondo bianco. Il cavaliere delle tre falene entrò, le gambe incrostate di neve. Scosse i piedi fuori e disse: «Vostra Grazia, i Karstarks sono stati presi. Alcuni di loro hanno resistito, e sono morti per questo. Gli altri erano troppo confusi e sono venuti in silenzio. Li abbiamo ammassati tutti nella torre e confinati lì. "
    "Ben fatto".
    "Dicono che non sapevano nulla." "Ma forse mentono".
    "Potremmo chiederglielo più forte ..."
    "No, non credo possa servire. Karstark non avrebbe mai potuto sperare di mantenere segreto il suo tradimento se avesse condiviso i suoi piani con ogni uomo al suo servizio. Qualche lanciere ubriaco si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa una notte mentre prendeva una pu***na. Non avevano bisogno di sapere. Sono uomini di Karhold. Quando sarebbe giunto il momento avrebbero obbedito ai loro Lord, come avevano fatto per tutta la vita. "
    "Va bene, Sire."
    "Che mi dici delle tue perdite personali?"
    "Uno degli uomini di Lord Peasebury è stato ucciso, e due dei miei sono stati feriti. Ma, Vostra Grazia, gli uomini sono sempre più ansiosi. Centinaia di loro si sono riuniti intorno alla torre, chiedendosi che cosa sia successo. Parole di tradimento sono su ogni bocca
    Nessuno sa di chi fidarsi, e gli Uomini del Nord in particolare pensano che chiunque possa essere arrestato -. "
    "Ho bisogno di parlare con loro. Wull è ancora in attesa?"
    "Lui e Artos Flint. Li vedrai’"
    "Per poco. La prima è il kraken".
    "Come comandi". Il cavaliere si congedò.
    Mia sorella, Theon pensò, la mia dolce sorella. Anche se non c’erano mai stati grandi sentimenti, si sentì torcere l’intestino, come quando il banchiere Bravosiano lo presentò a Asha come un 'dono'. Il ricordo gli bruciava ancora. Il corpulento, calvo cavaliere che era con lei non aveva perso tempo per gridare aiuto, e non aveva avuto che qualche istante prima di essre trascinato via da lei per essere portato dal re. E’ stato abbastanza però. Aveva odiato l’espressione di Asha, quando si era resa conto di chi fosse, lo shock nei suoi occhi, la pietà nella sua voce, il modo in cui la sua bocca si era distorta per il disgusto. Invece di correre incontro per abbracciarlo, aveva fatto un mezzo passo indietro. "E’ stato il Bastardo a farti questo?" aveva chiesto.
    "Non chiamarlo così." Poi le parole erano fuoriuscite in fretta da Theon. Cercò di dirle tutto, circa Reek e Dreadfort e Kyra e delle chiavi, che mai Lord Ramsay lo aveva scuoiato a meno che lo avesse pregato di farlo. Le raccontò che aveva salvato la ragazza, saltando dal muro castello giù nella neve. "Abbiamo volato. Facciamo fare a Abel una canzone su come abbiamo volato." Poi cle aveva detto chi era Abele e delle lavandaie che non erano veramente lavandaie. Sin da allora Theon aveva capito che sembrava strano e incoerente tutto quello che diceva, ma in qualche modo le parole non si fermavano. Era freddo e malato e stanco ... e debole, così debole, così debole.
    Lei deve capire. Lei è mia sorella. Non ho mai voluto fare del male a Bran o Rickon. Reek ha ucciso quei ragazzi, non lui ma Reek l'altro. "Io non sono uno sterminatore di re", aveva insistito. Le disse come aveva capito che Grande Inverno era piena di fantasmi. "Le spade non c'erano più. Quattro, credo, o cinque. Non ricordo. I re di pietra sono arrabbiati." Tremava al ricordo, tremava come una foglia d'autunno. "L'albero del cuore sapeva il mio nome. Gli dei antichi. Theon, li ho sentiti bisbigliare. Non c'era vento, ma le foglie si muovevano. Theon, hanno detto. Il tuo nome è Theon." E 'stato bello udire il mio nome. Quando lo avevo quasi dimenticato”. "Devi sapere il tuo nome," aveva detto alla sorella. "Tu ... tu mi hai detto che ti chiamavi Esgred, ma era una bugia. Il tuo nome è Asha."
    "Si," la sorella aveva detto, così piano che aveva paura che potesse piangere. Theon la odiava. Odiava le donne in lacrime. Jeyne Poole aveva pianto per tutta la strada da Grande Inverno a li, aveva pianto fino a quando il suo volto era diventato viola come una barbabietola e le lacrime le si erano congelate sulle guance, e tutto perché lui le aveva detto che lei deve essere Arya, altrimenti anche i lupi per potrebbero rimandati indietro . "Ti hanno addestrato in un bordello," le ricordò, sussurrandole in un orecchio in modo che gli altri non sentissero. "Jeyne la prossima cosa da fare per una pu***na, è continuare ad essere Arya." Lo aveva detto a fin di bene per lei. E 'stato per il suo bene. Deve ricordare il suo nome. Quando la punta del naso le era diventato nero per congelamento, e uno dei Guardiani della Notte le aveva detto che avrebbe potuto perderne un pezzo, Jeyne aveva pianto ancora. "Nessuno avrebbe fatto male a lei finchè sarebbe stata Arya , lei è l’ erede di Grande Inverno," la rassicurò. "Un centinaio di uomini vogliono sposarla. Mille."
    I Ricordi fecero contorcere Theon nelle catene. "Fammi scendere", chiese. "Solo per un pò', poi mi appenderai di nuovo." Stannis Baratheon lo guardò, ma non rispose. "Albero", un corvo gridò.
    Albero, albero, albero. "
    Poi altro uccello disse: «Theon," chiaro come il giorno, Asha entrò a grandi passi attraverso la porta.
    Qarl la Fanciulla era con lei, e Tristifer Botley. Theon aveva conosciuto Botley quando erano ragazzi a Pyke. Perché ha portato i suoi animali domestici? Significa che anche lei vuole uccidermi? Si sarebbe finita allo stesso modo che con i Karstarks.
    Il re era scontento della loro presenza. "Le tue guardie possono attendere fuori. Se voglio farti del male, due uomini non mi dissuaderanno".
    Gli uomini di ferro si inchinarono e uscirono. Asha si inginocchiò. "Vostra Grazia. Mio fratello deve essere incatenato a quel modo? Mi sembra una scarsa ricompensa per chi ti ha portato la ragazza Stark."
    La bocca del re si contrasse. "Hai una lingua audace, mia signora. Non diversamente dal tuo fratello voltagabbana."
    "Grazie, Vostra Grazia."
    "Non era un complimento." Stannis diede una lunga occhiata a Theon. "Mancano le prigioni e ho più prigionieri di quanti me ne aspettassi." Fece un cenno Asha. "Ma possono aumentare."
    Lei si alzò. "Il Bravosianoi ha riscattato sette dei miei uomini daLady Glover. Vorrei pagare un riscatto per mio fratello."
    "Non c'è abbastanza oro su tutte le Isole di Ferro. Le mani di tuo fratello sono sporche di sangue. Farring mi chiede di darlo a R'hllor."
    "Anche Clayton Suggs, non ne dubito."
    "Lui, Corliss Penny, e tutti gli altri. Anche Ser Richard, che ama il Signore della Luce, solo quando fa comodo i suoi scopi."
    "Il dio rosso conosce solo una singola canzone."
    "Fino a quando la canzone sarà gradita alle orecchie del dio, falli cantare. Lord Bolton e i suoi uomini saranno qui prima di quanto vorremmo. Solo Umber Mors si frappone tra noi, e tuo fratello mi dice che ha solamente ragazzi verdi. Agli uomini piacerebbe sapere che il loro dio è con loro quando ci sarà battaglia. "
    "Non tutti i tuoi uomini adorano lo stesso dio."
    "Sono consapevole di questo. il pazzo è mio fratello."
    "Theon è ultimo figlio superstite di mia madre. LA morte di suoi fratelli, l'ha distrutta. La sua morte schiaccerà ciò che resta di lei ... ma non sono venuta a pregare per la sua vita."
    "Saggio da parte tua. Mi dispiace per tua madre, ma non posso risparmiare la vita dei voltagabbana. La sua in particolare. Ha ucciso i due figli di Eddard Stark. Ogni uomo del Nord al mio servizio mi abbandonerebbe se gli mostrerò clemenza. Tuo fratello deve morire. "
    "Poi farlo di nascosto, Vostra Grazia." Il gelo nella voce di Asha fece rabbrividire Theon nelle sue catene. "Portalo fuori sul lago, sull'isolotto dove cresce l’albero diga, e tagliagli la testa con la tua spada magic. Così come avrebbe fatto Eddard Stark. Theon uccise i figli di Lord Eddard. Dallo agli dèi di Lord Eddard. Alle antiche divinità del nord. Dallo a l'albero diga. "
    E all'improvviso i corvi del Maestro iniziarono selvaggiamente a saltellare e a dibattersi nelle gabbie, le loro piume nere volarono sbattendo contro le sbarre un grido rauco si levò. "L'albero", uno gracchiò, "l'albero, l'albero", mentre il secondo urlava, "Theon, Theon, Theon."
    Theon Greyjoy sorrise. Conoscono il mio nome, pensò.


    Arianne #2, capitolo intero.



    La mattina che partì dai Giardini d’Acqua, suo padre si alzò dalla sedia per baciarla su entrambe le guance. “Il destino di Dorne è nelle tue mani, figlia mia,” disse, mentre le porgeva la pergamena. “Vai alla svelta, vai sicura, sii i miei occhi e la mia voce... ma sopratutto, fai attenzione.”
    “Lo farò, padre.” Non versò neanche una lacrima. Arianne Martell era una principessa di Dorne, e i Dorniani non piangono così facilmente. Ci andò molto vicina a farlo, però. Non furono i baci di suo padre ne le sue parole rauche a farle luccicare gli occhi, ma il suo sforzo nel mettersi in piedi, le gambe tremanti sotto di lui, le sue articolazioni infiammate dalla gotta. Stare in piedi era un atto d'amore. Stare in piedi era un atto di fede.
    Crede in me. Non lo deluderò.
    In sette partirono su sette destrieri Dorniani. Un piccolo gruppo viaggia più velocemente rispetto a uno più grande, ma l’erede di Dorne non cavalca mai sola. Da Grazia degli Dei venne Ser Daemon Sand, il bastardo; un tempo scudeiero del Principe Oberyn, e ora protettore di Arianne. Da Lancia del Sole si unirono a lui due giovani e coraggiosi cavalieri, Joss Hood e Garibald Shells. Dai Giardini d’acqua vennero sette corvi e un giovane e alto ragazzo per occuparsene. Il suo nome era Nate, ma aveva lavorato con quei volatili così tanto tempo che tutti lo chiamavano Feathers. E dal momento che una principessa deve avere alcune donne come accompagnatrici, la sua compagnia includeva anche la graziosa Jayne Ladybright e la selvaggia Elia Sand, una fanciulla di quattordici anni.
    Partirono verso nord, passando da nordest, attraverso terre aride, pianure bruciate dal sole e deserto per raggiungere Ghost Hill, la fortezza della casata Toland, dove li aspettava la nave che li avrebbe portati attraverso il Mare di Dorne. “Manda un corvo appena hai notizie,” le disse il Principe Doran, “ma riferisci solo delle cose che sei sicura siano vere. Siamo avvolti nella nebbia qui, circondati da pettegolezzi, falsità e racconti di viaggiatori. Non oso agire finchè non so per certo che cosa sta accadendo.”
    La guerra è scoppiata, ecco cosa sta accadendo, pensò Arianne, e questa volta Dorne non sarà risparmiata. “Il destino e la morte stanno arrivando,” Ellaria Sand li aveva avvertiti, prima di congedarsi dal principe Doran. “Per le mie piccole serpi è arrivato il momento di disperdersi per sopravvivere alla carneficina.” Ellaria stava tornando alla reggia di suo padre ad Hellholt. Con lei andò sua figlia Loreza, che aveva appena compiuto sette anni. Dorea rimase ai Giardini d’Acqua, insieme agli altri centinaia di bambini. Obella invece stava per essere inviata a Lancia del Sole per servire come coppiera la moglie del castellano, Manfrey Martell.
    Mentre Elia Sand, la più anziana tra le quattro figlie del Principe Oberyn ed Ellaria, avrebbe attraversato il Mare di Dorne assieme ad Arianne. “Come una lady, non una lancia,” disse fermamente sua madre, ma come tutte le Vipere delle Sabbie, Elia aveva una volontà sua.
    Attraversarono il deserto in due lunghi giorni e per buona parte di due notti, fermandosi tre volte per sostituire i cavalli. Furono due giorni di solitudine per Arianne, circondata da così tanti sconosciuti. Elia era sua cugina, ma ancora una bambina, e Daemon Sand... le cose non furono più le stesse tra lei e il Bastardo di Grazia degli Dei dopo che suo padre rifiutò la sua offerta per la mano di lei. Era solo un ragazzo al tempo, e un bastardo di nascita per giunta, non degno di sposare una principessa di Dorne, avrebbe dovuto pensarci meglio.E fu la volontà di mio padre, non la mia. Il resto dei suoi altri compagni di viaggio li conosceva appena.
    Ad Arianne mancavano i suoi amici. Drey e Garin e la sua dolce Spotted Sylva che faceva parte della sua vita fin da quando era piccola Tutti confidenti fidati che condividevano sogni e segreti, che la rallegravano quando era triste, e la aiutavano ad affrontare le sue paure. Uno di loro l’aveva tradita, ma sentiva lo stesso la sua mancanza. È stata colpa mia. Arianne li aveva resi partecipi del suo complotto per rapire Myrcella Baratheon e incoronarla come sua regina, un atto di ribellione volto a forzare la mano di suo padre, ma la lingua lunga di qualcuno aveva distrutto i suoi piani. Il goffo atto di cospirazione non aveva portato a nulla, se non che la povera Myrcella perse parte della sua faccia, e Ser Arys Oakheart la sua vita.
    Ad Arianne mancava molto anche Ser Arys, più di quanto avesse potuto immaginare. Mi amava follemente, disse a se stessa, anche se io non andai oltre alla semplice attrazione per lui. Lo usai per il mio piacere e per il mio complotto, presi il suo amore e il suo onore, e non gli diedi altro a parte il mio corpo. Alla fine lui non avrebbe potuto convivere con quello che avevamo fatto. Perchè, altrimenti, il suo bianco cavaliere sarebbe partito alla carica dritto contro l’ascia da guerra di Areo Hotah, per morire in quel modo? Ero una sciocca e testarda ragazzina, che giocava al gioco dei troni come un ubriacone che butta i suoi soldi nei dadi.
    Il prezzo di quella follia fu molto caro. Drey fu mandato dall’altra parte del mondo, a Norvos, Garin esiliato a Tyrosh per due anni, mentre la sciocca e sorridente Sylva sposata con Eldon Estermont, un uomo abbastanza vecchio da poter essere suo nonno. Ser Arys pagò con la vita, Myrcella con un orecchio.
    Solo Ser Gerold Dayne riuscì a fuggire illeso. Darkstar. Se il cavallo di Myrcella non avesse deviato all’ultimo istante, la sua spada lunga l’avrebbe aperta dal petto fino alla vita, invece di staccarle un orecchio. Dayne era la sua peggiore colpa, quella di cui Arianne si pentiva maggiormente. Con un colpo della sua spada, aveva cambiato il suo mal pensato piano in qualcosa di folle e sanguinario. Se gli Dei fossero stati giusti, Obara Sand lo avrebbe già stanato dalla sua montagna e avrebbe messo fine in modo rapido alla sua esistenza.
    Disse queste cose a Daemon Sand la prima notte, mentre preparavano l’accampamento. “Fai attenzione a quello che dici durante le tue preghiere, principessa,” le rispose. “Darkstar potrebbe mettere fine alla vita di Lady Obara altrettanto facilmente.”
    “Ha con se Areo Hotah.” Al capitano delle guardie del Principe Doran bastò un solo colpo per uccidere Ser Arys Oakheart, nonostante le Guardie reali siano considerati i migliori cavalieri di tutto il regno. “Nessun uomo può superare in combattimento Hotah.”
    “Darkstar è realmente quello che tu dici? Un uomo?” Ser Daemon fece una smorfia. “Un uomo non avrebbe potuto fare quello che egli ha fatto alla Principessa Myrcella. Ser Gerold è più una vipera di quanto non lo sia mai stato vostro zio. Il Principe Oberyn constatò più di una volta quanto fosse velenoso quell’individuo. È un peccato che che non abbia mai avuto l’occasione di ucciderlo.”
    Veleno, pensò Arianne. Si. Un bel veleno, però. Fu proprio così che la ingannò. Gerold Dayne era duro e crudele, ma così bello da guardare che la principessa non credette a metà delle storie aveva sentito su di lui. I bei ragazzi erano da sempre stati la sua debolezza, in particolare quelli che erano misteriosi e pericolosi allo stesso tempo. Ma questo era così prima, quando ero ancora una bambina, si disse. Ora sono una donna, la figlia di mio Padre. Ho imparato quella lezione.
    Alle prime luci del giorno, si misero di nuovo in viaggio. Elia Sand faceva strada, la sua treccia nera fendeva l’aria dietro di lei mentre cavalcava veloce attraverso le asciutte, secche pianure e fin sopra le colline. La ragazza andava pazza per i cavalli, ed era per questo che spesso puzzava come uno di loro, per la disperazione di sua madre. Qualche volta Arianne si sentiva dispiaciuta per Ellaria. Quattro ragazze, ed ognuna era la copia spudorata del padre.
    Il resto del gruppo mantenva un’andatura più pacata. La principessa si trovò a cavalcare a fianco di Ser Daemon, ricordandosi altre cavalcate quando erano più giovani, che spesso finivano in abbracci. Quando si ritrovò a lanciargli delle occhiate, così alto e valoroso sulla sella, Arianne si ricordò che lei era erede di Dorne, e lui nient’altro che il suo protettore. “Dimmi quello che sai su questo Jon Connington,” gli ordinò.
    “È morto,” disse Daemon Sand. “Morì nelle Disputed Lands. Per il bere, ho sentito dire.”
    “E così un ubriaco morto sta guidando questo esercito?”
    “Forse questo Jon Connington è un figlio di quell’altro. O solamente qualche furbo mercenario che ha preso il nome di un uomo morto.”
    “Oppure non è morto affatto.” Connington avrebbe potuto farsi credere morto per tutti questi anni? Certamente una simile impresa avrebbe richiesta una pazienza degna di suo padre. Il solo pensiero rese Arianne ansiosa. Avere a che fare con uomo così subdolo si sarebbe potuto rivelare pericoloso. “Com’era prima di... prima di morire?”
    “Ero un ragazzo a Grazia degli Dei quando fu mandato in esilio. Non l’ho mai conosciuto.”
    “Allora dimmi quello che hai sentito su di lui da altre persone.”
    “Come ordina la mia principessa. Connington era Lord di Griffin’s Roost quando Griffin’s Roost era ancora considerata una signoria che valesse la pena possedere. Era lo scudiero del Principe Rhaegar, o comunque uno dei suoi. Più tardi diventò amico e compagno del Principe Rhaegar. Il Re Folle lo nominò Mano del Re durante la Ribellione di Robert, ma fu sconfitto a Stoney Sept nella Battaglia delle Campane, e Robert gli sfuggì. Re Aerys era così furioso con lui, che lo spedì in esilio. E li morì.”
    “Oppure no.” Il Principe Doran le disse tutto questo. Ci deve essere di più. “Quelle sono solo le cose che ha fatto. So tutto. Che tipo di uomo era? Onesto e onorabile, venale e avido, orgoglioso?”
    “Sicuramente orgoglioso. Perfino arrogante. Un amico fidato di Rhaegar, ma permaloso con altri. Robert era il suo signore, ma ho sentito dire che Connington si infastidava nel dover servire un simile lord. Perfino all’epoca, Robert era noto come amante del vino e delle puttane.”
    “Nessuna pu***na per Lord Jon, quindi?”
    “Non saprei dirtelo. Alcuni uomini tengono segrete le loro fornicazioni.”
    “Aveva una moglie? Un amante?”
    Ser Daemon scosse il capo. “Non che io sappia.”
    Anche questo era problematico. Ser Arys Oakheart infranse i suoi voti per lei, ma da quello che sembrava, Jon Connington non sembrava altrettanto facilmente seducibile. Posso affrontare un tale uomo solo con la forza delle parole?
    La principessa cadde in silenzio, domandandosi cosa avrebbe trovato alla fine del suo viaggio. Quella notte quando si accamparono, entrò nella tenda che condivideva con Jayne Ladybright e Elia Sand e srotolò la pergamena per leggere un’altra volta quelle parole.
    Al Principe Doran della Casata Martell,
    Ti ricorderai di me, spero. Conoscevo bene tua sorella,
    e fui un leale servitore del tuo bravo fratello. Sono dispiaciuto
    per loro come lo sei te. Non sono morto, non più del figlio
    di tua sorella. Per salvargli la vita lo abbiamo tenuto nascosto,
    ma ora il tempo dei sotterfugi è finito. Un drago è ritornato a
    Westeros per reclamare il suo diritto di nascita e cercare vendetta
    per suo padre, e per la principessa Elia, sua madre.
    Nel ricordo del suo nome Io mi rivolgo a Dorne. Non ci abbandonare.
    Jon Connington
    Lord di Griffin’s Roost
    Mano del Vero Re

    Arianne rilesse la lettera tre volte, poi l’arrotolò e la rimise nella manica. Un drago è ritornato a Westeros, ma non il drago che si aspettava mio padre. Nella lettera non c’era nessuna menzione di Daenerys Nata dalla tempesta.. nè del Principe Quentyn, suo fratello, che era stato mandato a cercare la regina dei draghi. La principessa si ricordò il modo in cui suo padre strinse nel palmo della sua mano la pedina di cyvasse in onice, la sua voce rauca mentre le confessava il suo piano. Un viaggio lungo e pericoloso, con un’accoglienza incerta alla fine, disse. È partito per realizzare il nostro più grande desiderio. Vendetta. Giustizia. Fuoco e sangue.
    Fuoco e sangue era proprio quello che Jon Connington (sempre se realmente era lui) stava offrendo. O forse no? “È arrivato con dei mercenari, non con dei draghi,” le disse il Principe Doran, la notte in cui giunse il corvo con la lettera. “La compagnia dorata è la migliore e più grande delle compagnie indipendenti, ma diecimila mercenari non possono sperare di conquistare i Sette Regni. Il figlio di Elia... piangerei dalla gioia se una parte di mia sorella fosse sopravvisuta, ma che prove abbiamo che questo ragazzo sia Aegon?” La sua voce si spezzò nel dirlo. “Dove sono i draghi?” chiese. “Dov’è Daenerys?” e Arianne dentro di sè sapeva che in realtà si stava chiedendo, “Dov’è mio figlio?”
    Nella Strada delle ossa e al Prince’s Pass, erano ammassati due contingenti Dorniani, e lì rimanevano, ad affilare la punta delle loro lance, lucidare le loro armature, giocare a dadi, a bere, a questionare, mentre il loro numero diminuiva sempre di più da un giorno all’altro, in attesa... in attesa che il Principe di Dorne li mandasse ad affrontare i nemici della casata Martell. Stanno aspettando i draghi, fuoco e sangue. Stanno aspettando me. Sarebbe bastata una sola parola da parte di Arianne, e quegli eserciti si sarebbero messi in marcia... fintanto che quella parola fosse stata drago. Se invece la parola fosse stata guerra, Lord Yronwood e Lord Fowler e le loro armate sarebbero rimasti ai loro posti senza fare nulla. Il Principe di Dorne non era altro che una persona astuta; qui guerra significava attesa.
    A metà mattina del terzo giorno, Ghost Hill si stagliava davanti a loro, le sue mura color bianco gesso luccicavano in contrasto con il profondo blu del Mare di Dorne. Dalle torri agli angoli del castello sventolavano le insegne della casata Toland; un drago verde che si morde la coda, sopra un campo dorato. Il vessillo col sole trafitto dalla lancia della casa Martell, torreggiava in modo sprezzante dalla cima del grande bastione centrale, coi suoi colori dorati, rossi e arancioni.
    I corvi erano già stati mandati per avvertire Lady Toland del loro arrivo, quindi le porte del castello erano aperte, e la figlia maggiore di Nymella cavalcò con il suo servitore verso di loro, per incontrarli sulla collina. Alta e fiera, i capelli rossi splendenti che le scendevano lungo le spalle, Valena Toland accolse Arianne urlandole, “Finalmente siete arrivati! Quanto sono lenti quei cavalli?”
    “Abbastanza veloci per battere il tuo in una corsa verso le porte del castello.”
    “Questo lo vedremo.” Valena fece girare il suo grosso e rosso cavallo e strinse i talloni sui suoi fianchi, e la sfida iniziò, attraverso i sentieri polverosi del villaggio ai piedi della collina, con gli abitanti e le galline che cercavano di scansarsi dal loro passaggio. Arianne era a tre lunghezze dietro, quando mise al galoppo il suo cavallo, ma era già quasi a metà della salita. Le due si ritrovarono fianco a fianco, veloci come fulmini, lanciate verso le porte, ma a cinque iarde da queste, Elia Sand sbucò dietro a loro in una nuvola di polvere in groppa al suo cavallo nero, e le sorpassò entrambe.
    “Sei per metà cavallo, ragazzina?” le domandò Valena, ridendo in mezzo al cortile. “Principessa, hai per caso portato una ragazza di stalla?”
    “Sono Elia,” annunciò la ragazza. “Lady Lancia.”
    Chiunque le abbia affibiato quel nome dovrà rispondere di molte cose. Probabilmente era stato il Princie Oberyn, e la Vipera Rossa non rendeva mai conto a nessuno a parte se stesso.
    “La ragazza che giostra,” disse Valena. “Si, ho sentito parlare di te. Dal momento che sei stata la prima ad arrivare nel cortile, ti sei guadagnata l’onore di lavare e legare i cavalli.”
    “E quando hai finito vai a farti un bagno,” disse la Principessa Arianne. Elia era bianca e impolverata dai piedi fino ai capelli.
    Quella sera Arianne e i suo cavalieri cenarono con Lady Nymella e le sue figlie nel salone del castello. Teora, la più giovane, aveva gli stessi capelli rossi di sua sorella, ma per il resto non poteva essere più diversa. Bassa, grassottella, e così timida che poteva essere scambiata per muta. Dimostrò più interesse per il manzo speziato e l’anatra al miele che per i giovani e avvenenti cavalieri seduti intorno al tavolo, e sembrava ben felice di lasciare il compito di intrattenere gli ospiti a sua madre e a sua sorella.
    “Qui abbiamo sentito raccontare le stesse storie che si sentono a Lancia del Sole,” disse Lady Nymella mentre un servitore le versava il vino. “Mercenari che sbarcano a Cape Wrath, castelli messi sotto assedio o espugnati, raccolti che vengono razziati o bruciati. Nessuno sa per certo chi siano e da dove vengano questi uomini.”
    “Le prime voci parlavano di pirati ed avventurieri,” disse Valena. “Poi si suppose che era la Compagnia Dorata. E ora si sente dire che sia Jon Connington, la Mano del Re Folle, ritornato dalla tomba per reclamare il suo diritto di nascita. Chiunque essi siano, Griffin’s Roost è caduta nelle loro mani. Rain House, Crow’s Nest, persino Greenstone sull’isola. Tutte prese.”
    I pensieri di Arianne tornarono ancora una volta alla sua dolce Spotted Sylva. “Chi potrebbe mai volere Greenstone? C’è stata una battaglia?”
    “Non che io abbia sentito, ma tutte le storie sono confuse.”
    “Qualche pescatore ti dirà che anche Tarth è stata presa,” disse Valena. “Ora questi mercenari controllano gran parte di Cape Wrath e metà delle Stepstones. Abbiamo anche sentito voci che parlavano di elefanti.”
    “Elefanti?” Arianne non sapeva cosa pensare a riguardo. “Ne sei sicura? Nessuna voce sui draghi?”
    “Elefanti,” le confermò Nymella.
    “E kraken al largo del Braccio Spezzato, che spediscono le galee negli abissi,” disse Valena. “Il nostro maestro afferma che il sangue li attira verso la superficie. Ci sono cadaveri nell’acqua. Alcuni sono stati trascinati dalla corrente fino alle nostre rive. E questo non è tutto. Un nuovo re dei pirati si è insediato a Torturer’s Deep. Si fa chiamare Il Lord delle Acque. Ha delle vere navi da guerra, con tre ponti, mostruosamente grandi. Siete stati saggi a non essere venuti in nave. Da quando la flotta dei Redwyne ha oltrepassato le Stepstones, quelle acque brulicano di navi con strane vele, fin su a nord allo Stretto di Tarth e alla Shipbreaker’s Bay. Myrmen, Volantenes, Lyseni, persino saccheggiatori dalle Isole di Ferro. Alcuni sono entrati nel Mare di Dorne per sbarcare uomini sulle coste di Cape Wrath. Per voi abbiamo trovato una nave molto veloce, come ci ha ordinato tuo padre, ma in ogni caso, vi prego di fare attenzione.”
    È vero allora. Arianne avrebbe voluto chiedere di suo fratello, ma suo padre la mise in guardia di pesare ogni sua parola. Se queste navi non hanno ancora portato Quentyn a casa con la sua regina dei draghi, era meglio non menzionarlo. Solo suo padre e pochi suoi uomini tra i più fidati erano a conoscenza della missione di suo fratello nella Baia degli Schiavisti. Lady Toland e le sue figlie non erano tra questi. Se fosse stato Quentyn, avrebbe senza dubbio portato Daenerys direttamente a Dorne. Perchè avrebbe dovuto rischiare di sbarcare a Cape Wrath, tra i lord della tempesta?
    “Mi chiedo se Dorne sia davvero a rischio.” disse Lady Nymella. “Lo confesso, ogni volta che vedo una strana vela in mare aperto, mi sento il cuore in gola. Cosa accadrebbe se quelle navi puntassero la loro rotta verso sud? La maggior parte dei nostri soldati è con Lord Yronwood nella Strada delle Ossa. Chi difenderà Ghost Hill se questi stranieri dovessero approdare sulle nostre rive? Dovrei richiamare i miei uomini?”
    “I tuoi uomini sono necessari dove si trovano, mia signora,” le assicurò Daemon Sand. Arianne annuì in fretta. Qualsiasi altro consiglio avrebbe potuto portare l’armata di Lord Yronwood a ridursi rapidamente di numero se tutti gli uomini fossero ritornati a difendere le loro case da possibili nemici. “Una volta appurato se questi stranieri sono amici o nemici, mio padre saprà cosa fare,” disse la principessa.
    Fu allora che la pallida e tarchiata Teora sollevò lo sguardo dalla torta cremosa. “Sono draghi.”
    “Draghi?” disse la madre. “Teora, non dire sciocchezze.”
    “Non sono sciocchezze. Stanno arrivando.”
    “Come potresti mai sapere una cosa del genere?” le domandò la sorella, con una nota di sdegno nella voce. “Uno dei tuoi piccoli sogni?”
    Teora annuì timidamente, il mento tremante. “Stavano danzando. Nel mio sogno. E tutti quanti intorno a loro morivano.”
    “Che i sette ci salvino.” Lady Nymella fece sospiro esasperato.
    “Se non mangiassi così tante torte alla crema non faresti questi sogni. I Cibi così pesanti non sono adatti alle ragazzine della tua età, quando i tuoi umori sono così squilibrati. Maestro Toman dice -- ”
    “Io odio Maestro Toman,” disse Teora. Si alzò precipitosamente e abbandonò la sala, lasciando la madre a scusarsi con gli ospiti per il suo comportamento.
    “Sii gentile con lei, mia signora” disse Arianne. “Mi ricordo di quando avevo la sua età. Sono sicura che facevo impazzire mio padre.”
    “Posso confermarlo.” Ser Daemon bevve un sorso di vino e disse, “la casa Toland ha un drago sui propri vessilli.”
    “Un drago che si mangia la coda, si,” disse Valena. “Fin dai giorni della Conquista di Aegon. Non conquistò queste terre. Altrove lui e le sue sorelle bruciarono i loro nemici, ma qui bruciammo tutto prima del suo arrivo, lasciandogli solo pietra e sabbia. E i draghi continuarono a girare in tondo, mordendosi le loro stesse code per mancanza di altro cibo, fino a quando non si ritrovarono talmente affamati da sembrare degli scheletri.”
    “I nostri antenati fecero la loro parte in questo,” Lady Nymella affermò con orgoglio. “Furono atti coraggiosi, e bravi uomini morirono nel compierli. Tutto questo fu scritto dai maestri che ci servivano al tempo. Abbiamo dei libri che ne parlano, se la mia principessa volesse sentirne di più...”
    “Un’altra volta, magari,” disse Arianne.
    Quella notte, mentre Ghost Hill dormiva, la principessa indossò una tunica con un cappuccio per ripararsi dal freddo e si mise a passeggiare sul parapetto del castello per riordinare i suoi pensieri. Daemon Sand la trovò mentre si stava sporgendo per ammirare il paesaggio notturno del mare, con lo sguardo fisso sulle acque che riflettevano la luna. “Principessa,” disse. “Dovresti essere a letto.”
    “Potrei dire lo stesso di te.” Arianne spostò lo sguado sulla sua faccia. Una bella faccia, decise. Il ragazzo che conoscevo è diventato un bell’uomo. I suoi occhi erano blu come un cielo senza nubi, i suoi capelli marrone chiaro come le sabbie che avevano appena attraversato. Una leggera barba cresceva intorno a una mascella pronunciata, ma non era abbastanza folta da nascondere le fossette che gli apparivano sulle guance quando sorrideva. Ho sempre amato il suo sorriso.
    Il Bastardo di Grazia degli Dei era anche uno dei migliori spadaccini di Dorne, come d’altronde ci si aspettava da uno che fece da scudiero al Principe Oberyn e ricevette da lui il cavalierato. Alcuni dicevano che era stato anche l’amante di suo zio, anche se raramente glielo dissero in faccia. Arianne non sapeva quale fosse la verità su questo. Certamente però, era stato il suo amante. All’età di quattordici anni gli diede la sua verginità. Daemon non era molto più grande di lei, e il loro rapporto fu tanto goffo quanto passionale. Tuttavia, fu dolce.
    Arianne gli rivolse il suo sorriso più seducente. “Potremmo dormire nello stesso letto.”
    Il viso di Ser Daemon era come scolpito nella pietra. “Hai dimenticato, principessa? Sono un bastardo.” Le prese una mano. “Se non sono degno di questa mano, come posso essere degno della tua fica?”
    Ritrasse la mano in un rapido gesto. “Meriteresti uno schiaffo per questo.”
    “La mia faccia è in tuo potere. Fanne ciò che vuoi.”
    “Quello che io voglio è diverso da quello che vuoi te, sembra. D’accordo. Parliamo allora. Questo ragazzo, potrebbe veramente essere il Principe Aegon?”
    “Gregor Clegane strappò Aegon dalle braccia di sua madre Elia e gli spaccò la testa contro a un muro,” disse Ser Daemon. “Se questo principe di Lord Connington ha il cranio spaccato, sarei propenso a credere che Aegon Targaryen è ritornato dalla tomba. Altrimenti, no. Penso che questo non sia altro che un falso pretendente, niente di più. Un complotto ben ingegnato da un mercenario per guadagnare supporto.”
    Mio padre teme lo stesso. “Se però non fosse così... se questo mercenario fosse realmente Jon Connington, e se il ragazzo fosse il figlio di Rhaegar...”
    “Fammi capire, speri che lo sia, o che non lo sia?”
    “Io... mio padre sarebbe immensamente felice di sapere che il figlio di Elia è ancora vivo. Amava molto sua sorella.”
    “La mia domanda era rivolta a quello che pensi te, non tuo padre.”
    Era così anche per me. “Avevo sette anni quando Elia mori. Mi dissero che una volta presi in braccio sua figlia Rhaenys, io ero troppo giovane per ricordarmi. Aegon sarebbe uno sconosciuto per me, vero o falso che sia.” La principessa fece una pausa. “Abbiamo cercato la sorella di Rhaegar, non suo figlio.” Suo padre si fidava di Ser Daemon e per questo lo scelse come suo protettore; almeno con lui avrebbe potuto parlare liberamente. “Preferirei che fosse stato Quentyn a tornare.”
    “O è questo che cerchi di far credere,” disse Daemno Sand. “Buonanotte, principessa.” Fece un inchino, e la lasciò.
    Cosa intendeva dire? Arianne lo guardò mentre si allontanava. Che sorta di sorella sarei, se non vorrei vedere tornare mio fratello? È vero, aveva biasimato suo fratello Quentyn in tutti quegli anni in cui pensava che suo padre era intenzionato a nominare lui come suo erede al suo posto, ma poi si era rivelato tutto un equivoco. Lei era l’unica erede di Dorne, suo padre le diede la sua parola su questo. Quentyn dal canto suo, avrebbe avuto la sua regina dei draghi, Daenerys.
    A Lancia del Sole c’era un ritratto che raffigurava la Principessa Daenerys, venuta a Dorne per sposare un antenato di Arianne. Quando era giovane, Arianne passava ore ad osservarlo, quando al tempo era solo una ragazzina grassoccia col petto piano, al culmine della pubertà, che pregava gli dei tutte le notti perchè la facessero diventare bella. Un centinaio di anni fa, Daenerys Targaryen venne a Dorne per stringere un trattato di pace. Ora un’altra Daenerys viene per fare una guerra, e mio fratello sarà il suo re e sposo. Re Quentyn. Perchè le suonava in modo così ridicolo?
    Ridicolo, quasi quanto immaginare Quentyn che cavalca un drago. Suo fratello era sempre stato un ragazzo serio, educato e disciplinato, ma anche noioso. E semplice, così semplice. Gli dei diedero ad Arianne la bellezza per cui aveva pregato tanto, ma Quentyn, avrebbe dovuto pregare per qualcos’altro. La sua testa era troppo grossa e squadrata, i suoi capelli avevano il colore di fango essiccato. Le sue spalle, cadenti, ed era troppo spesso sulla vita. Assomiglia fin troppo a nostro Padre.
    “Voglio bene a mio fratello,” disse Arianne, anche se solo la luna poteva sentirla. Per dirla proprio tutta però, lo conosceva appena. Quentyn era stato cresciuto da Lord Anders della casa Yronwood, il Sangue Reale, figlio di Lord Ormond Yronwood e nipote di Lord Edgar. In gioventù suo zio Oberyn sfidò a duello Lord Edgar, ferendolo mortalmente. Dopodichè si guadagnò il suo soprannome, ‘la Vipera Rossa’, e alcuni dichiararono che aveva avvelenato la lama della sua spada prima del combattimento. Gli Yronwood sono un’antica casata, orgogliosi e potenti. Prima dell’arrivo dei Rhoynar furono re sulla metà di Dorne, con domini che sminuivano quelli della casata Martell. Se non fosse stato per suo padre, una faida sanguinosa e una ribellione avrebbero di sicuro fatto seguito alla morte di Lord Edgar. La Vipera Rossa andò a Vecchia Città, e in seguito a Lys attraverso il Mare Stretto, ma nessuno osò definirlo un esilio. E in segno di fiducia, Quentyn fu lascito crescere da Lord Anders. Questo sicuramente aiutò a sanare i rapporti tra Lancia del Sole e gli Yronwood, ma rovinò il rapporto tra Quentyn e le Vipere delle Sabbie... e Arianne era da sempre stata affezionata più alle sue cugine che a suo fratello.
    “Comunque sia, siamo dello stesso sangue,” sussurrò. “Naturalmente voglio vedere mio fratello tornare a casa. Lo voglio.” Il vento che soffiava dal mare le fece venire la pelle d’oca lungo le braccia. Arianne si coprì con la tunica, e si diresse verso il suo letto.
    La loro nave si chiamava Peregrine. Salparono alle prime luci dell’alba. Gli dei furono buoni con loro, e il mare calmo. Persino con dei buoni venti, l’attraversamento durò un giorno e una notte. Jayne Ladybright passò la maggior parte del viaggio vomitando, ed Elia Sand sembrava trovarlo divertente.
    “Qualcuno dovrebbe sculacciare quella ragazzina,” sentì dire Joss Hood... ed Elia era tra quelli che lo sentirono altrettanto.
    “Sono quasi una donna fatta, ser,” gli rispose con sprezzo. “Ti permetterò di sculacciarmi... ma prima dovrai giostrare con me, e tirarmi giù da cavallo.”
    “Siamo su una nave, e non ci sono cavalli,” rispose Joss.
    “E le lady non giostrano,” insistette Ser Garibald Shells, un giovane ben più serio del suo compagno.
    “Io lo faccio. Io sono Lady Lancia.”
    Arianne aveva sentito abbastanza. “Potresti anche essere una lancia, ma di certo non sei una lady. Vai di sotto in coperta e restaci fino a quando non raggiungiamo terra.”
    Non ci furono altri avvenimenti durante l’attraversamento. Al tramonto scorsero una galea in lontananza, i remi che salivano e scendevano in contrasto con le stelle della sera, ma si stava allontanando dalla loro nave, e presto si perse alla vista. Arianne giocò una partita a cyvasse con Ser Daemon, e un’altra con Garibald Shells, e in qualche modo le perse entrambe. Ser Garibald fu abbastanza cortese da dirle che aveva giocato una buona partita, ma Daemon la prese in giro. “Hai altre pedine oltre al drago, principessa. Prova ad usarle qualche volta.”
    “Mi piace il drago.” Avrebbe voluto togliergli quel sorriso dalla faccia con uno schiaffo. O forse con un bacio. Era tanto compiaciuto di se stesso quanto bello. Tra tutti i cavalieri di Dorne, perchè mio padre ha scelto proprio questo come mio protettore? Conosce la nostra storia. “È solo un gioco. Dimmi del Principe Viserys.”
    “Il Re Mendicante?” Ser Daemon sembrava sorpreso dalla domanda.
    “Tutti dicono che il Principe Rhaegar fosse bello. Era bello anche Viserys?”
    “Suppongo di si. Era un Targaryen. Non l’ho mai visto di persona.”
    Il patto segreto che il Principe Doran stipulò anni prima voleva Arianne sposata con il Principe Viserys, e non Quentyn a Daenerys. Ma tutto andò in frantumi nel mare Dothraki, quando Viserys venne assassinato. Incoronato con una corona di oro fuso. “Fu ucciso da un khal Dothraki,” disse Arianne. “Il marito della regina dei draghi.”
    “Così ho sentito. E allora?”
    “Solo che... Perchè Daenerys ha permesso una cosa simile? Viserys era suo fratello. Tutto quello che le rimaneva del suo stesso sangue.”
    “I Dothraki sono un popolo selvaggio. Chi può sapere il perchè uccidono? Forse Viserys si pulì il c**o con la mano sbagliata.”
    Forse, pensò Arianne, o forse Daenerys realizzò che una volta che suo fratello era incoronato e sposato con me, sarebbe stata condannata a passare il resto della sua vita dormendo in una tenda e puzzando come un cavallo. “È la figlia del Re Folle,” disse la principessa. “Come possiamo sapere -- ”
    “Non possiamo,” disse Ser Daemon. “Possiamo solo sperare.”


    Victarion, capitolo intero.



    La Noble Lady era una nave che assomigliava molto a una tinozza, grossa e piena di comodità, da far compiacere persino le nobildonne delle terre verdi. Le stive erano enormi, e Victarion le riempì di soldati.
    Con questa nave avrebbe guidato le altre imbarcazioni più piccole che la Flotta di Ferro si era guadagnata con il sangue durante il lungo viaggio verso la Baia degli Schiavisti; uno squallido assortimento di cocche, grandi e piccole, caracche, e galee da commercio, arricchito di tanto in tanto dalla presenza di qualche barca da pesca. Per certi versi, era una flotta promettente dal punto di vista del commercio di lana, vini e altre cianfrusaglie, ma scarsa per quanto riguardava la reale forza in combattimento. Victarion nominò come comandante Wulfe One-Ear.
    “Gli schiavisti potrebbero rabbrividire nel momento in cui avvisterranno le tue vele all’orizzonte,” gli disse, “ma una volta che ti sarai avvicinato, vedranno meglio la tua flotta e si metteranno a ridere. Mercanti e pescatori, ecco tutto quello che hai a disposizione. Chiunque se ne accorgerebbe. Lasciali pure avvicinare quanto lo desiderano, ma tieni i tuoi uomini nascosti sottocoperta finchè non sei pronto. Quindi avvicinati e abbordali. Libera gli schiavi e dai in pasto al mare gli schiavisti, ma prendi le loro navi. Avremo bisogno di tutti gli scafi possibili per tornare a casa.”
    “Casa.” Wulfe fece un largo sorriso. “Gli uomini saranno contenti di sentire questa parola, Capitano.”
    “Prima le navi. Poi facciamo a pezzi questi Yunkai.”
    “Aye.”
    La Iron Victory era attraccata sul fianco della Noble Lady, le due navi legate strettamente con catene e uncini, e una scala era stata appoggiata sui due ponti. Lo scafo della Noble Lady era molto più largo rispetto a quello della nave da guerra e si stagliava più in alto sull’acqua; lungo tutti i parapetti della nave, i volti degli uomini di ferro scrutavano verso il basso, mentre Victarion congedeva Wulfe One-Ear con una pacca sulla spalla. Il comandante della flotta salì quindi la scala per raggiungere i suoi uomini e ordinò loro di rimuovere le catene per liberare lo scafo. La nave da guerra e lo scafo mercantile si separarono.
    In lontananza, il resto della finta flotta di Victarion, stava per alzare le vele. Dall’equipaggio dell’Iron Victory si alzarono delle urla di acclamazione, e subito dopo anche gli uomini della Noble Lady fecero sentire le loro grida in risposta. Victarion aveva consegnato a Wulfe il comando dei suoi migliori guerrieri. Li invidiava; sarebbero stati i primi a menare un fendente, i primi a vedere il riflesso del terrore negli occhi dei nemici.
    Mentre vedeva svanire verso ovest una ad una le navi mercantili di One-Ear dal ponte della Iron Victory, a Victarion Greyjoy tornò alla mente il volto del primo nemico che avesse mai ucciso. Ripensò alla sua prima nave, alla sua prima donna. Un inquietudine lo stava assalendo, non vedeva l’ora che arrivasse l’alba, e in quel giorno sarebbero successe parecchie cose. Morte o gloria, Mi sazierò di entrambe oggi.
    Il Trono del Mare sarebbe dovuto diventare suo dopo la morte di Balon, ma suo fratello Euron glielo rubò, proprio come gli aveva rubato sua moglie, molti anni prima. La rubò e la deturpò, ma lasciò a me il compito di ucciderla. Maormai tutto questo era passato e Victarion avrebbe avuto il suo premio. Ho il corno, e presto avrò anche la donna, una donna più amorevole della moglie che mi costrinse ad uccidere.
    “Capitano?” Era la voce di Longwater Pyke. “I tre rematori ti stanno aspettando. Sembrano molto forti.”
    “Portali nella mia cabina. Voglio anche il prete.”
    I rematori erano tutti e tre molto grossi. Uno era un ragazzo, uno un bruto, uno il figlio di un bastardo. Il ragazzo remava da meno di un anno, il bruto da almeno venti. Avevano dei nomi si, ma Victarion non li conosceva. Uno veniva dalla Lamentation, un’altro dalla Sparrowhawk, e l’altro ancora dalla Spider Kiss. Non ci si poteva aspettare che conoscesse i nomi di tutti i servi che avevano imbracciato un remo nella Flotta di Ferro.
    “Mostragli il corno,” ordinò, quando i tre furono fatti entrare nella sua cabina. Moqorro lo portò avanti, e la donna scura sollevò una lanterna per illuminarlo. In quella luce tremolante, il corno infernale sembrava contorcersi tra le mani del prete, come un serpente che si dibatte per sfuggire alla presa. Moqorro era un uomo di dimensioni mostruose, la pancia grossa, le spalle massicce, torreggiava sulle altre persone, ma persino tra le sue mani il corno sembrava enorme.
    “Mio fratello ha trovato questo oggetto a Valyria,” disse Victarion ai servi. “Pensate a quanto dovevano essere grandi i draghi per sopportare il peso di due corni simili sulla testa. Più grandi di Vhagar o Meraxes. Addirittura più grandi di Balerion il Terrore Nero.” Prese il corno dalle mani di Moqorro e passò il palmo lungo le sue curve. “All’Acclamazione dei Re a Vecchia Wyk, uno dei muti di Euron ci soffiò dentro. Alcuni di voi ricorderanno. Non è un suono che un uomo può dimenticare facilmente.”
    “Dicono che è morto,” disse il ragazzo. “Quello che ha suonato il corno.”
    “Aye. Il corno fumava dopo che venne suonato. Il muto aveva delle vesciche sulle sue labbra, e l’uccello tatuato sul suo petto sanguinava. Morì il giorno seguente. Quando lo aprirono, i suoi polmoni erano neri.”
    “Il corno è maledetto,” disse il figlio del bastardo.
    “Un corno di drago proveniente da Valyria,” disse Victarion. “Aye, è maledetto. Non ho mai detto che non lo fosse.” Fece scorrere la sua mano lungo una delle bande d’oro rosso, e gli antichi glifi sembravano muoversi ritmicamente sotto le sue dita. Per un istante non avrebbe voluto fare altro che suonarlo lui stesso. Euron è stato un folle a darmelo. È un oggetto prezioso, e potente. Grazie a questo conquisterò il Trono del Mare, e poi il Trono di Spade. Con questo, conquisterò il mondo.
    “Cragorn soffiò dentro al corno per tre volte e morì per questo. Era grande quanto ognuno di voi, e forte quanto me. Così forte che avrebbe potuto spezzare l’osso del collo di un uomo girandogli la testa con una sola mano, ma nonostante tutto il corno lo ha ucciso comunque.”
    “E allora ci ucciderà allo stesso modo,” disse il ragazzo.
    Raramente Victarion perdonava un servo dopo che aveva aperto la bocca quando non doveva farlo, ma il ragazzo era giovane, aveva non più di vent’anni, e inoltre presto sarebbe morto. Lo ignorò. “Il muto suonò il corno per tre volte. Voi tre dovrete suonarlo solo una volta a testa. Forse morirete. Forse no. Tutti moriamo. La flotta di Ferro sta andando in battaglia. Molti su questa stessa nave saranno morti prima che il sole tramonti, passati da parte a parte o squarciati, sventrati, annegati o bruciati vivi. Solo gli dei sanno chi di noi sarà ancora qui domattina. Suonate il corno, e se sarete ancora vivi, farò di voi degli uomini liberi, uno, due o tutti e tre. Vi darò delle mogli, un pezzo di terra, una nave per salpare, e dei servi tutti vostri. Tutti conosceranno i vostri nomi.”
    “Perfino tu, Lord Capitano?” domandò il figlio del bastardo.
    “Aye”
    “Allora lo farò.”
    “Anche io,” disse il ragazzo.
    Il bruto incrociò le braccia e annuì.
    Se il fatto di credere di avere una minima possibilità li faceva sentire più coraggiosi, a lui andava bene. Dopotutto erano solo dei servi, e a Victarion importava ben poco di quello che credevano. “Salperete con me sulla Iron Victory,” gli disse, “ma non prenderete parte alla battaglia. Ragazzo, tu sei il più giovane, suonerai il corno per primo. Quando sarà giunto il momento ci soffierai dentro con quanto più fiato hai in gola. Dicono che tu sia forte. Suona finchè non ti sentirai troppo debole per rimanere in piedi, finchè l’ultimo soffio del tuo respiro non è uscito dal tuo corpo, finchè non ti sentirai bruciare i polmoni. Lascia che ti sentano gli uomini liberi di Meeren, gli schiavisti di Yunkai, i fantasmi di Astapor. Lascia che le scimmie si caghino addosso nel sentire il suono dall’ Isola dei Cedri. Solo allora potrai passare il corno al tuo compagno. Mi hai capito? Hai ben chiaro quello che devi fare?”
    Il ragazzo e il figlio del bastardo si tirarono i ciuffi dei capelli in un segno di intesa. Il bruto avrebbe potuto fare lo stesso, se non fosse stato calvo.
    “Potete toccare il corno se volete. Poi andate.”
    Uno ad uno uscirono dalla cabina, e Moqorro stava per fare lo stesso. Victarion non gli lasciò portare via il corno infernale. “Lo terrò qui con me, finchè non ce ne sarà bisogno.”
    “Ai tuoi ordini. Vuoi che ti faccio uscire un pò di sague dalla mano?”
    Victarion prese la donna scura per il polso e l’avvicinò a se. “Ci penserà lei. Vai a pregare il tuo dio rosso. Accendi pure i tuoi fuochi, e dimmi quello che vedi.”
    Gli scuri occhi di Moqorro sembrarono brillare. “Vedo draghi.”


    Tyrion, solo riassunto.



    Nel secondo capitolo noi ci uniamo a Tyrion che gioca a cyvasse con Ben il Marrone mentre aspettano che l'esercito di Ser Nonno esca e cerchi di rompere l'assedio di Meereen. Questi due discutono con gli altri del gruppo di Ben il Marrone di cosa ci sia di peggio nell'aspettare che una battaglia inizi, interrotti dal suono delle catapulte che gettano altri corpi ammalati dentro Meereen. Ben il Marrone ironizza sul fatto che i due draghi siano delle carte impazzite che potrebbero attaccare qualsiasi cosa da una parte o dall'altra della battaglia. Immaginano che Dany tornerà sul terzo drago ed ipotizzano di porre in salvo i tre ostaggi - Daario, l'eunuco ed il ragazzo dei cavalli - e riportarli a Meereen cambiando fazione una seconda volta ma fingendo di aver solo fatto finta di cambiare fazione la prima volta in modo da scoprire i piani degli Yunkaii. Tyrion pensa che ogni scetticismo su ciò sarà spazzato via dalla gratitudine per il fatto che lui ha ucciso il più pericoloso nemico di Dany - Tywin. Proprio quando Tyrion sta per vincere la partita di cyvasse Jorah si precipita dentro con la notizia di vele nere nella baia (navi degli uomini di ferro) con vessilli con il drago.

    Tra le altre notizie, GRRM ha annunciato che i primi quattro romanzi brevi su Dunk ed Egg saranno pubblicati tutti insieme in un singolo volume, poco dopo la prima pubblicazione del quarto.


    Barristan #1 e #2, capitoli riassunti



    Il capitolo comincia con una sanguinosa descrizione dei corpi delle vittime della pestilenza che vengono gettati all’interno della città dalle catapulte. Solo i distretti settentrionali al di là del fiume sono abbastanza lontani da evitare di essere colpiti.

    Barristan arriva nel grande mercato dalla porta occidentale vestendo la sua nuova armature della Guardia della Regina in groppa alla cavalla d’argento che Drogo ha regalato a Dany. Penso che sia presuntuoso, ma pensa che anche mentre la regina è via sia importante avere attorno un simbolo di lei per incoraggiare il morale. Tre dei suoi ragazzi cavalcano con lui: Tumco Lho, Larraq, e l’Agnello Rosso.

    Nel mercato (che mostra segni come la statua del costruttore di catene e le spire di teschi), all’”ora del lupo”, si riuniscono le forze principali che parteciperanno all’attacco. Ci sono cinquemila immacolati, i Corvi della Tempesta, una banda raffazzonata di circa venti dothraki e i lottatori delle arene. Le bestie di Testa Rasata stanno sorvegliando le mura della città al posto degli immacolati. Serviranno come ultima linea di protezione della città se l’attacco di Barristan fallisse e Dany non ritornasse.

    L’attacco partirà da tre porte (nord, sud, e ovest), ma Barristan guiderà l’assalto contro le principali forze Yunkaii direttamente ad occidente. Barristan pensa che l’attacco è contro tutti i suoi istinti, perché i numeri di base sono contro di loro ed il successo risiede sulla fiducia nei mercenari – in particolare, confidare nell’avidità del Principe Pezzato.

    Si incontra con i suoi comandanti (inclusi il Vedovo, Jokin, Verme Grigio, ed alcuni dei combattenti delle arene). Il loro piano è di guidare con il cavallo e fiancheggiare le legioni in difesa, tirando fuori le catapulte e bruciando i padiglioni. I combattenti delle arene avanzeranno oltre i cavalla e si concentreranno su intimidazione e massacro. Alla fine, gli immacolati si riuniranno fuori dalle porte, cosa che avrà successo se gli Yunkaii non organizzeranno un immediate contrattacco.

    Barristan ricorda ai comandanti che devono ritirarsi o avanzare quando sentiranno l’Agnello Rosso suonare il corno. Il Vedovo chiede cosa fare se non ci sarà alcun suono di corno - cioé, se Barristan e i suoi ragazzi saranno tutti morti. Barristan sa che è probabile, dato che intende essere il primo ad attraversare le linee degli Yunkai’i, così dice solo che in quel caso, il Vedovo sarà il secondo in comando. Barristan poi ricorda che il Lord Comandante Hightower un tempo gli disse di non parlare mai di sconfitta prima di una battaglia, perché gli dei potrebbero essere in ascolto.

    Presto sarà l’alba. Qualcuno dice “Un’alba rossa”, e Barristan pensa “Un’alba di drago”. In precedenza, aveva pregato ognuno dei sette per varie cose, terminando con una preghiera allo straniero per misericordia. Anche se sa che tutti gli uomini alla fine devono morire, a Barristan piacerebbe sopravvivere a quel giorno.

    Altri corpi cadono dal cielo. Barristan nota la reazione di Tumco Lho e si accorge che il ragazzo teme la cavalla pallida più dei nemici fuori dalle porte. Barristan allora fa un discorso pepato su come ogni uomo tema ogni battaglia. All’inizio, l’Agnello Rosso è provocatorio, dicendo che non teme la morte perché a quel punto incontrerà il Grande Pastore - quando pianifica di rompere il bastone del suo pastore e castigare il pastore per aver creato un popolo così pacifico in un mondo così violento.

    Barristan continua la sua lezione, dicendo che non c’è “niente di più terribile, niente di più glorioso, niente di più assurdo” della guerra. Anche Barristan ammette di essersela fatta nei pantaloni alla sua prima battaglia. Viene interrotto da un mormorio tra i soldati - un fuoco viene acceso all’arpia sulla cima di una delle piramidi, presumibilmente per segnalare agli uomini ad ogni porta di cominciare l’attacco. La porta si apre e Barristan ordina di attaccare.


    'Ha le budella attorcigliate per la tensione mentre cavalca attraverso i cancelli. Sa che la sensazione sparirà quando arriverà il momento di abbandonarsi al caos della battaglia.
    La puledra di Dany ha facilmente distanziato i ragazzi e il resto della cavalleria. Barristan ne è compiaciuto poiché intende oltrepassare gli Widower (non so come si stato tradotto)
    e sferrare il primo attacco. Gli Yunkai’i sono totalmente impreparati e Barristan si sta avvicinando alla Vecchiaccia, il più grande dei trabocchi.
    I Corvi della Tempesta laciano un grido: “Daario!” e “Corvi della Tempesta, volate!”
    Barristan non dubiterà mai più del valore dei mercenari.
    Rimangono solo trenta iarde fra la cavalleria e le legioni Yunkai’i una volta che i difensori sono pronti. L’aria si riempe di frecce. Uno scudiero dei corvi della tempesta viene ucciso,
    e un dardo buca lo scudo di Barristan. Tre corni risuonano e i combattenti delle fosse emergono dai cancelli dietro di loro.
    Barristan si volta indietro verso di loro. Ci sono all’incirca duecento uomini, ma dal baccano che fanno potrebbero essere duemila. Una donna li precede,
    con addosso nient’altro che schinieri, sandali, un gonnellino di cotta di maglia, ed un pitone. Barristan, leggermente scioccato, mentre osservava i suoi seni rimbalzare,
    pensa che sicuramente per lei sarà l’ultimo giorno.
    La maggio parte dei combattenti delle fosse inneggia a “Loraq” e “Hizdar” ma qualcuno invoca“Danaerys!”. Larraq viene colpito al petto da una freccia,
    spostando l’attenzione di Barristan in avanti ma lo scudiero mantiene lo stendardo alto.
    Barristan raggiunge la vecchiaccia, ma una legione di Ghiscari forte di seicento uomini si è allineata per proteggere il trabocco. La legione è profonda sei ranghi;
    la prima linea inginocchiata con le lance puntate all’esterno ed in alto, la seconda in piedi, con le lance spianate all’altezza dei fianchi, la terza tiene le armi all’altezza delle spalle.
    Le restanti hanno lance più piccole ed sono pronte a venire in avanti in sostituzione dei compagni caduti.
    Barristan sa che la catena di un maestro è forte solo quanto lo è il suo anello più debole, ed identifica la compagnia dei Signori Yunkai’i come la più debole dei suoi nemici attuali,
    certamente più debole della legione di schiavi. In particolare Barristan mira il Piccolo Piccione e i suoi aironi. Gli schiavi scelti per diventare aironi sono assurdamente alti già prima
    di essere messi sui trampoli, ed indossano scaglie rosa e piume e becchi d’acciaio. Ma Barristan vede che sarebbero stati ciechi a causa dell’alba che sorgeva sulla città e i loro ranghi
    si sarebbero spezzati facilmente, quindi all’ultimo minuto si allontana dalla legione che difendeva il trabocco e si dirige verso gli aironi.
    Taglia la testa di uno di loro ed i suoi ragazzi si uniscono alla mischia. La puledra di Dany travolge un airone spingendolo contro altri tre, quindi cadono tutti.
    In un attimo gli aironi cominciano a scappare a disperdersi guidati dallo stesso Piccolo Piccione. Sfortunatamente per lui, viaggia ai bordi della sua armata di uccelli,
    e viene catturato dall’Agnello Rosso. Il Piccolo Piccione implora pietà dicendo che gli frutterà un grande riscatto. L’agnello Rosso gli dice solamente: “ Vengo per il sangue, non per l’oro”,
    quindi colpisce la testa di Piccolo Piccione con la sua mazza schizzando sangue su Barristan e sulla puledra d’argento di Dany
    Gli immacolati cominciano a marciare attraverso ai cancelli, e Barristan capisce che gli Yunkai’i hanno ormai perso la possibilità di lanciare un contrattacco.
    Mentre guarda la maggior parte delle legioni di schiavi che vengono massacrate, soprattutto quelli che erano incatenati gli uni gli altri e non potevano ritirarsi,
    si chiede dove sia finita l’ingannevole compagnia mercenaria dei Secondi Figli. Gli immacolati finiscono di allinearsi fuori dai cancelli, implacabili pefino quando
    uno delle loro stesse fila cade con il dardo di una balestra nel collo.
    Tumco attira l’attenzione di Barristan verso la baia chiedendo “Come mai i sono così tante navi?”
    Barristan ricorda che il giorno precedente erano venti, ma in quel momento ce ne sono almeno il triplo. Il suo cuore sprofonda quando capisce che le navi da Volantis devono essere arrivate,
    ma poi vede che alcune delle navi stanno cozzando l’una contro l’altra.
    Chiede a Tumco, i cui giovani occhi vedono più chiaramente, di identificare gli stendardi.
    Tumco risponde : “Piovre, grandi piovre. Come quelle delle isole del Basilisco, dove alle volte tirano giù delle intere navi”
    Barristan risponde: “Da dove vengo io, li chiamiamo Krakens”
    Realizzando che i Greyjoys sono arrivati il suo primo pensiero è “Balon si sarà unito a Joffrey o agli Stark?” Poi però realizza di aver udito che Balon è morto,
    e si chiede se abbia qualcosa a che fare col figlio di Balon, quello che era stato protetto degli star. Vede che gli uomini di ferro stanno approdando, che combattono gli Yunkai’i
    ed esclama sorpreso “Sono dalla nostra parte!”.
    I mercenari non vennero incontro alla sua carica perché erano già occupati con gli uomini di ferro.
    Barristan si sente quasi allegro. “e’ come Baelor Breakspear e il principe Maekar, il martello e l’incudine! Ce li abbiamo!”


    Arya, capitolo intero.



    Si svegliò ansimando, senza sapere chi fosse o dove si trovasse.
    L’odore di sangue era greve nelle sue narici…o forse era il suo incubo che persisteva?
    Aveva sognato nuovamente dei lupi, di corse attraverso scure foreste di pini con un grande branco sulla scia profumata di una preda.
    La stanza era debolmente illuminata, grigia e deprimente. Rabbrividendo si mise a sedere sul letto e si passò una mano sulla nuca. Gli ispidi capelli a spazzola si arruffarono contro il suo palmo.
    ‘devo rasarmi prima che Izembaro se ne accorga. Mercy, sono Mercy, e stanotte sarò stuprata e assassinata’.
    Il suo vero nome era Mercedene, Ma Mercy era come tutti l’avevano sempre chiamata…
    Eccetto nei sogni. Prese un respiro per calmare l’ululato che aveva nel cuore, cercando di ricordare di cosa avesse sognato, ma la maggior parte del sogno era già svanita. C’era stato del sangue comunque, e la luna piena il alto, e un albero che la osservava mentre correva.
    Aveva fissato gli scuri all’indietro di modo che il sole del mattino la svegliasse. Ma non c’era sole al di là della finestra di Mercy, solo un muro di mutevole nebbia grigia. L’aria si era fatta gelida…cosa buona, altrimenti avrebbe potuto dormire tutto il giorno. Come se Mercy potesse dormirsi il proprio stupro.
    La pelle d’oca le copriva le gambe. La coperta le si era attorcigliata attorno come un serpente. Si districò da essa, la gettò sul tavolato del pavimento e apiedi scalzi andò alla finestra. Braavos era persa nella nebbia. Poteva vedere l’acqua verde nel piccolo canale sottostante, l’acciottolato di pietra della strada che correva tra gli edifici e due archi del ponte coperto dal muschio…ma l’altro lato svaniva nel grigiore, e degli edifici al di sopra del canale rimanevano solo fioche luci. Udì un ovattato sciacquio allorché una nave serpente emerse da sotto l’arco centrale del ponte.
    “che ora è?” chiese Mercy all’uomo che stava sulla coda rialzata del serpente spingendo la barca avanti col remo.
    Il barcaiolo guardò avanti, in cerca della sua voce. “Le 4 secondo il ruggito del titano” Le sue parole echeggiarono cavernose contro le verdi acque e le mura degli edifici invisibili.
    Non era in ritardo quindi, non ancora, ma non doveva indugiare. Marcy era un anima felice, ed una lavoratrice instancabile, ma raramente era puntuale. Questo non le sarebbe servito stanotte. Gli inviati da Westeros erano attesi al Cancello quella sera e Izembaro non avrebbe accettato scuse, neppure se gliele avesse servite con un dolce sorriso.
    La sera prima aveva riempito la sua bacinella nel canale, preferendo l’acqua salmastra alla melmosa e verdastra acqua piovana della cisterna sul retro. Immergendovi un panno di stoffa grezza si lavo da cima a fondo, rimanendo su una gamba per volta per strofinarsi i piedi callosi. Dopodiché aveva preso il rasoio. Una testa rasata aiutava la parrucca a calzare meglio, motteggiava Izembaro.
    Si rasò, indossò la biancheria, quindi infilandoselo dalla testa scivolò dentro un informe vestito di lana marrone. Una delle sue calze aveva bisogno di essere rammendata, noto mentre la infilava. Avrebbe chiesto aiuto a Snapper per ripararlo, il suo cucito era così orribile che normalmente la donna che si occupava del guardaroba aveva pietà di lei. Altrimenti avrebbe potuto sgraffignarne un paio migliore dal guardaroba. D’altra parte era un rischio. Izembaro odiava quando i guitti indossavano i suoi costumi per le strade. Eccetto per Wendeyne. Dare all’uccello di Izembaro una piccola succhiatina permetteva ad una ragazza di indossare qualunque costume ella desiderasse. Mercy non era ancora così folle. Daena l’aveva avvertita: “Le ragazze che imboccavano quella strada finivano sulla Nave, dove ogni uomo nella platea sa che può avere ognuna delle adorabili cose che vede sul palco, se solo la sua borsa è gonfia abbastanza”.
    I suoi stivali erano un ammasso di vecchio cuoio marrone macchiato di sale e fessurato dal troppo uso, la sua cintura una lunghezza di corda di canapa dipinta di blu. Se la annodò attorno alla vita, appese un pugnale sul fianco destro ed una scarsella al sinistro. Infine si gettò il mantello sulle spalle. Era un vero mantello da guitto, lana viola foderata di rosso, con un cappuccio per tener fuori la pioggia e l’aggiunta di tre tasche segrete. Nascose alcune monete in una di esse, una chiave di ferro in un'altra ed una lama nell’ultima. Una lama vera, non come il coltello da frutta che aveva al fianco, ma non apparteneva a Mercy, non più di quanto le appartenessero gli altri suoi tesori. LA lama da frutta apparteneva a Mercy. Lei era fatta per mangiare frutta, per sorridere e scherzare, per lavorare duramente e fare quello che le veniva detto.
    “Mercy, Mercy, Mercy” cantava mentre scendeva le scale di legno verso la strada. La balaustra era piena di schegge, gli scalini ripidi, e c’erano cinque rampe, ma questo era il motivo per cui la stanza era così economica. Questo, e il sorriso di Mercy. Poteva anche essere magra e pelata, ma Mercy aveva un bel sorriso ed una certa grazia. Perfino Izembaro concordava sul fatto che era aggraziata. Non era lontana dal Cancello per il volo di un corvo, ma per la fanciulla con i piedi al posto delle ali la strada era più lunga.
    Braavos era una città storta. Le strade erano curve, i viali erano ritorti ed i canali erano i più contorti di tutti. La maggior parte dei giorni preferiva fare la strada lunga, giù dalla via degli straccivendoli e lungo il Porto Esterno, dove si vedeva il mare ed il cielo al di sopra e si aveva una chiara visione della Grande Laguna all’Arsenale fino ai declivi ricoperti dai pini dello Scudo di Sellagoro. I marinai lungo i moli salutavano il suo passaggio, chiamandola dai ponti delle catramose baleniere Ibbenesi e dalle panciute navi dell’ovest. Mercy non capiva sempre le parole. Alle volte sorrideva in risposta e diceva che la potevano trovare al Cancello se avevano i soldi. La strada lunga la conduceva anche ad attraversare il Ponte degli Occhi dove erano scolpite le facce di pietra. Dall’alto della sua volta poteva guardare attraverso agli archi e vedere tutta la città: Le cupole di rame verde della Sala della Verità, le alberature che si alzavano simili ad una foresta dal Porto Viola, le alte torri dei potenti, Il fulmine dorato che si avvitava su se stesso sopra il Palazzo dei Signori del Mare..perfino le spalle bronzee del Titano, al di là delle acque verdi. Ma questo era per i giorni in cui il sole splendeva sopra Braavos. Quando la nebbia era spessa non c’era niente da vedere se non il grigiore, quindi quel giorno Mercy scelse la strada corta per risparmiare un po’ i suoi malridotti stivali. La nebbia pareva aprirsi di fronte a lei per richiudersi al suo passaggio. L’acciottolato era umido e scivoloso sotto ai suoi piedi. Udì un gatto miagolare in maniera lamentosa. Braavos era una buona città per i gatti, ed essi vagabondavano ovunque, specialmente la notte. Al buio tutti i gatti sono grigi. Al buio tutti gli uomini sono assassini.
    Non aveva mai visto una nebbia più spessa di quella. Sui canali più ampi,i barcaioli guidavano le loro barche altrove, incapaci di produrre una luce più efficiente del fioco chiarore che proveniva dagli edifici dall’altra parte. Mercy oltrepassò un vecchio uomo con una lanterna che camminava nella direzione opposta ed invidiò la sua luce. Le strade erano così fosche che a stento vedeva dove metteva i piedi. Nella parte più umile della città, le case, i negozi, e i magazzini erano ammassati insieme, tutti appoggiati uno sull’altro come amanti ubriachi, i locali superiori così vicini che avresti potuto con un passo andare da un balcone all’altro. Le strade di sotto divennero tunnel oscuri dove ogni passo eccheggiava. I canali più piccoli erano ancor più un azzardo perché la maggior parte delle case che li costeggiavano aveva approdi privati sull’acqua.
    Izembaro amava dare ai Signori del Mare estratti dalla Malinconica Figlia del Mercante, di come “l’ultimo Titano fosse ancora lì, a cavalcioni delle pietrose spalle dei suoi fratelli”. A Mercy però era piaciuta di più la scena in cui il mercante grasso aveva provocato il signore del mare mentre passava al di sotto della sua chiatta viola ed oro. Solo in Braavos accadevano cose del genere, era stato detto, e solo in Braavos Il Signore del Mare ed il marinaio avrebbero riso sguaiatamente alla stessa maniera. Il Cancello era vicino al confine della Città Annegata, nel mezzo tra il Porto Esterno ed il Porto Viola.. Un vecchio magazzino era bruciato lì ed il terreno affondava ogni anno di più, quindi la zona era economica. Al di sopra delle fondamenta di pietra affondate del magazzino Izembaro aveva erettoli suo cavernoso teatro. La Cupola e La Lanterna Blu potevano godersi vicini più alla moda, diceva ai suoi guitti, ma li, nel mezzo tra i porti, a loro non sarebbero mai mancati marinai e sgauldrine per riempire la loro platea. La Nave era vicina, e tutt’ora attirava folla al molo alla quale era ormeggiata da più di venti anni, diceva, ed anche Il Cancello ne avrebbe goduto e prosperato. Il tempo gli aveva dato ragione. Il palco del Cancello si era inclinato, via via che l’edificio si assestava, i loro costumi soccombevano alla muffa ed i serpenti d’acqua nidificavano nelle celle sotterranee ma niente di tutto questo preoccupava i guitti fintanto che la casa era piena.
    L’ultimo ponte era fabbricato con corde e tavole grezze e pareva svanire nel nulla, ma era solo l’effetto della nebbia. Mercy l’attraversò, i tacchi che risuonavano sul legno. La nebbia si aprì di fronte a lei come una malsana cortina grigia per rivelareil teatro. Luci giallastre filtravano dalla porta e Mercy udiva voci provenire dall’interno. DI fianco all’entrata, Brusco aveva dipinto il titolo dell’ultimo spettacolo e scritto ‘La Mano Insanguinata’ in grandi lettere rosse. Aveva dipinto anche una mano insanguinata al di sotto di esse, per quelli che non sapevano leggere.
    Mercy si fermò a dargli un’occhiata, “ E’ una bella mano” Gli disse. “il pollice è storto” Obiettò lui picchiettandolo col pennello
    “Il Re dei Guitti ha chiesto di te”
    “Era così buio che ho dormito e dormito” Quando Izembaro aveva inizialmente soprannominato se stesso Re dei Guitti, la compagnia aveva tratto un piacere perverso dal fatto, assaporando l’oltraggio dei rivali della Cupola e della Lanterna Blu. Successivamente però Izembaro aveva cominciato a prendere il titolo troppo seriamente. “Adesso vuole fare solo il Re” aveva riferito Marro roteando gli occhi “e se la commedia non ha un Re lui non intende neppure salire sul palco”
    La Mano Insanguinata aveva due re da offrire, quello grasso ed il ragazzo. Izembaro avrebbe fatto quello grasso. Non era una gran parte, ma aveva una bel dialogo mentre giaceva morente, ed uno splendido combattimento con un orso demoniaco prima di quello. Phario Forel l’aveva scritto e lui aveva la penna più sanguinaria di tutta Braavos.
    Mercy trovò la compagnia radunata sotto al palco e scivolò nel mezzo tra Daena e Snapper sul retro, sperando che il suo arrivo non venisse notato. Izembaro stava dicendo a tutti che si aspettava che il Cancello fosse pieno zeppo quella sera, a dispetto della nebbia. “i Re di Westeros stanno mandando i loro inviati a rendere il loro omaggio al Re dei Guitti stanotte” disse alla truppa “noi non scontenteremo i nostri compagni monarchi”
    “noi?” disse Snapper che cuciva tutti i costumi per i guitti “ce n’è più di uno adesso?”
    “Lui è grasso abbastanza da contare per due” sussurrò Bobono. Ogni compagnia di guitti doveva avere un nano. Lui era il loro. Quando vide Mercy le lanciò un’occhiata maligna “oh” disse “Eccola qua! E pronta la piccola fanciulla per il suo stupro?” le disse schioccando le labbra. Snapper gli dette uno scappellotto “sta buono”. Il Re dei guitti ignorò il loro battibecco. Stava ancora parlando e spiegando ai guitti quanto magnifici avrebbero dovuto essere. A parte gli inviati, ci sarebbero stati i carcerieri tra la folla quella sera , così come famose cortigiane. Non intendeva che se ne andassero con una cattiva opinione sul Cancello. “Le cose si metteranno male per ogni uomo che mi deluderà” promise, una minaccia presa a prestito dal discorso che il Principe Garin tenne alla vigilia della battaglia nella Furia dei Signori dei Draghi, la prima commedia Di Phario Forel.
    Quando Izembaro ebbe finito di parlare, mancava meno di un’ora all’inizio dello spettacolo ed i guitti facevano a turno ad esser frenetici ed irritabili. Il cancellò risuonò del nome di Mercy.
    “Mercy” l’implorò la sua amica Daena “Lady Stork è inciampata ancora sull’orlo del suo abito. Aiutami a ricucirlo”
    “Mercy” la chiamò lo straniero “portami l’unguento di sangue, il mio corno si sta ammosciando”
    “Mercy” tuonò il grande Izembaro stesso “che ne hai fatto della mia corona ragazzina? Non posso fare la mia entrata senza la corona! Come dovrebbero capire che sono il re?”
    “Mercy” squittì il nano Bobono “Mercy c’è qualcosa che non và con le stringhe, l’uccello continua a scapparmi fuori”
    Portò la pasta appiccicosa e aggiustò il corno sulla testa dello Straniero. Trovò la corona di Izembaro dove la lasciava sempre e lo aiutò ad appuntarla sulla parrucca, quindi corse a prendere ago e filo cosicché Snapper potesse cucire l’orlo sul retro dell’abito dorato che la regina avrebbe indossato nella scena del matrimonio.
    Il ca**o di Bobono fuoriusciva veramente. Era fatto per quello, per lo stupro.”che cosa orribile” pensò Mercy mentre si inginocchiava di fronte al nano per fissarlo. L’uccello era lungo un piede e spesso come un braccio, grande abbastanza da essere visibile dalla balconata più alta. Il pittore però non aveva fatto un gran lavoro col cuoio. La cosa era una roba bianca e rosa con una bulbosa testa color prugna. Mercy lo ricacciò dentro le brache di Bobono e lo allacciò nuovamente. “Mercy” cantò lui mentre lei stringeva “Mercy Mercy, vieni nella mia stanza stanotte e rendimi uomo...”
    “farò di te un eunuco se continui a slacciarti solo perché io possa giocherellare col tuo bastone”
    “ma noi siam stati fatti per stare insieme, Mercy” insistette Bobono “guarda, siamo anche alti uguali”
    “Solo quando sono in ginocchio. Ti ricordi la tua prima battuta?” Erano passate solo un paio di settimane da quando il nano era barcollato ubriaco sul palco ed aveva aperto ‘L’Angoscia dell’Arconte’ con la mostruosa arringa della ‘lussuriosa moglie del mercante’. Izembaro lo avrebbe scuoiato vivo se avesse fatto nuovamente un simile errore, a prescindere da quanto fosse difficile trovare un buon nano.
    “Cosa mettiamo in scena Mercy?” Le chiese Bobono innocentemente.
    ‘Mi sta provocando’, pensò Mercy. Non è ubriaco stanotte, conosce lo spettacolo perfettamente.
    “Facciamo ‘La mano Insanguinata’ di Phario in onore degli inviati dei sette regni”
    “ora ricordo” Bobono abbassò la voce in un sinistro brontolio “Il dio dalle sette facce si è preso gioco di me” disse “Ha fatto il mio nobile sire di puro oro, e sempre d’oro ha fatto i miei fratelli, maschi e femmine. Ma io sono fatto di una materia più oscura, di ossa, sangue e argilla, mischiate in questa rozza forma che vedi davanti a te. “ detto questo cercò di afferrarle il petto, alla goffa ricerca di un capezzolo “Non hai tette. Come posso stuprare una ragazza senza tette?”
    Lei gli prese il naso tra il pollice e l’indice e lo torse “Non riavrai il tuo naso fin quando non mi togli le mani di dosso”
    “OWWWW” squitti il nano lasciandola andare.
    “A me cresceranno le tette in un anno o due” Mercy si erse come una torre sul piccolo uomo “Ma a te non ricrescerà un altro naso. Pensa a questo prima di toccarmi di nuovo”
    Bobono si strofinò il delicato naso. “Non c’è bisogno di esser così timide, ti stuprerò ben presto”
    “Non fino al secondo atto”
    “Dò sempre una strizzatine alle tette di Wendeyne quando la stupro durante ‘L’Angoscia dell’Arconte’”si lamentò il nano “a lei piace, e piace anche alla platea. Bisogna compiacere la platea!”
    Quella era una delle ‘perle di saggezza’ di Izembaro, come gli piaceva definirle. Bisogna compiacere la folla.
    “Scommetto che alla platea piacerebbe se strappassi l’uccello del nano e glielo sbattessi sulla testa” replicò Mercy “sarebbe qualcosa che non hanno mai visto prima”.
    Bisognava sempre dare alla folla qualcosa che non avesse già visto prima, era un'altra delle perle di saggezza di Izembaro, una di quella per la quale Bobono non aveva una risposta.
    “ecco qua, sei a posto” annunciò Mercy “E adesso guarda se ti riesce di tenerlo dentro alle brache fin quando non ti servirà”
    Izembaro la stava nuovamente chiamando. Adesso non trovava la sua lancia da orso. Mercy la trovò per lui, quindi aiutò Brusco ad approntare la sua tenuta da orso, controllò i pugnali di scena giusto per essere sicura che nessuno li avesse rimpiazzati con delle lame vere (qualcuno lo aveva fatto a Dorme una volta, ed un guitto era morto) ed infine verso a Lady Stork il piccolo bicchierino di vino che le piaceva farsi prima di ogni spettacolo. “Quando tutti i “Mercy, Mercy, Mercy” cessarono, rubò un momento per dare una sbirciatina fuori nella casa. La platea era piena come non aveva mai visto, e si stavano già divertendo, scherzando, mangiando e bevendo. Vide un venditore ambulante vendere pezzi di formaggio, strapparli con le dita dalla ruota ogni volta che trovava un acquirente. Una donna aveva una borsa di mele rugose, otri di vino passavano di mano in mano, alcune ragazze vendevano baci, ed un marinaio suonava la cornamusa. Il piccolo uomo dagli occhi tristi chiamato Quill stava sul retro, venuto a vedere cosa avrebbe potuto rubare per una delle sue commedie. Era venuto anche Cossomoil Prestigiatore, e al suo braccio c’era Yna, la pu***na con un occhio solo di Porto Felice, ma Mercy non avrebbe dovuto conoscerli, e loro non avrebbero dovuto conoscere Mercy.
    Daena riconobbe tra la folla alcuni clienti abituali del Cancello e li indicò, Il tintore Dellono con la faccia bianca e tirata e le mani macchiate di viola, Galeo il salsicciaio, con il suo unto grembiale di cuoio, l’alto Tamarro con il suo ratto domestico sulla spalla. “Sarà bene che Tomarro provveda a non far vedere il ratto a Galeo” l’avvisò Daena “E’ l’unica carne che mette all’interno delle salsicce ho udito”.
    Mercy si coprì la bocca e rise.
    Anche le balconate erano gremite. Il primo ed il terzo livello erano per mercanti, capitani ed altra gente rispettabile. I bravosiani preferivano il quarto e l’ultimo, dove le sedute costavano meno. Lassù era un tumulto di colori sgargianti, mentre in basso dominavano tonalità più cupe. La seconda balconata era suddivisa cabine private dove i potenti potevano avere comfort e privacy, al riparo dalle volgarità inferiori e superiori. Avevano la miglior visuale del palcoscenico, servi che gli portavano cibo, vino , cuscini e tutto ciò che potessero desiderare. Era raro vedere la balconata piena per più della metà al Cancello, poiché i potenti che si godevano una nottata di guittate erano più inclini a visitare La Cupola o la Lanterna Blu dove l’offerta era considerata più sottile e poetica.
    ‘Questa notte è diversa’ pensò, senza dubbio a causa degli inviati da Westeros. In una delle cabine private sedevano tre rampolli di Otharys, ognuno accompagnato da una famosa cortigiana: Prestayn sedeva da solo, un uomo così antico da farti chiedere come avesse fatto ad arrivare al suo posto a sedere. Torone e Pranelis dividevano una delle cabine, così come condividevano una scomoda alleanza; La Terza spada ospitava una mezza dozzina di amici.
    “Ho contato cinque carcerieri” disse Daena
    “Bessaro è così grasso che dovresti contarlo due volte” replicò Mercy ridacchiando. Izembaro aveva il pancione ma al confronto di Bessaro era agile come un salice. Il carceriere era così grasso da necessitare di una seduta speciale, grande tre volte una sedia comune.
    “Sono tutti grassi i Reyaans” disse Daena “pance grandi come le loro navi. Avresti dovuto vedere il padre, faceva sembrare quello piccolo. Una volta venne convocato alla Casa della Verità per votare, ma quando mise piede sulla sua chiatta questa affondò.” Poi diede di gomito a Mercy “guarda, la cabina dei Signori del Mare”. I Signori del Mare non avevano mai visitato il Cancello, ma Izembaro gli aveva sempre riservato comunque una cabina, la più larga e opulenta di tutto il teatro. “Quelli devono essere gli inviati da Westeros. Hai mai visto simili abiti su di un vecchio? E guarda, ha portato la Perla Nera!”
    L’inviato era esile e calvo, con un divertente ciuffo di barba grigia che gli cresceva dal mento. Il suo mantello era di velluto giallo, così come le sue brache. Il suo farsetto era di un blu così brillante che quasi fece lacrimare gli occhi di Mercy. Sul suo petto, uno scudo era stato ricamato in filo giallo, e al di sopra di esso stava un orgoglioso gallo blu di lapisalazzuli. Una delle sue guardie lo aiutò a sedersi, mentre altre due stavano alle sue spalle sul retro dello spazio a lui riservato. La donna che lo accompagnava non poteva avere più di un terzo dei suoi anni. Era così adorabile che le lampade sembravano più luminose quando lei passava loro vicino. Era vestita in un abito di pallida seta gialla tagliato basso, sorprendente contro il marrone chiaro della sua pelle. I capelli neri erano trattenuti da una reticella di filigrana d’oro, ed una collana anch’essa d’oro le accarezzava la parte superiore dei seni pieni. Mentre guardavano lei si chinò vicino all’inviato e gli sussurrò qualcosa all’orecchio che lo fece ridere.
    “La dovrebbero chiamare la Perla Marrone” disse Mercy a Daena. “ E’ più marrone che nera”.
    “La prima Perla Nera era nera come una pentola di inchiostro” disse Daena. “Era una regina pirata, figlia dei signori del Mare e di una principessa delle Isole dell’Estate. Uno dei Re dei Draghi da Westeros la prese come sua amante.”
    “Mi piacerebbe vedere un drago” disse Mercy malinconicamente “Perché mai l’inviato ha un pollo sul petto?”
    Daena ululò. “Mercy ma non sai niente? E’ un sigillo. Nei regni del tramonto i Lord hanno dei sigilli. Alcuni hanno fiori, altri hanno pesci, alcuni orsi ed alci ed altre cose. Vedi, le guardie dell’inviato vestono dei leoni”
    Era vero. C’erano quattro guardie. Grosse, uomini duri in cotta di maglia, con pesanti spade dell’ovest rinfoderate ai loro fianchi. I loro mantelli porpora erano bordati da spirali d’oro, e leoni dorati con occhi di granito reggevano il mantello su di ogni spalla. Quando Mercy occhieggiò alle facce al di sotto degli elmi crestati dai leoni, la sua pancia ebbe un brivido.
    Gli Dei mi hanno mandato un dono. Le sue dita si strinsero sul braccio di Daena.
    “Quella guardia, quella in fondo, dietro la Perla Nera.”
    “che ha? Lo conosci?”
    “No” Mercy era nata ed era stata allevata in Braavos, come avrebbe potuto conoscere un uomo dell’ovest? Doveva pensare un attimo. “e’ solo…Bhè è carino non credi?” lo era, in un certo qual modo, sebbene i suoi occhi fossero duri.
    Daena rabbrividì. “E’ veramente vecchio. Non quanto gli altri ma avrà almeno trent’anni. Ed è di Westeros. Sono dei terribili selvaggi Mercy. E’ meglio stare lontani da individui come quello”.
    “stare lontano?” Mercy ridacchiò. Era una ragazzina sghignazzante, era Mercy.
    “No. Devo avvicinarmi.” diette una stretta a Daena e disse: “Se Snapper viene a cercarmi, dille che sono uscita un attimo per leggere la parte una altra volta.”
    L’aveva fatto poche volte, e solo un pochino. “oh, no, no, no, no” e “No, Oh no, non toccarmi” e “per piacere mio signore, sono ancora vergine” ma questa era la prima volta che Izembaro le dava una parte, quindi era normale aspettarsi che la povera Mercy desiderasse che ogni cosa andasse per il verso giusto.
    L’inviato dai sette regni aveva preso due delle sue guardie dentro il sio portico perché stessero dietro a lui e alla Perla Nera, ma gli altri due erano stati posizionati fuori dalla porta ad assicurarsi che nessuno disturbasse. Stavano parlando sommessamente nella lingua comune dei Sette Regni quando lei gli scivolò silenziosamente dietro nello scuro passaggio. Quello non era un linguaggio che Mercy conoscesse.
    “Per i sette inferi questo posto è umido” udì la guardia lamentarsi “sono congelato fino al midollo. Dove sono i fottuti alberi di arance? Ho sempre sentito dire che c’erano gli alberi di arance nelle città libere. Limoni e lime. Melograni. Peperoncini piccanti, notti calde, ragazze con le pance nude. Dove sono le ragazze con le pance scoperte, ti chiedo?”
    “Giù a Lys, a Myr, e a Vecchia Volantis” replicò l’altra guardia. Era un uomo più vecchio, rugoso e con una grande pancia.
    “Andai a Lys con Lord Tywin una volta, quando era la mano di Aerys. Braavos è a nord di Approdo del Re, folle. Non sai leggere una fottuta mappa?”
    “Quanto pensi che rimarremo qui?”
    “Più a lungo di quanto ti piacerebbe.” Rispose il vecchio. “se ritorna senza l’oro la regina vorrà la sua testa. A parte questo, ho visto sua moglie. Ci sono scale a Castel Granito che lei non può scendere per paura di restare bloccata per quant’è grassa. Chi tornerebbe a tutto questo quando ha già la sua scura regina?”
    La guardia affascinante ghignò “Non credi che la dividerebbe con noi dopotutto?”
    “Cosa sei, impazzito? Pensi che noti quelli come noi? Fottuto sodomita. Non azzecca nemmeno i nostri nomi la metà delle volte. Forse era differente con Clegane.”
    “Ser non era uno da spettacoli di guitti ed allegre sgualdrine. Quando Ser voleva una donna la prendeva, ma alle volte dopo lasciava che l’avessimo anche noi. Non considererei di avere un assaggio della Perla Nera. Pensi che sia rosa in mezzo alle gambe?”
    Mercy avrebbe voluto udire di più, ma non c’era più tempo. La Mano Insanguinata stava per cominciare, e Snapper l’avrebbe cercata perché l’aiutasse con i costumi. Izembaro poteva essere il Re dei Guitti, ma Snapper era quella che tutti temevano. Avrebbe avuto sufficiente tempo per la sua bella guardia più tardi.
    La Mano Insanguinata cominciava in una tomba. Quando il nano apparve all’improvviso dietro una pietra tombale di legno, la folla cominciò a fare gli scongiuri. Bobono dondolò verso la parte anteriore del palco e sbirciò verso di loro. “Il dio dai sette volti si è preso gioco di me.” Cominciò, ringhiando le parole.“Ha fatto il mio nobile sire di puro oro, e sempre d’oro ha fatto i miei fratelli, maschi e femmine. Ma io sono fatto di una materia più oscura, di ossa, sangue e argilla…”
    Allora Marro era apparso dietro li lui, desolato e orribile nella lunga tunica nera dello Straniero. Anche la sua faccia era nera, i suoi denti rossi e luccicanti di sangue, mentre corna di avorio bianco spuntavano fuori dalle sue sopracciglia. Bobono poteva non vederlo, ma le balconate si, e alla fine anche la platea. Il Cancello divenne mortalmente quieto, e Merro venne in avanti silenziosamente.
    Così fece Mercy. I costumi erano tutti appesi, e Snapper era occupata a cucire Daena dentro al suo vestito per la scena di corte, quindi l’assenza di Mercy non sarebbe stata notata. Silenziosa come un ombra, scivolò dentro e dietro di nuovo, su fino a dove le guardie stava davanti alla porta della cabina privata. Ferma nell’alcova buia, immobile come pietra, ebbe modo di osservare per bene la sua faccia. Lo studiò attentamente, in modo da essere sicura. Sono troppo giovane per lui? Si chiese. Troppo piatta? Troppo magra? Sperava che non fosse il genere d’uomo che amava i grandi seni sulle ragazze. Bobono aveva avuto ragione sul suo petto.
    ‘Sarebbe stato meglio se avessi potuto riportarlo al mio posto e averlo tutto per me. Ma verrà con me?’
    “Pensi possa essere lui?” stava dicendo quello carino.
    “Cosa, gli estranei ti hanno fregato l’ingegno?”
    “Perché no? E’ un nano non ti sembra?”
    “Il Folletto non era l’unico nano al mondo”.
    “Forse no ma, guarda qua, tutti non fanno che ripetere quanto sia astuto, giusto? Quindi forse lui immagina che l’ultimo posto in cui sua sorella avrebbe mai guardato fosse uno spettacolo di guitti dove avrebbe fatto ridere di se stesso. Quindi fa esattamente questo, per menarla per il naso.”
    “Ah, tu sei pazzo.”
    “Bene, forse io lo seguirò dopo la guittata. Lo troverò per me.” La guardia mise una mano sull’elsa della spada. “se ho ragione, sarò un Lord, e se mi sbaglio, dannazione è solo un nano.” Dette in un verso e rise.
    Sul palco Bobono stava mercanteggiando con il sinistro Straniero di Marro. Aveva una voce potente per un uomo così piccolo ed in quel momento la faceva risuonare fino alle travi più alte. “Dammi la coppa.” Disse allo Straniero. “ed io berrò a fondo. E se saprà di oro e sangue di leone, meglio così. Se non posso essere l’eroe, lasciatemi essere il mostro, e che imparino la paura invece dell’amore.”
    Mercy mimò l’ultima parte con lui. Era una parte migliore della sua.
    ‘Mi vorrà, o non mi vorrà’ pensò, quindi lasciamo che la commedia inizi. Recitò una silenziosa preghiera al dio dai mille volti, scivolò fuori dall’alcova e si diresse verso le guardie. Mercy, Mercy, Mercy.
    “Miei signori” disse “Parlate Bravosiano? O per favore, ditemi che lo fate!”
    Le due guardie si scambiarono uno sguardo “che cosa sta succedendo?” chiese il più vecchio “chi è lei?”
    “Uno dei guitti” Disse quello carino. Spinse i suoi bei capelli all’indietro e le sorrise. “scusa dolcezza, non parliamo il tuo gibble-gabble”
    ‘Tutta apparenza” pensò Mercy ‘Conoscono solo la lingua comune.’
    Questo non era bene. Arrenditi o vai avanti. Ma lei non poteva arrendersi. Lo voleva così tanto.
    “io conosco la vostra lingua, un pochino”, mentì, con il più dolce sorriso di Mercy. “Voi siete i signori di Westeros , mi hanno detto i miei amici.”
    Il vecchio rise. “Signori? Si, siamo noi!”
    Mercy guardò in basso verso i suoi piedi, timidamente.
    “Izembaro dice di compiacere i Signori” sussurrò. “c’è niente che desiderate? Qualsiasi cosa…”
    Le due guardie si scambiarono un'altra occhiata. Quindi quello affascinante le si avvicinò e le toccò il seno.”qualsiasi..?”
    “Sei disgustoso” disse l’uomo anziano.
    “perché? Se Izembaro vuole essere ospitale sarebbe scortese rifiutare”. Le diede un pizzico al capezzolo attraverso la stoffa del vestito, alla stessa maniera del nano quando gli stava aggiustando l’uccello.
    “I guitti sono la cosa più simile alle puttane.”
    “Può essere, ma questa è una bambina.”
    “Non lo sono.” Mentì Mercy. “sono una fanciulla adesso.”
    “Non ancora per molto” disse quello carino. “io sono Lord Rafford, dolcezza, e so quello che voglio. Alza questa gonna adesso e appoggia la schiena contro il muro.”
    “Non qui.” Disse Mercy sfregandosi le mani. “Non dove stanno facendo lo spettacolo, potrei urlare e Izembaro darebbe di matto.”
    “Dove allora?”
    “Conosco un posto.”
    Il più vecchio si stava accigliando. “Cos’è credi di poter semplicemente sgattaiolare via? Che succede se Sua Cavalierezza viene a cercarti?”
    “Perché dovrebbe? Ha uno spettacolo da guardare. Ed ha la sua pu***na, perché dovrebbe volere la mia? Non ci vorrà molto.”
    ‘No’, pensò lei, ‘non ci vorrà molto’
    Mercy lo prese per la mano, lo condusse sul retro e giù dalle scale e fuori nella notte nebbiosa. “potresti essere un guitto se volessi, “ gli disse lei, mentre lui la spingeva contro il muro del teatro.
    “io?” sbuffò la guardia, “Non io ragazzina. Tutte quelle fottute chiacchiere, non ne ricorderei la metà.”
    “E’ dura all’inizio,” ammise lei, “Ma dopo un po’ diventa più facile. Potrei insegnarti a recitare una battuta. Potrei.”
    Lui l’afferrò per la vita. “io sarò l’insegnante. Ed è tempo della tua prima lezione.” La tirò forte contro di se e la baciò sulle labbra forzando la lingua dentro la sua bocca. Era tutto umido e melmoso. Come un anguilla. Mercy lo lecco con la lingua, quindi si staccò da lui, senza fiato. “Non qui. Qualcuno potrebbe vedere. La mia stanza non è lontana, ma svelto. Devo tornare prima del secondo atto, o mi perderò il mio stupro.”
    Lui sogghignò. “Di questo non devi aver paura, ragazzina.”Ma lasciò che lei lo conducesse. Mano nella mano, corsero attraverso la nebbia, sopra ponti e attraverso vicoli e su per cinque rampe di insidiose scale di legno. Quando giunsero ad entrare attraverso alla porta della piccola stanza, la guardia aveva ormai il fiato corto. Mercy accese un’ alta candela, quindi danzò attorno a lui, ridacchiando. “Oh, adesso sei così stanco. Non ricordo quanto sei vecchio, mio signore. Vuoi per caso fare un riposino? Stenditi semplicemente e chiudi gli occhi, ed io ritornerò indietro appena il Folletto avrà finito di stuprarmi.”
    “Tu non vai da nessuna parte.” Lui la tirò rudemente contro di se, “Esci da questi stracci, e ti mostrerò quanto sono vecchio.”
    “Mercy” disse,”il mio nome è Mercy, puoi dirlo?”
    “Mercy,” disse, “Il mio nome è Raff.”
    “Lo so.” Lei fece scivolare la mano tra le sue gambe e sentì quanto fosse duro attraverso la pesante stoffa delle brache.
    “Le stringhe.” La incitò lui, “Fa la brava bambina e slacciale.”
    Ma lei invece strusciò il dito lungo il profilo interno della coscia. A lui sfuggì un grugnito. “Dannazione, attenta laggiù,tu..”
    Mercy boccheggiò e si allontanò da lui, la faccia confusa e spaventata. “stai sanguinando.”
    “che…” lui guardò in giù “O dei Misericordiosi. Che mi hai fatto piccola tr**a?” la macchia rossa si allargava sulla coscia inzuppando il tessuto pesante.
    “niente.” Squittì Mercy, “io non ho mai…oh, c’è così tanto sangue. Fermalo ti prego mi stai spaventando.”
    Lui scosse la testa e gettò uno sguardo al suo volto. Quando tentò di far pressione sulla coscia, il sangue fluì attraverso alle sue dita. Correva giù lungo la gamba, fino dentro allo stivale. Non era così piacevole adesso, appariva solamente spaventato.
    “un asciugamano” chiese la guardia, “portami una pezza, uno straccio, pigialo forte lì. Dei. Mi sento confuso…” La sua gamba era fradicia di sangue dalla coscia in giù. Quando tentò di appoggiarci sopra, il ginocchio cedette e cadde. “aiutami,” supplicò, mentre il cavallo delle sue brache si arrossava. “madre abbi misericordia. Un guaritore…corri, trova un guaritore e portalo qui. Veloce.”
    “Uno c’è, nel canale accanto ma non verrà qui. Devi andare tu da lui. Puoi camminare?”
    ”Camminare?” le sue dita erano viscide di sangue, “Sei cieca ragazzina? Sto sanguinando come un maiale squartato. Non posso camminare così.”
    “Bhè, non so proprio come potresti fare ad arrivare là allora.”
    “dovrai portarmi.”
    ‘Vedi?’ pensò Mercy. ‘Conosci la tua parte allora, esattamente come me’.
    “Tu pensi?” chiese dolcemente Arya.
    Raff Dolcecuore la guardò intensamente mentre la lunga lama sottile usciva scivolando dalla sua manica. Lei la fece èassare attraverso la sua gola, sotto al mento, indietro e verso l’esterno con un unico movimento fluido. Ne seguì una pioggia rossa, e la luce nei suoi occhi si spense.
    “Valar Morghulis,” sussurrò Arya, ma Raff Dolcecuore non la udì.
    Tirò su col naso. ‘Avrei dovuto aiutarlo a scendere le scale prima di ucciderlo. Adesso dovrò trascinarlo fuori fino al canale e gettarcelo dentro. Le anguille faranno il resto’.
    “Mercy, Mercy, Mercy,” cantò tristemente.
    Una folle ragazzina ridacchiante, ma di buon cuore. Le sarebbe mancata, così come le sarebbero mancati Daena, e Snapper e gli altri, perfino Izembaro e Bobono. Questo sarebbe stato un problema per i Signori del Mare e per l’inviato con il pollo sul petto, non aveva dubbi.
    Ma ci avrebbe pensato più tardi, comunque. Adesso non c’era tempo. Meglio che si sbrigasse.
    Mercy aveva ancora una parte da recitare, la sua prima ed ultima, ed Izembaro avrebbe avuto la sua testa se avesse fatto tardi al suo stupro.


    Sansa, capitolo intero.



    Stava leggendo al suo piccolo lord una favola sul Cavaliere Alato quando Mya Stone bussò alla porta della camera da letto, indossava stivali di cuoio ed emanava un forte odore di stalla. Mya aveva fieno nei capelli e la fronte aggrottata. Quell'espressione era una conseguenza dell'avere Mychel Redfort vicino, Alayne lo sapeva. "Vostra signoria," Mya informò lord Robert, "Gli alfieri di Lady Waynwood sono stati visti un'ora fa giù sulla strada. sarà presto qui, con tuo cugino Harry. Vuoi andare ad accoglierli?" Perché doveva menzionare Harry? Pensò Alayne. Ora non lo tireremo mai fuori dal letto il Dolce pettirosso. Il ragazzo prese a pugni un cuscino. "Mandali via. Non ho mai chiesto che venissero qui." Mya sembrava disorientata. Nessuno in tutta la Valle era più bravo di lei a gestire i muli, ma i piccoli lord erano tutta un'altra faccenda. "Sono stati invitati," disse lei esitante, "Per il torneo. Non so.." Alayne chiuse il libro. "Grazie, Mya. Lascia che parli con lord Robert, se non ti dispiace." Sollevata, Mya corse via senza aggiungere altro. "Lo odio quel Harry," disse il dolce Robin appena rimasero soli. "Mi chiama cugino, ma sta solo aspettando che io muoia così può prendersi Nido dell'Aquila. Pensa che io non lo sappia, ma lo so." "Mio lord, non dovrebbe credere a tali storie," disse Alayne. "Sono sicura che Ser Harrold ti vuole bene." E se gli dèi sono buoni, ne vorrà anche a me. La sua pancia ebbe un sussulto. "Non è vero," insisté lord Robert. "Vuole il castello di mio padre, tutto qui, quindi finge." Il ragazzo strinse la coperta contro il petto foruncoloso. "Non voglio che lo sposi, Alayne. Io sono il lord di Nido dell'Aquila e lo proibisco. "Sembrava sul punto di scoppiare a piangere. "Dovresti sposare me al suo posto. Potremmo dormire nello stesso letto tutte le notti e potresti leggermi le favole." Nessun uomo mi potrà sposare finché il nano mio marito è ancora vivo da qualche parte in questo mondo. La regina Cersei ha raccolto la testa di dozzine di nani, sosteneva Petyr, ma nessuna di queste apparteneva a Tyrion. "Dolce pettirosso, non devi dire queste cose. Tu sei il lord di Nido dell'Aquila e Difensore della Valle, e devi sposare una ragazza di nobili origini per avere un erede che sieda nella sala grande degli Arryn quando tu te ne sarai andato." Robert si pulì il naso. "Ma io voglio.." Lei mise un dito sulle sue labbra. "So cosa vuoi, ma non è possibile. Non sarei una moglie adatta a te. Sono nata bastarda." "Non mi importa. Ti voglio bene più che a chiunque altro." Sei un piccolo folle. "I tuoi lord alfieri se ne occuperanno. C'è chi definisce mio padre arrogante e ambizioso. Se mi prendessi come tua moglie, direbbero che è stato lui a convincerti e che non lo hai fatto di tua spontanea volontà. I lord della Valle potrebbero impugnare le armi contro di lui di nuovo e sia lui che io saremmo condannati a morte." "Non permetterò che ti facciano del male!" disse lord Robert. "Se ci provano li faccio volare tutti." La sua mano iniziò a tremare. Alayne accarezzò le sue dita. "Qui, Dolce pettirosso, stai calmo adesso." Quando il tremore fu passato, aggiunse, "Devi avere una moglie adatta, una ragazza di nascita nobile." "No. Voglio sposare te, Alayne." Una volta tua madre voleva fare proprio così, ma allora non ero una bastarda, ed ero nobile. "Mio lord, siete gentile a dire così." Alayne gli accarrezzò i capelli. Lady Lisa non aveva mai permesso alla servitù di toccarglieli e dopo la sua morte Robert ha sofferto di terribili crisi di convulsioni ogni volta che qualcuno gli si avvicinava con una lama, quindi erano stati liberi di crescere fino a cadergli sulle spalle spigolose e arrivargli fin quasi sul debole petto pallido. Ha dei bei capelli. Se gli dei sono buoni e vive abbastanza da sposarsi, sua moglie adorerà di sicuro i suoi capelli. E questo sarà l'unica cosa che adoerà di lui. "I nostri figli non sarebbero nobili. Solo un nobile erede della Casa Arryn può sostituire Ser Harrold come tuo successore. Mio padre troverà una moglie giusta per te. Qualche ragazza di alto lignaggio molto più carina di me. Andrete a caccia insieme e ti darà un portafortuna da portare con te durante i tornei." E allora mi avrai dimenticata del tutto." "Non è vero!" "Sì, invece. Devi." la sua voce era ferma, ma gentile. "Il lord di Nido dell'Aquila può fare quel che vuole. Non potrò continuare ad amarti anche se dovrò sposare lei? Ser Harrold ha una donna del genere. Benjicot dice che sta portando in grembo il suo bastardo." Benjicot dovrebbe imparare a tenere il becco chiuso. "É questo che vuoi da me? Un bastardo?" Liberò la mano dalla sua stretta. "Mi disonoreresti in questo modo?" Il ragazzo sembrava afflitto. "No. Non intendevo.." Alayne si alzò. "Se non vi dispiace, mio lord, devo andare a cercare mio padre. Qualcuno deve accogliere Lady Waynwood." Prima che il piccolo lord potesse trovare le parole per protestare, lei fece un breve inchino e lasciò la stanza, attraversò la sala e un ponte coperto e andò negli appartamenti del Lord Protettore. Quando aveva lasciato Petyr Baelish quella mattina, stava facendo colazione con il vecchio Oswell, giunto la notte prima da Gulltown su un cavallo schiumante. Sperava di trovarli ancora a parlare. Ma il solario di Petyr era deserto. Qualcuno aveva lasciato una finestra aperta e una pila di fogli era sparsa sul pavimento. Il sole irrompeva attraverso la spessa finestra gialla e granelli di polvere danzavano illuminati come piccoli insetti dorati. Sebbene la neve avesse ricoperto le alture di Lancia del Gigante, in basso l'autunno si tratteneva e il grano del raccolto invernale maturava nei campi. Fuori dalla finestra poteva sentire le risate delle lavandaie al pozzo e il rumore di acciaio contro acciaio proveniente dal cortile dove i cavalieri si esercitavano. Rumori rassicuranti. Alayne amava quel posto. Si sentiva di nuovo viva, per la prima volta da quando suo padre..da quando lord Eddard Stark era morto. Chiuse la finestra, raccolse alcuni fogli caduti e li impilò sul tavolo. Uno era una lista dei concorrenti. Sessantaquattro cavalieri erano stati invitati a competere per aggiudicarsi un posto nella nuova Fratellanza di Cavalieri Alati di lord Robert Arryn e sessantaquattro cavalieri erano venuti per combattere per il diritto di indossare le ali da falco sopra ai loro elmi da guerra e per vigilare sul loro lord. I concorrenti venivano da tutta la Valle, dalle Montagne della Luna e dalla costa, da Gulltown e dalla Porta Insanguinata e persino dalle Tre Sorelle. Sebbene alcuni fossero promessi, solamente tre erano sposati; gli otto vincitori avrebbero avuto il diritto di trascorrere tre anni al fianco di Lord Robert, come sua guardia personale (Alayne aveva suggerito che fossero sette, come la Guardia Reale, ma il Dolce pettirosso aveva insistito per avere più cavalieri di Re Tommen), dunque gli uomini più anziani con mogli e figli non erano stati invitati. E vennero, pensò Alayne con orgoglio, vennero tutti quanti. Era andata esattamente come Petyr aveva previsto il giorno in cui i corvi erano partiti. Sono giovani, impazienti, bramosi di avventure e di fama. Lysa non ha permesso loro di andare in guerra. Questa è la cosa migliore da fare. Un'occasione per servire il loro lord e di provare la loro forza. Verranno. Persino Harry l'Erede. Le aveva accarezzato i capelli e baciato la fronte. Che figlia arguta che sei. É stato arguto. Il torneo, i premi, i cavalieri alati, era tutto una sua idea. La madre di lord Robert lo aveva riempito di paure, ma lui aveva sempre preso coraggio dalle favole che lei gli raccontava su Ser Artys Arryn, i Cavalieri Alati della legenda, i fondatori della sua casata. Perché non circondarlo di Cavalieri Alati? Aveva pensato lei una notte, dopo che il Dolce pettirosso era scivolato nel sonno. Una sua guardia personale che lo tenesse al sicuro e lo rendesse coraggioso. E appena suggerì a Petyr la sua idea, lui uscì e la realizzò. Vorrà essere lì per accogliere Ser Harrold. Dove poteva essere andato? Alayne si precipitò giù per le scale della torre ed entrò nella galleria colonnata dietro la Sala Grande. Al piano sotto di lei i servi stavano allestendo i tavoli per il banchetto della sera, mentre le loro mogli e figlie toglievano i vecchi giunchi e ne mettevano di nuovi. Lord Nestor stava mostrando a Lady Waxley i suoi preziosi arazzi che raffiguravano scene di caccia. Gli stessi arazzi che una volta ornavano le pareti di Approdo del Re, quando Re Robert sedeva sul Trono di Spade. Joffrey li aveva fatti togliere e giacevano abbandonati in qualche scantinato finché Petyr non li aveva portati nella Valle come regalo per Nestor Royce. Gli arazzi non solo erano bellissimi, ma l'Alto Attendente adorava dire a tutti che essi erano appartenuti a un re. Petry non era nella Sala Grande. Alayne attraversò la galleria e scese le scale scavate nello spesso muro che dava a Ovest, uscì nel cortile interno, dove si sarebbero tenute le giostre. Erano state allestite le tribune, separate tra loro da quattro lunghe barriere inclinate, per coloro che sarebbero venuti ad assistere al torneo. Gli uomini di lord Nestor dipingevano le barriere con la calce bianca, coprivano le tribune con stendardi luminosi e appendevano scudi sulla porta da cui sarebbero entrati i concorrenti. Sul lato nord del cortile erano state allestite le quintane e alcuni concorrenti stavano cavalcando verso di loro. Alayne li riconobbe dai loro scudi; le sei campane d'argento su campo viola dei Belmore, le vipere verdi dei Lynderly, la slitta rossa dei Breakstone, Casa Tollet con le punte nere e grigie. Ser Mychel Redford entrò nella quintana effettuando una rotazione con un colpo piazzato perfettamente. Era uno dei favoriti nell'aggiudicarsi un posto nella guardia. Petyr non era alle quintane, e nemmeno in alcun altro posto del cortile, ma appena si girò per andarsene, una voce femminile la chiamo. Alayne! urlò Myranda Royce da una panchina scavata nella roccia dietro all'albero di faggio, dove sedeva in mezzo a due uomini. Le lanciò un'occhiata affinché la liberasse della loro presenza. Sorridendo, Alayne andò verso l'amica. Myranda indossava un abito di lana grigia, un mantello verde con cappuccio e un'espressione piuttosto disperata. Accanto a lei c'erano due cavalieri. Quello alla sua destra aveva la barba brizzolata, la testa pelata e una pancia che strabordava dalla cintura con la spada laddove ci sarebbe dovuto essere la sua vita. Quello sulla sinistra non doveva avere più di diciotto anni, magro come un giunco. I suoi baffi rossicci coprivano solo in parte le lentiggini che ornavano il suo viso foruncoloso. Il cavaliere pelato indossava un soprabito blu scuro decorato con un enorme paio di labbra rosa. Il ragazzo foruncoloso e rossiccio doveva essere un Shett di Gulltown, dati i nove gabbiani bianchi in campo marrone, che ornavano la sua tunica. Stava fissando il seno di Myranda con tanta concentrazione che si accorse della presenza di Alayne solo quando Myranda si alzò per andare ad abbracciarla. Grazie, grazie, grazie le sussurrò Randa all'orecchio prima di voltarsi a dire, Signori, permettete che vi presenti Lady Alayne Stone La figlia del Lord Protettore, annunciò il cavaliere pelato, con calorosa galanteria. Si alzò in modo pomposo. É tanto adorabile quanti si dice, vedo. Per non essere da meno, il cavaliere foruncoloso si alzò e aggiunse, Ser Ossifer dice il vero, siete la fanciulla più bella di tutti i Sette Regni. Sarebbe stata un più dolce complimento se non lo avesse indirizzato al suo seno. E tutte queste fanciulle le avete viste con i vostri occhi, ser? Siete giovane per aver viaggiato così tanto. Lui arrossì, rendendo i suoi foruncoli ancor più minacciosi. No, mia signora. Io sono di Gulltown. Ma io no, sebbene Alayne fosse nata lì. Sarebbe dovuta essere cauta con lui. Ricordo Gulltown con grande piacere, gli disse lei, con un sorriso tanto vago quanto compiacente. A Myranda chiese, Sai, per caso, dove posso trovare mio padre? Lascia che ti porti da lui, mia signora. Spero mi perdonerete se vi privo della compagnia di lady Myranda, disse Alayne ai cavalieri. Non aspettò che rispondessero, prese la ragazza più grande sotto braccio e la guidò lontano dalla panchina. Solo quando non furono più a portata d'orecchio sussurrò, Sai davvero dove si trova mio padre? Certo che no. Cammina più veloce, i miei nuovi pretendenti potrebbero seguirci. Myranda aggrottò la fronte. Ossifer Labbra Rosa è il cavaliere più noioso dell'intera Valle, ma Uther Shett non è da meno. Spero si sfideranno a duello per avere la mia mano e che si uccidano a vicenda. Alayne ridacchio. Di sicuro lord Nestor non ti farebbe sposare uomini del genere. Oh potrebbe benissimo invece. Il lord mio padre è arrabbiato con me per aver ucciso il mio ultimo marito e per averlo messo in tutti questi guai. Non è colpa tua se è morto. Non c'era nessun altro nel letto, che io ricordi. Alayne non poté fare a meno di rabbrividire. Il marito di Myranda era morto mentre facevano l'amore. Quei Sistermen che sono venuti ieri erano dei gentiluomini, disse lei, per cambiare argomento. Se non ti piace ser Ossifer o ser Uther, sposa uno di loro. Penso il più giovane fosse molto avvenente. Quello col mantello di pelle di foca? chiese Randa incredula. Perché non uno dei suoi fratelli, allora? Myranda alzò gli occhi al cielo. Vengono dalle Sorelle. Hai mai conosciuto un Sisterman che sapesse giostrare? Puliscono le loro spade con olio di merluzzo e si lavano in tinozze con fredda acqua di mare. Bene, disse Alayne, almeno sono puliti. Alcuni di loro hanno ragnatele tra le dita dei piedi. Sposerei piuttosto Lord Petyr. Allora diventerei tua madre. Quanto piccolo è il suo dito, lo sai? Alayne non la degnò di una risposta. Lady Waynwood arriverà presto, con i suoi figli. É una promessa o una minaccia? Chiese Myranda. La prima Lady Waynwood dev'essere stata una giumenta, credo. In quale altro modo ti spieghi che tutti gli uomini Waynwood abbiano la faccia da cavallo? Se mai dovessi sposare un Waynwood, dovrà giurare di indossare il suo elmo tutte le volte che vorrà scoparmi, e tenere la visiera abbassata. Diede un pizzicotto al braccio di Alayne. Il mio Harry sarà con loro, dunque. Noto che hai tralasciato di nominarlo. Non ti perdonerò mai per avermelo rubato. É lui il ragazzo che voglio sposare. Il fidanzamento è stato combinato da mio padre, protestò Alayne, come già altre cento volte prima. Sta solo scherzando, si disse.. ma poteva sentire il dolore dietro alle battute. Lo sguardo di Myranda rimase fisso sul cortile dove i cavalieri si stavano esercitando. Ora ci sono uomini proprio per tutti i gusti. A qualche passo di distanza, due cavalieri stavano combattendo con spade smussate da addestramento. Le loro lame si scontrarono due volte, dopo di che scivolarono verso l'avversario solo per poi essere bloccate dagli scudi alzati, ma l'uomo più grosso, con l'impatto, perse terreno. Alayne non riuscì a vedere lo stemma del suo scudo da dove era seduta, ma quello del suo avversario mostrava tre corvi in volo, ciascuno con un cuore stretto tra gli artigli. Tre cuori e tre corvi. Sapeva già esattamente come si sarebbe concluso lo scontro. Dopo alcuni istanti l'uomo più grosso finì gambe all'aria nella polvere con l'elmo sbilenco. Quando il suo scudiero glielo slacciò per liberargli la testa, c'era sangue che gli scivolava sullo scalpo. Se la spada non fosse stata smussata, ci sarebbero state cervella dappertutto. Quell'ultimo colpo alla testa era stato così forte che Alayne trasalì. Myranda Royce rifletté sul vincitore pensierosa. Pensi che se glielo chiedessi gentilmente ser Lyn ucciderebbe i miei pretendenti per me? Potrebbe, in cambio di una grossa bisaccia d'oro. Ser Lyn Corbray era sempre disperatamente a corto di soldi, lo sapeva tutta la Valle. Ahimè, l'unica cosa grossa che ho è il seno. Anche se con ser Lyn mi servirebbe di più una grossa salsiccia sotto la gonna. Il risolino di Alayne attirò l'attenzione di Corbray. Passò lo scudo al suo scudiero, rimosse l'elmo e si tolse il berretto. Signore. I suoi lunghi capelli castani gli si erano attaccati alla fronte per il sudore. Bel colpo, ser Lyn, gridò Alayne. Sebbene temo abbiate colpito il povero ser Owen senza alcuna pietà. Corbray si voltò verso il suo avversario che veniva aiutato a uscire dal cortile dai suoi scudieri. Non è stato molto saggio, o avrebbe fatto meglio a non sfidarmi. C'era del vero in questo, pensò Alayne, ma qualche demone birichino aveva preso il sopravvento su di lei quella mattina, quindi assestò un colpo a ser Lyn anche lei. Sorridendo dolcemente, disse, Mio signore, mio padre ha detto che la moglie di vostro fratello è incinta. Corbray le rivolse uno sguardo cupo. Lyonel manda le sue scuse. É rimasto a Casa del Cuore con la figlia del mercante a guardarle la pancia ingrossarsi come se fosse il primo uomo ad aver mai avuto la moglie incinta. Oh, questa è una ferita aperta, pensò Alayne. La prima moglie di ser Lyonel non gli aveva dato che un gracile figlio malaticcio morto infante e per tutti quegli anni ser Lyn era stato l'unico erede di suo fratello. Quando la povera moglie finalmente morì, ad ogni modo, Petyr Baelish entrò in scena e combinò un nuovo matrimonio per Lord Corbray. La seconda Lady Corbray aveva sedici anni, figlia di un ricco mercante di Gulltown, ma portò con sé una generosa dote e si dice sia una fanciulla alta, grande e grossa, in salute e dal seno prosperoso e buono, con i fianchi larghi. E a quanto pare, anche fertile. Preghiamo tutti affinché la Madre conceda a Lady Corbray un parto facile e un figlio sano, disse Myranda. Alayne non riuscì a trattenersi. Sorrise e aggiunse, Mio padre è sempre felice di essere al servizio dei leali uomini di Lord Robert. Sono sicura gli farebbe piacere mediare un matrimonio anche per voi, ser Lyn. Gentile da parte sua. Le labbra di Corbray si contorsero in qualcosa di simile a un sorriso, sebbene Alayne sentì un brivido. Ma che bisogno ho io di eredi se non possiedo terre e rimarrò senza, grazie al tuo Lord Protettore? No. Dì al lord tuo padre che non ho bisogno di una delle sue giumente da nidiata. Il veleno nella sua voce le fece dimenticare che Lyn Corbray era in realtà uno strumento di suo padre, comprato e pagato per questo. O forse no? Forse, piuttosto che essere un uomo di Petyr che fingeva di essere un suo nemico, era in realtà un suo nemico che fingeva di essere un suo uomo che fingeva di essergli nemico. Il solo pensarci le faceva girare la testa. Alayne si voltò brusca dando le spalle al cortile.. e si imbatté in un uomo basso, dalla faccia aguzza con una spazzola di capelli arancioni che le era venuto dietro. Le sue mani schizzarono in avanti e le afferrarono il braccio prima che potesse cadere. Mia signora. Le mie scuse, se vi ho presa alla sprovvista. La colpa è stata mia. Non avevo visto che eravate lì. Noi topi siamo creature silenziose. Ser Shadrich era così basso che poteva essere scambiato per uno scudiero, ma la sua faccia apparteneva ad un uomo molto più vecchio. Notò profonde rughe agli angoli della sua bocca, vecchie battaglie nella cicatrice sotto al suo orecchio e una durezza nei suoi occhi che un ragazzo non avrebbe mai potuto avere. Era un uomo adulto. Sebbene persino Randa lo superasse in altezza. Siete qui per aggiudicarvi le ali? chiese la ragazza Royce. Un topo con le ali sarebbe ridicolo a vedersi. Cercate forse la mischia, invece? suggerì Alayne. La mischia era un ripiego, un contentino per tutti i fratelli, zii, padri e amici che accompagnavano i concorrenti alla Porta della Luna per vederli vincere le loro ali di argento; lì ci sarebbero stati non solo premi per i campioni, ma anche occasioni per dare prova della propria forza. Una buona mischia è tutto quello in cui un cavaliere errante può sperare, a meno che non inciampi in un mucchio di dragoni. E questo è piuttosto improbabile, dico bene? Suppongo di sì. Ma ora mi dovete scusare, ser, dobbiamo trovare il lord mio padre. I corni in cima alle mura suonarono. Troppo tardi, disse Myranda. Sono arrivati. Dovremo fare gli onori di casa da sole. Sorrise. L'ultima che arriva al cancello deve sposare Uther Shett. Fecero una corsa, buttandosi a capofitto attraverso il cortile oltre le stalle, con le gonne che sventolavano, mentre i cavalieri e i servi guardavano, e i maiali e i polli si sparpagliarono al loro arrivo. Non fu una cosa degna di una lady, ma Alayne si ritrovò a ridere. Solo per un breve istante, mentre correva, dimenticò chi era, e dove, e si ritrovò a pensare alle fredde e luminose giornate a Grande Inverno, quando correva con la sua amica Jeyne Poole, cercando di non farsi prendere da Arya che le rincorreva. Quando arrivarono al cancello, erano entrambe ansimanti e rosse in faccia. Myranda aveva perso il suo mantello da qualche parte per strada. Arrivarono giusto in tempo. La saracinesca era stata alzata, e una colonna di uomini vi passò sotto. In testa cavalcava Anya Waynwood, lady di Ironoaks, severa e snella. I suoi capelli grigio-castani raccolti in un foulard. Il suo mantello era di pesante lana verde intrecciata con pelliccia marrone e allacciato al collo da una spilla di niello, la cui forma riprendeva lo stemma della sua Casata: la ruota nera spezzata in alto. Myranda Royce si fece avanti e accennò un inchino. Lady Anya. Benvenuta alla Porta della Luna. Lady Miranda. Lady Alayne. Anya Waynwood salutò ciascuna con un cenno della testa. Gentile da parte vostra accoglierci. Permettetemi di presentarvi mio nipote, Ser Roland Waynwood. Lei annuì verso il cavaliere che aveva parlato. E questo è il mio figlio più giovane, Ser Wallace Waynwood. E certamente il mio protetto, Ser Harrold Hardyng. Harry l'Erede, pensò Alayne. Il mio promesso sposo, se lui vorrà. La attraversò un brivido di terrore improvviso. Si chiese se il suo viso fosse diventato rosso. Non fissarlo, si impose, non fissarlo, non guardarlo a bocca aperta. Guarda da un'altra parte. I suoi capelli dovevano essere tutti scompigliati dalla corsa. Le ci volle tutta la buona volontà per resistere dall'aggiustarsi la capigliatura. Non preoccuparti dei tuoi stupidi capelli. Non sono i tuoi capelli ad avere la priorità, ma lui. Lui, e i Waynwood. Ser Roland era il più vecchio dei tre, sebbene non avesse più di venticinque anni. Era più alto e robusto di Ser Wallace, ma entrambi avevano la faccia allungata e le mascelle sporgenti, con capelli castani e naso aquilino. Facce da cavallo e brutti, pensò Alayne. Harry, invece.. Il mio Harry. Il mio lord, il mio amato, il mio promesso. Ser Harrold Hardyng sembrava in tutto e per tutto un uomo da sposare; slanciato e di bell'aspetto, snello come un giunco, robusto. Chiunque avesse conosciuto Jon Arryn da giovane diceva che Ser Harrold aveva il suo sguardo, lo sapeva. Aveva una massa di fluenti capelli biondo-sabbia, occhi azzurri, naso aquilino. Anche Joffrey era bello, ricordo a sé stessa. Un bel mostro, ecco cos'era. Il piccolo lord Tyrion era più gentile, ed anche più deforme. Harry la stava fissando. Sa chi sono, realizzò lei, e non sembra felice di vedermi. Fu solo a quel punto che noto i suoi colori araldici. Sebbene la sua sopravveste e il cavallo portassero la fantasia di diamanti rossi su sfondo bianco, lo stemma sul suo scudo era composto. Il simbolo dei Hardyng e quello dei Waynwood erano disposti nel primo e nel terzo quartiere rispettivamente, ma nel secondo e nel quarto c'erano il falco e la luna bianchi su sfondo azzurro della Casa Arryn. Questo non sarebbe piaciuto al piccolo Robin. Ser Wallace disse, Siamo gli u-u-ultimi? Sì, lo siete, ser, rispose Myranda Royce, ignorando la sua balbuzie. Qu-qu-quando comincia il t-t-torneo? Oh presto, spero, disse Randa. Alcuni concorrenti sono qui da quasi un mese, partecipando ai suoi pasti. Tutti bravi ragazzi, e molto coraggiosi.. ma mangiano davvero tanto. I Waynwood risero e persino Harry l'Erede accenno un sorriso. Stava nevicando sui passi della montagna, altrimenti saremmo arrivati prima, disse lady Anya. Avessimo saputo che tanta bellezza ci stava aspettando alla Porta, saremmo volati, disse Ser Roland. Sebbene le sue parole fossero rivolte a Myranda Royce, guardò Alayne mentre le pronunciava. Per volare avreste bisogno di ali, replicò Randa, e qui ci sono alcuni cavalieri che avrebbero da ridire in proposito. Non vedo l'ora di partecipare a vivaci discussioni. Ser Rolando scese giù da cavallo, si voltò verso Alayne e sorrise. Avevo sentito dire che la figlia di Ditocorto era di carnagione chiara e piena di grazia, ma nessuno mi aveva mai detto che era una ladra. Si sbaglia, ser. Non sono una ladra! Ser Rolando si mise la mano sul cuore. Allora come spiegate il vuoto nel mio petto da cui avete rubato il mio cuore? Sta solo s-s-scherzando, mia signora, balbettò Ser Wallace. Mio ni-ni-nipote non ha mai avuto un cu-cu-cuore. Alla ruota dei Waynwood manca un pezzo, ed ecco che qui abbiamo mio zio. Ser Roland diede a Wallace un colpo dietro l'orecchio. Gli scudieri dovrebbero stare in silenzio mentre i cavalieri parlano. Ser Wallace divenne tutto rosso. Non sono più uno scu-scudiero, mia signora. Mio ni-nipote sa benissimo che sono stato no-no-nominato.. Cavaliere? suggerì Alayne gentilmente. Cavaliere, ripetè Wallace grato. Robb avrebbe la sua età, se fosse ancora vivo, non poté fare a meno di pensare, ma Robb morì da re e questo è solo un ragazzo. Il lord mio padre vi ha assegnato le stanze nella Torre Orientale, riferì Myranda a lady Waynwood, ma temo i vostri cavalieri abbiano bisogno di condividere un letto. La Porta della Luna non è stata pensata per un così alto numero di nobili ospiti. Voi siete nella Torre del Falco, ser Harrold, aggiunse Alayne. Il più lontano possibile dal Dolce pettirosso. Era stato fatto di proposito, lo sapeva. Petyr Baelish non lasciava cose del genere in balia del caso. Se vi compiace, vi mostrerò le vostre stanze personalmente. Questa volta i suoi occhi incontrarono quelli di Harry. Sorrise solo per lui e recitò una silenziosa preghiera alla Fanciulla. Per favore, non deve per forza amarmi, fai solo in modo che io gli piaccia, solo un po', basterebbe per adesso. Ser Harrold le rivolse uno sguardo freddo dall'alto. Perché dovrebbe compiacermi essere accompagnato in qualunque posto dalla bastarda di Ditocorto? Tutti e tre i Waynwood lo guardarono di traverso. Sei un ospite qui, Harry, gli ricordò Lady Anya, con voce glaciale. Vedi di ricordarlo. L'armatura di una signora è la cortesia. Alayne poteva sentire il sangue affluirle alla testa. Niente lacrime, pregò. Ti prego, ti prego, non devi piangere. Come desiderate ser. E adesso, se mi volete scusare, la bastarda di Ditocorto deve trovare il lord suo padre per avvertirlo del vostro arrivo, così possiamo cominciare il torneo all'alba. E che possa il vostro cavallo inciampare, Harry l'Erede, così cadrete sulla vostra stupida testa nel vostro primo combattimento. Mostrò ai Waynwood una faccia di pietra mentre questi si lasciavano sfuggire scuse imbarazzate per il loro compagno di viaggio. Quando ebbero finito, si voltò e corse via. Nei pressi del castello, correndo, incappò in ser Lothor Brune e per poco non cadde ai suoi piedi. Harry l'Erede? Harry lo str***o, dico io. É solo un altro arrogante scudiero. Alayne gli era talmente grata che lo abbracciò. Grazie. Avete visto mio padre, ser? Giù nei sotterranei, disse ser Lothor, ispeziona i granai di lord Nestor insieme ai lord Grafton e Belmore. I sotterranei erano ampi, cupi e sudici. Alayne accese una candela e sollevò la gonna mentre scendeva le scale. Quando giunse in fondo, sentì la voce rimbombante di lord Grafton e la seguì. I mercanti chiedono a gran voce di comprare e i lord chiedono di vendere, stava dicendo quando li trovò. Benché non fosse un uomo alto, Grafton era grosso con spesse braccia e ampie spalle. In testa aveva una massa incolta ti capelli biondo-sporco. Come dovrei fermare tutto questo, mio signore? Uomini di guardia sui moli. Se necessario confisca le navi. Il come non è importante, finché si tratta di non far uscire cibo dalla Valle. Questi prezzi, ad ogni modo, protestò lord Belmore, questi prezzi sono più che giusti. Voi dite più che giusti, mio signore. Io dico meno di quando vorrei. Aspettate. Se necessario, comprate il cibo voi stessi e immagazzinatelo. L'inverno sta arrivando. I prezzi devono essere alzati. Forse, disse Belmore, titubante. Bronze Yohn non aspetterà, si lamentò Grafton. Non ha bisogno di spedire le navi attraverso Gulltown, ha i suoi porti. Mentre noi mettiamo da parte i raccolti dei nostri campi, Royce e gli altri lord Difensori trasformeranno i loro in argento, stanne certo. Speriamo faranno così, disse Petyr. Quando i loro granai saranno vuoti avranno bisogno di ogni pezzetto di argento per comprare i viveri da noi. E ora, se volete scusarmi, mio signore, sembra che mia figlia abbia bisogno di me. Lady Alayne, disse lord Grafton. Avete un aspetto raggiante stamattina. Siete gentile a dire così, mio signore. Padre, mi dispiace disturbarvi, ma ho pensato voleste essere informati dell'arrivo dei Waynwood. E Ser Harrold è con loro? Ser Harrold l'Orribile. Sì. Lord Belmore rise. Non avrei mai pensato che Royce l'avrebbe lasciato venire. É cieco, o semplicemente stupido? É un uomo d'onore. Che a volte è un po' la stessa cosa. Se negasse al ragazzo l'occasione di dare prova di quel che può, si creerebbe una spaccatura tra loro, quindi perché non lasciarlo combattere? Il ragazzo è senza dubbio non abbastanza abile da vincere un posto nei Cavalieri Alati. Suppongo non lo sia, acconsentì Belmore, riluttante. Lord Grafton baciò la mano di Alayne e i due lord se ne andarono, lasciandola sola con il lord suo padre. Vieni, disse Petyr, vieni con me. La prese al suo braccio e la condusse in profondità nelle cripte, oltre una vuota prigione sotterranea. E com'è stato il tuo primo incontro con Harry l'Erede? Lui è orribile. Il mondo è pieno di cose orribili, cara. Ormai dovresti averlo imparato. Ne hai viste abbastanza. Sì, disse lei, ma perché deve essere così crudele? Mi ha chiamata la tua bastarda. Proprio nel cortile, di fronte a tutti. Per quanto ne sa lui, è questo quel che sei. Questo fidanzamento non è mai stata una sua idea, e Bronze Yohn l'ha sicuramente messo in guardia contro i miei piani. Tu sei mia figlia. Non si fida di te e crede che tu gli sia inferiore. Ebbene, non lo sono. Potrà credere di essere un grande cavaliere, ma Ser Lothor dice che è solo un arrogante scudiero. Petyr le passò un braccio intorno alle spalle. É quel che è, ma è anche l'erede di Robert. Portare Harry qui è stata la prima fase del tuo piano, ma ora lo devi trattenere, e solo tu lo puoi fare. Lui ha un debole per i bei faccini, e non c'è ragazza più bella di te? Ammalialo. Stregalo. Non so come, ammise lei tristemente. Oh, penso invece che tu lo sappia, disse Ditocorto, con uno di quei sorrisi che non raggiungevano gli occhi. Sarai la donna più bella nella sala stasera, bella quanto lo era tua madre alla tua età. Non potrò farti sedere sul palco, ma ti sarà riservato un posto d'onore sotto uno dei candelabri a muro. Il fuoco farà scintillare i tuoi capelli, così tutti vedranno quanto chiara è la tua carnagione. Tieni un cucchiaio dal manico lungo per tenere a distanza gli scudieri, cara. Non vorrai avere intorno a te ragazzi inesperti quando i cavalieri verranno a chiedere il tuo favore. Chi chiederebbe mai il favore di una bastarda? Harry, se ha l'intelligenza che gli déi danno a una gallina.. ma tu non concederglielo. Scegli qualche altro gentiluomo cui riservare il tuo favore. Non vorrai sembrare troppo desiderosa. No, acconsentì Alayne. Lady Waynwood insisterà affinché Harry balli con te, questo te lo posso assicurare. Quella sarà la tua occasione. Sorridi al ragazzo. Toccalo mentre gli parli. Scherza con lui, per stuzzicare il suo orgoglio. Se sembra reagire, digli che ti senti svenire e chiedigli di portarti fuori per una boccata d'aria fresca. Nessun cavaliere potrebbe opporsi a una richiesta del genere da parte di una fanciulla. Sì, disse lei, ma lui pensa che io sia una bastarda. Una bellissima bastarda e figlia del Lord Protettore. Petyr l'attirò verso di sé e la baciò su entrambe le guance. La notte appartiene a te, cara, ricordalo, sempre. Ci proverò, padre, disse lei. Il banchetto andò esattamente come suo padre le aveva promesso. Furono servite sessantaquattro portate, in onore dei sessantaquattro concorrenti che erano arrivati fino ad allora a combattere per aggiudicarsi le ali d'argento prima dei loro lord. Dai fiumi e dai laghi giunsero lucci, trote e salmoni, dai mari granchi, merluzzi e aringhe. C'erano anatre e capponi, pavoni con il loro piumaggio e cigni in latte di mandorle. I maialini da latte con la pelle abbrustolita e croccante erano serviti ciascuno con una mela in bocca, e tre enormi uri venivano arrostiti sugli spiedi nel cortile del castello, essendo troppo grandi per poter passare dalle porte della cucina. Pagnotte bollenti riempivano le tavolate nella sala di lord Nestor ed enormi ruote di formaggio erano state portate su dalle dispense. Il burro era fresco e c'erano porri e carote, cipolle arrostite, bietole, rape e pastinache. E soprattutto, i cuochi di lord Nestor avevano preparato una squisitezza speciale, i tortini al limone a forma di Lancia del Gigante, alta dodici piedi e decorata con un'aquila fatta di zucchero. Per me, pensò Alayne. Anche il Dolce pettirosso amava i tortini al limone, ma solo dopo che lei gli aveva confessato che erano i suoi dolci preferiti. La preparazione della torta aveva richiesto tutti i limoni della Valle, ma Petyr aveva promesso che ne avrebbe fatti portare altri da Dorne. C'erano anche regali, splendidi regali. Ciascun concorrente ricevette un mantello intessuto in argento e una spilla di lapislazzuli a forma di ali di falco. Pugnali di fine acciaio furono regalati ai fratelli, padri e amici che erano venuti ad assistere al torneo. Per le loro madri, sorelle e lady c'erano rotoli di seta e merletti della città libera di Myr. Lord Nestor ha le mani bucate, Alayne sentì dire una volta a Ser Breakstone. Mani bucate e un piccolo dito, replicò lady Waynwood, indicando con un cenno della testa nella direzione di Petyr Baelish. Breakstone non era lento a cogliere ciò che lei intendeva. Il vero motivo di tutta questa generosità non era lord Nestor, bensì il Lord Protettore. Quando l'ultima portata venne servita e tutto fu pulito, i tavoli vennero spostati per far spazio per ballare e i musicisti entrarono. Non ci sono cantanti? chiese Ben Coldwater. Il piccolo lord non può sopportarli, rispose ser Lymond Lyndely. Non dopo quel che è successo con Marillion. Ah.. l'uomo che ha ucciso lady Lysa, dico bene? Alayne si intromise. Il suo modo di cantare le piaceva molto, e lei si è mostrata essere troppo buona con lui, forse. Quando lei sposò mio padre, lui impazzì e la spinse giù attraverso la Porta della Luna. Lord Robert detesta il canto da allora. Sebbene la musica gli piaccia ancora. Proprio come a me, disse Coldwater. Alzandosi, offrì a Alayne la sua mano. Mi concedereste l'onore di questo ballo, mia signora? Siete molto gentile, disse mentre lui la accompagnava sulla pista da ballo. Lui era solo il primo a chiederle di ballare quella sera, ma lungi dall'essere l'unico. Esattamente come Petyr aveva assicurato, i giovani cavalieri le ronzavano intorno, per ballare con lei. Dopo Ben ci fu Andrew Tollet, il bel Ser Byron, il ser naso-rosso Morgarth e ser Shadrich il Topo Pazzo. Poi ser Albar Royce, il fratello robusto e noioso di Myranda ed erede di lord Nestor. Ballò con tutti e tre i Sunderland, nessuno dei quali aveva ragnatele tra le dita, sebbene non riuscì a vedere anche le loro dita dei piedi. Uther Shett le rivolse viscidi complimenti mentre le pestava i piedi, ma ser Targon il Mezzo-Selvaggio si rivelò essere la cavalleria fatta persona. Dopo di lui, ser Roland Waynwood la tirò su e la fece ridere canzonando metà degli altri cavalieri della sala. Anche suo zio Wallace ebbe la sua occasione e provo a fare lo stesso, ma le parole non gli venivano. Alayne, per compassione, inziò a chiacchierare allegramente, per risparmiargli l'imbarazzo. Quando il ballo terminò, lei si scusò e tornò al proprio posto per bere un sorso di vino. E lui era seduto lì, Harry l'Erede in persona; alto, bello, con la fronte aggrottata. Lady Alayne. Mi concedete questo ballo? Lei ci rifletté un secondo. No. Non credo proprio. Le sue guance presero colore. Sono stato imperdonabilmente sgarbato con voi nel cortile. Mi dovete perdonare. Dovere? Si scrollò i capelli sulle spalle, prese un sorso di vino, lo fece attendere. Come si può perdonare qualcuno che è stato imperdonabilmente sgarbato? Me lo spiegherete, ser? Ser Harrold sembrava confuso. Per favore. Un ballo solo. Ammalialo. Incantalo. Stregalo. Se proprio insistete. Lui annuì, le offrì il suo braccio, la condusse sulla pista da ballo. Mentre aspettavano che la musica ricominciasse, Alayne diede un'occhiata al palco, da dove lord Robert li stava fissando. Ti prego, pregò lei, non lasciare che inizi a tremare e ad avere le convulsioni. Non qui. Non ora. Maestro Coleman si assicurava che bevesse una forte dose di dolcesonno prima del banchetto, ma anche così. Poi i musicisti iniziarono a suonare e lei stava già ballando. Dì qualcosa, ordinò a sé stessa. Non lo farai mai innamorare di te se non hai nemmeno il coraggio di parlargli. Doveva dirgli che era un buon ballerino? No, probabilmente se l'era sentito dire dozzine di volte quella sera. Inoltre, Petyr si era raccomandato che non sembrassi tropo desiderosa. Disse, invece, Ho sentito che state per diventare padre. Non era il tipo di cosa che la maggior parte delle ragazze avrebbe detto al proprio promesso sposo, ma voleva vedere se ser Harrold avrebbe mentito. Per la seconda volta. Mia figlia Alys ha due anni. La tua figlia bastarda Alys, pensò Alayne, ma quel che disse fu, Quella ha una madre diversa, dunque. Sì. Cissy era carina quando ci andai a letto, ma la gravidanza l'ha lasciata grassa come una vacca, quindi Lady Anya le combinò un matrimonio con una delle sue guardie. Con Saffron è tutta un'altra cosa. Saffron, cioè Zafferano? Alayne cercò di trattenersi dal ridere. Sul serio? Ser Harrold ebbe la cortesia di arrossire. Suo padre dice che per lui è più preziosa dell'oro. Lui è ricco, l'uomo più ricco di Gulltown. Ricco grazie alle spezie. Come chiamerete il bambino? chiese. Cannella se è una femminuccia? Garofano se è un maschietto? Questo lo fece quasi inciampare. La mia lady sta scherzando. Oh, no. Petyr riderà a crepapelle quando glielo racconterò. Saffron è bellissima, ci tengo a dirtelo. Alta e snella, con grandi occhi nocciola e capelli come il miele. Alayne alzo lo sguardo. Più bella di me? Ser Harrold le studiò il viso. Tu sei abbastanza bella, davvero. Quando lady Anya Waynwood mi disse di questo matrimonio, ero preoccupato che potessi avere l'aspetto di tuo padre. Piccola, barba a punta e tutto il resto? scherzò Alayne. Non intendevo.. Spero sappiate giostrare meglio di come parlate. Per un momento la sua faccia fu sgomenta. Ma appena la canzone finì, scoppiò a ridere. nessuno mi aveva detto che siete anche intelligente. Ha denti sani, pensò lei, dritti e bianchi. E quando sorride ha delle carine fossette. Gli sfiorò la guancia con un dito. Se mai ci sposeremo, dovrai spedire Saffron da suo padre. Sarò dolce e piccante, non avrai bisogno di altre spezie. Lui sorrise. Manterrò la promessa, mia signora. Fino a quel giorno, potrei avere il vostro portafortuna per il torneo? Non potrete. L'ho già promesso.. a qualcun altro. Non sapeva ancora bene a chi, ma era sicura avrebbe trovato qualcuno.
     
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    Aryanne #3 in inglese



    All along the south coast of Cape Wrath rose crumbling stone watchtowers, raised in ancient days to give warning of Dornish raiders stealing in across the sea. Villages had grown up about the towers. A few had flowered into towns.

    The Peregrine made port at the Weeping Town, where the corpse of the Young Dragon had once lingered for three days on its journey home from Dorne. The banners flapping from the town’s stout wooden walls still displayed King Tommen’s stag-and-lion, suggesting that here at least the writ of the Iron Throne might still hold sway. “Guard your tongues,” Arianne warned her company as they disembarked. “It would be best if King’s Landing never knew we’d passed this way.” Should Lord Connington’s rebellion be put down, it would go ill for them if it was known that Dorne had sent her to treat with him and his pretender. That was another lesson that her father had taken pains to teach her; choose your side with care, and only if they have the chance to win.

    They had no trouble buying horses, though the cost was five times what it would have been last year. “They’re old, but sound,” claimed the hostler. “you’ll not find better this side of Storm’s End. The griffin’s men seize every horse and mule they come upon. Oxen too. Some will make a mark upon a paper if you ask for payment, but there’s others who would just as soon cut your belly open and pay you with a handful of your own guts. If you come on any such, mind your tongues and give the horses up.”

    The town was large enough to support three inns, and all their common rooms were rife with rumors. Arianne sent her men into each of them, to hear what they might hear. In the Broken Shield, Daemon Sand was told that the great septry on the Holf of Men had been burned and looted by raiders from the sea, and a hundred young novices from the motherhouse on Maiden Isle carried off into slavery. In the Loon, Joss Hood learned that half a hundred men and boys from the Weeping Town had set off north to join Jon Connington at Griffin’s Roost, including young Ser Addam, old Lord Whitehead’s son and heir. But in the aptly named Drunken Dornishman, Feathers heard men muttering that the griffin had put Red Ronnet’s brother to death and raped his maiden sister. Ronnet himself was said to be rushing south to avenge his brother’s death and his sister’s dishonor.

    That night Arianne dispatched the first of her ravens back to Dorne, reporting to her father on all they’d seen and heard. The next morning her company set out for Mistwood, as the first rays of the rising sun were slanting through the peaked roofs and crooked alleys of the Weeping Town. By midmorning a light rain began to fall, as they were making their way north through a land of green fields and little villages. As yet, they had seen no signs of fighting, but all the other travelers along the rutted road seemed to be going in the other direction, and the women in the villages they passed gazed at them with wary eyes and kept their children close. Further north, the fields gave way to rolling hills and thick groves of old forest, the road dwindled to a track, and villages became less common.

    Dusk found them on the fringes of the rainwood, a wet green world where brooks and rivers ran through dark forests and the ground was made of mud and rotting leaves. Huge willows grew along the watercourses, larger than any that Arianne had ever seen, their great trunks as gnarled and twisted as an old man’s face and festooned with beards of silvery moss. Trees pressed close on every side, shutting out the sun; hemlock and red cedars, white oaks, soldier pines that stood as tall and straight as towers, colossal sentinels, big-leaf maples, redwoods, wormtrees, even here and there a wild weirwood. Underneath their tangled branches ferns and flowers grew in profusion; sword ferns, lady ferns, bellflowers and piper’s lace, evening stars and poison kisses, liverwort, lungwort, hornwort. Mushrooms sprouted down amongst the tree roots, and from their trunks as well, pale spotted hands that caught the rain. Other trees were furred with moss, green or grey or red-tailed, and once a vivid purple. Lichens covered every rock and stone. Toadstools festered besides rotting logs. The very air seemed green.

    Arianne had once heard her father and Maester Caleotte arguing with a septon about why the north and south sides of the Sea of Dorne were so different. The septon thought it was because of Durran Godsgrief, the first Storm King, who had stolen the daughter of the sea god and the goddess of the wind and earned their eternal emnity. Prince Doran and the maester inclined more toward wind and water, and spoke of how the big storms that formed down in the Summer Sea would pick up moisture moving north until they slammed into Cape Wrath. For some strange reason the storms never seemed to strike at Dorne, she recalled her father saying. “I know your reason,” the septon had responded. “No Dornishmen ever stole away the daughter of two gods.”

    The going was much slower here than it had been in Dorne. Instead of proper roads, they rode down crookback slashes that snaked this way and that, through clefts in huge moss-covered rocks and down deep ravines choked with blackberry brambles. Sometimes the track petered out entirely, sinking into bogs or vanishing amongst the ferns, leaving Arianne and her companions to find their own way amongst the silent trees. The rain still fell, soft and steady. The sound of moisture dripping off the leaves was all around them, and every mile or so the music of another little waterfall would call to them.

    The wood was full of caves as well. That first night they took shelter in one of them, to get out of the wet. In Dorne they had often travelled after dark, when the moonlight turned the blowing sands to silver, but the rainwood was too full of bogs, ravines, and sinkholes, and black as pitch beneath the trees, where the moon was just a memory.

    Feathers made a fire and cooked a brace of hares that Ser Garibald had taken with some wild onions and mushrooms he had found along the road. After they ate, Elia Sand turned a stick and some dry moss into a torch, and went off exploring deeper in the cave. “See that you do not go too far,” Arianne told her. “Some of these caves go very deep, it is easy to get lost.”

    The princess lost another game of cyvasse to Daemon Sand, won one from Joss Hood, then retired as the two of them began to teach Jayne Ladybright the rules. She was tired of such games.

    Nyrn and Tyene may have reached King’s Landing by now, she mused, as she settled down crosslegged by the mouth of the cave to watch the falling rain. If not they ought to be there soon. Three hundred seasoned spears had gone with them, over the Boneway, past the ruins of Summerhall, and up the kingsroad. If the Lannisters had tried to spring their little trap in the kingswood, Lady Nym would have seen that it ended in disaster. Nor would the murderers have found their prey. Prince Trystane had remained safely back at Sunspear, after a tearful parting from Princess Myrcella. That accounts for one brother, thought Arianne, but where is Quentyn, if not with the griffin? Had he wed his dragon queen? King Quentyn. It still sounded silly. This new Daenerys Targaryen was younger than Arianne by half a dozen years. What would a maid that age want with her dull, bookish brother? Young girls dreamed of dashing knights with wicked smiles, not solemn boys who always did their duty. She will want Dorne, though. If she hopes to sit the Iron Throne, she must have Sunspear. If Quentyn was the price for that, this dragon queen would pay it. What if she was at Griffin’s End with Connington, and all this about another Targaryen was just some sort of subtle ruse? Her brother could well be with her. King Quentyn. Will I need to kneel to him?

    No good would come of wondering about it. Quentyn would be king or he would not. I pray Daenerys treats him him more gently than she did her own brother.

    It was time to sleep. They had long leagues to ride upon the morrow. It was only as she settled down that Arianne realized Elia Sand had not returned from her explorations. Her sisters will kill me seven different ways if anything has happened to her. Jayne Ladybright swore that the girl had never left the cave, which meant that she was still back there somewhere, wandering through the dark. When their shouts did not bring her forth, there was nothing to do but make torches and go in search of her.

    The cave proved much deeper than any of them had suspected. Beyond the stony mouth where her company had made their camp and hobbled their horses, a series of twisty passageways led down and down, with black holes snaking off to either side. Further in, the walls opened up again, and the searchers found themselves in a vast limestone cavern, larger than the great hall of a castle. Their shouts disturbed a nest of bats, who flapped about them noisily, but only distant echoes shouted back. A slow circuit of the hall revealed three further passages, one so small that it would have required them to proceed on hands and knees. “We will try the others first,” the princess said. “Daemon, come with me. Garibald, Joss, you try the other one.”

    The passageway Arianne had chosen for herself turned steep and wet within a hundred feet. The footing grew uncertain. Once she slipped, and had to catch herself to keep from sliding. More than once she considered turning back, but she could see Ser Daemon’s torch ahead and hear him calling for Elia, so she pressed on. And all at once she found herself in another cavern, five times as big as the last one, surrounded by a forest of stone columns. Daemon Sand moved to her side and raised his torch. “Look how the stone’s been shaped,” he said. “Those columns, and the wall there. See them?”

    “Faces,” said Arianne. So many sad eyes, staring.

    “This place belonged to the children of the forest.”

    “A thousand years ago.” Arianne turned her head. “Listen. Is that Joss?”

    It was. The other searchers had found Elia, as she and Daemon learned after they made their way back up the slippery slope to the last hall. Their passageway led down to a still black pool, where they discovered the girl up to her waist in water, catching blind white fish with her bare hands, her torch burning red and smoky in the sand where she had planted it.

    “You could have died,” Arianne told her, when she’d heard the tale. She grabbed Elia by the arm and shook her. “If that torch had gone out you would have been alone in the dark, as good as blind. What did you think that you were doing?”

    “I caught two fish,” said Elia Sand.

    “You could have died,” said Arianne again. Her words echoed off the cavern walls. “…died… died … died…”

    Later, when they had made their back to the surface and her anger had cooled, the princess took the girl aside and sat her down. “Elia, this must end,” she told her. “We are not in Dorne now. You are not with your sisters, and this is not a game. I want your word that you will play the maidservant until we are safely back at Sunspear. I want you meek and mild and obedient. You need to hold your tongue. I’ll hear no more talk of Lady Lance or jousting, no mention of your father or your sisters. The men that I must treat with are sellswords. Today they serve this man who calls himself Jon Connington, but come the morrow they could just as easily serve the Lannisters. All it takes to win a sellsword’s heart is gold, and casterly Rock does not lack for that. If the wrong man should learn who you are, you could be seized and held for ransom–“

    “No,” Elia broke in. “You’re the one they’ll want to ransom. You’re the heir to Dorne, I’m just a bastard girl. Your father would give a chest of gold for you. My father’s dead.”

    “Dead, but not forgotten,” said Arianne, who had spent half her life wishing Prince Oberyn had been her father. “You are a Sand Snake, and Prince Doran would pay any price to keep you and your sisters safe from harm.” That made the child smile at least. “Do I have your sworn word? Or must I send you back?”

    “I swear.” Elia did not sound happy.

    “On your father’s bones.”

    “On my father’s bones.”

    That vow she will keep, Arianne decided. She kissed her cousin on the cheek and sent her off to sleep. Perhaps some good would come of her adventure. “I never knew how wild she was till now,” Arianne complained to Daemon Sand, afterward. “Why would my father inflict her on me?”

    “Vengeance?” the knight suggested, with a smile.

    They reached Mistwood late on the third day. Ser Daemon sent Joss Hood ahead to scout for them and learn who held the castle presently. “Twenty men walking the walls, maybe more,” he reported on his return. “Lots of carts and wagons. Heavy laden going in, empty going out. Guards at every gate.”

    “Banners?” asked Arianne.

    “Gold. On the gatehouse and the keep.”

    “What device did they bear?”

    “None that I could see, but there was no wind. The banners hung limp from their staffs.”

    That was vexing. The Golden Company’s banners were cloth-of-gold, devoid of arms and ornament… but the banners of House Baratheon were also gold, though theirs displayed the crowned stag of Storm’s End. Limp golden banners could be either. “Were there others banners? Silver-grey?”

    “All the ones that I saw were gold, princess.”

    She nodded. Mistwood was the seat of House Mertyns, whose arms showed a great horned owl, white on grey. If their banners were not flying, likely the talk was true, and the castle had fallen into the hands of Jon Connington and his sellswords. “We must take the risk,” she told her party. Her father’s caution had served Dorne well, she had come to accept that, but this was a time for her uncle’s boldness. “On to the castle.”

    “Shall we unfurl your banner?” asked Joss Hood.

    “Not as yet,” said Arianne. In most places, it served her well to play the princess, but there were some where it did not.

    Half a mile from the castle gates, three men in studded leather jerkins and steel halfhelms stepped out of the trees to block their path. Two of them carried crossbows, wound and notched. The third was armed only with a nasty grin. “And where are you lot bound, my pretties?” he asked.

    “To Mistfall, to see your master,” answered Daemon Sand.

    “Good answer,” said the grinner. “Come with us.”

    Mistfall’s new sellsword masters called themselves Young John Mudd and Chain. Both knights, to hear them tell it. Neither behaved like any knight that Arianne had ever met. Mudd wore brown from head to heel, the same shade as his skin, but a pair of golden coins dangled from his ears. The Mudds had been kings up by the Trident a thousand years ago, she knew, but there was nothing royal about this one. Nor was he particularly young, but it seemed his father had also served in the Golden Company, where he had been known as Old John Mudd.

    Chain was half again Mudd’s height, his broad chest crossed by a pair of rusted chains that ran from waist to shoulder. Where Mudd wore sword and dagger, Chain bore no weapon but five feet of iron links, twice as thick and heavy as the ones that crossed his chest. He wielded them like a whip.

    They were hard men, brusque and brutal and not well spoken, with scars and weathered faces that spoke of long service in the free companies. “Serjeants,” Ser Daemon whispered when he saw them. “I have known their sort before.”

    Once Arianne had made her name and purpose known to them, the two serjeants proved hospitable enough. “You’ll stay the night,” said Mudd. “There’s beds for all of you. In the morning you’ll have fresh horses, and whatever provisions you might need. M’lady’s maester can send a bird to Griffin’s Roost to let them know you’re coming.”

    “And who would them be?” asked Arianne. “Lord Connington?”

    The sellswords exchanged a look. “The Halfmaester,” said John Mudd. “It’s him you’ll find at the Roost.”

    “Griffin’s marching,” said Chain.

    “Marching where?” Ser Daemon ask.

    “Not for us to say,” said Mudd. “Chain, hold your tongue.”

    Chain gave a snort. “She’s Dorne. Why shouldn’t she know? Come down to join us, ain’t she?”

    That has yet to be determined, thought Arianne Martell, but she felt it best not to press the matter.

    At evenfall a fine supper was served to them in the solar, high in the Tower of Owls, where they were joined by the dowager Lady Mertyns and her maester. Though a captive in her own castle, the old woman seemed spry and cheerful. “My sons and grandsons went off when Lord Renly called his banners,” she told the princess and her party. “I have not seen them since, though from time to time they send a raven. One of my grandsons took a wound at the Blackwater, but he’s since recovered. I expect they will return here soon enough to hang this lot of thieves. ” She waved a duck leg at Mudd and Chain across the table.

    “We are no thieves,” said Mudd. “We’re foragers.”

    “Did you buy all that food down in the yard?”

    “We foraged it,” said Mudd. “The smallfolk can grow more. We serve your rightful king, old crone.” He seemed to be enjoying this. “You should learn to speak more courteous to knights.”

    “If you two are knights, I’m still a maiden,” said Lady Mertyns. “And I’ll speak as I please. What will you do, kill me? I have lived too long already.”

    Princess Arianne said, “Have you been treated well, my lady?”

    “I have not been raped, if that is what you’re asking,” the old woman said. “Some of the serving girls have been less fortunate. Married or unmarried, the men make no distinctions. “

    “No one’s been doing any raping,” insisted Young John Mudd. “Connington won’t have that. We follow orders.”

    Chain nodded. “Some girls was persuaded, might be.”

    “The same way our smallfolk were persuaded to give you all their crops. Melons or maidenheads, it’s all the same to your sort. If you want it, you take it.” Lady Mertyns turned to Arianne. “If you should see this Lord Connington, you tell him that I knew his mother, and she would be ashamed.”

    Perhaps I shall, the princess thought.

    That night she dispatched her second raven to her father.

    Arianne was on her way back to her own chamber when she heard muffled laughter from the adjoining room. She paused and listened for a moment, then pushed the door open to find Elia Sand curled up in a window seat, kissing Feathers. When Feathers saw the princess standing there, he jumped to his feet and began to stammer. Both of them still had their clothes on. Arianne took some small comfort in that as she sent Feathers on his way with a sharp look and a “Go”. Then she turned to Elia. “He is twice your age. A serving man. He cleans up birdshit for the maester. Elia, what were you thinking?”

    “We were only kissing. I’m not going to marry him.” Elia crossed her arms defiantly beneath her breasts. “You think I never kissed a boy before?”

    “Feathers is a man. A serving man, but still a man. It did not escape the princess that Elia was the same age she had been when she gave her maidenhead to Daemon Sand. “I am not your mother. Kiss all the boys you want when we return to Dorne. Here and now, though . . . this is no place for kisses, Elia. Meek and mild and obedient, you said. Must I add chaste to that as well? You swore upon your father’s bones.

    “I remember,” said Elia, sounding chastened. “Meek and mild and obedient. I won’t kiss him again.”

    The shortest way from Mistwood to Griffin’s Roost was through the green, wet heart of the rainwood, slow going at the best of times. It took Arianne and her company the better part of eight days. They travelled to the music of steady, lashing rains beating at the treetops up above, though underneath the green great canopy of leaves and branches she and her riders stayed surprisingly dry. Chain accompanied them for the first four days of their journey north, with a line of wagons and ten men of his own. Away from Mudd he proved more forthcoming, and Arianne was able to charm his life story out of him. His proudest boast was of a great grandsire who had fought with the Black Dragon on the Redgrass Field, and crossed the narrow sea with Bittersteel. Chain himself had been born into the company, fathered on a camp follower by his sellsword father. Though he had been raised to speak the Common Tongue and think of himself as Westerosi, he had never set foot in any part of the Seven Kingdoms till now.

    A sad tale, and a familiar one, Arianne thought. His life was all of a piece, a long list of places where he’d fought, foes he’d faced and slain, wounds he’d taken. The princess let him talk, from time to time prompting him with a laugh, a touch, or a question, pretending to be fascinated. She learned more than she would ever need to know about Mudd’s skill with dice, Two Swords and his fondness for red-haired women, the time someone made off with Harry Strickland’s favorite elephant, Little Pussy and his lucky cat, and the other feats and foibles of the men and officers of the Golden Company. But on the fourth day, in an unguarded moment, Chain let slip a ” … once we have Storm’s End . . .

    “The princess let that aside go without comment, though it gave her considerable pause. Storm’s End. This griffin is a bold one, it would seem. Or else a fool. The seat of House Baratheon for three centuries, of the ancient Storm Kings for thousands of years before that, Storm’s End was said by some to be impregnable. Arianne had heard men argue about which was the strongest castle in the realm. Some said Casterly Rock, some the Eyrie of the Arryns, some Winterfell in the frozen north, but Storm’s End was always mentioned too. Legend said it was raised by Brandon the Builder to withstand the fury of a vengeful god. Its curtain walls were the highest and strongest in all the Seven Kingdoms, forty to eighty feet in thickness. Its mighty windowless drum tower stood less than half as tall as the Hightower of Oldtown, but rose straight up in place of being stepped, with walls thrice as thick as those to be found in Oldtown. No siege tower was tall enough to reach Storm’s End battlements; neither mangonel nor trebuchet could hope to breech its massive walls. Does Connington think to mount a siege? She wondered. How many men can he have? Long before the castle fell, the Lannisters would dispatch an army to break any such siege. That way is hopeless too.

    That night when she told Ser Daemon what Chain had said, the Bastard of Godsgrace seemed as perplexed as she was. “Storm’s End was still held by men loyal to Lord Stannis when last I heard. You would think Connington might do better to make common cause with another rebel, rather than making war upon him too.”

    “Stannis is too far away to be of help to him,” Arianne mused. “Capturing a few minor castles whilst their lords and garrisons are off at distant wars, that’s one thing, but if Lord Connington and his pet dragon can somehow take one of the great strongholds of the realm … “

    “…the realm would have to take them seriously,” Ser Daemon finished. “And some of those who do not love the Lannisters might well come flocking to their banners.”

    That night Arianne penned another short note to her father and had Feathers send it on its way with her third raven.

    Young John Mudd has been sending out birds as well, it seemed. Near dusk on the fourth day, not long after Chain and his wagons had taken their leave of them, Arianne’s company was met by a column of sellswords down from Griffin’s Roost, led by the most exotic creature that the princess had ever laid her eyes on, with painted fingernails and gemstones sparkling in his ears.

    Lysono Maar spoke the Common Tongue very well. “I have the honor to be the eyes and ears of the Golden Company, princess.”

    “You look… ” She hesitated.

    “…like a woman?” He laughed. “That I am not.”

    “ …like a Targaryen,” Arianne insisted. His eyes were a pale lilac, his hair a waterfall of white and gold. All the same, something about him made her skin crawl. Was this what Viserys looked like? she found herself wondering. If so perhaps it is a good thing he is dead.

    “I am flattered. The women of House Targaryen are said to be without peer in all the world.”

    “And the men of House Targaryen?”

    “Oh, even prettier. Though if truth be told, I have only seen the one.” Maar took her hand in his own, and kissed her lightly on the wrist. “Mistwood sent word of your coming, sweet princess. We will be honored to escort you to the Roost, but I fear you have missed Lord Connington and our young prince.”

    “Off at war?” Off to Storm’s End?

    “Just so.”

    The Lyseni was a very different sort of man than Chain. This one will let nothing slip, she realized, after a scant few hours in his company. Maar was glib enough, but he had perfected the art of talking a great deal whilst saying nothing. As for the riders who had come with him, they might as well have been mutes for all that her own men were able to get out of them.

    Arianne decided to confront him openly. On the evening of their fifth day out of Mistwood, as they made camp beside the tumbled ruins of an old tower overgrown by vines and moss, she settled down beside him and said, “Is it true that you have elephants with you?”

    “A few,” said Lysono Maar, with a smile and a shrug.

    “And dragons? How many dragons do you have?”

    “One.”

    “By which you mean the boy.”

    “Prince Aegon is a man grown, princess.”

    “Can he fly? Breathe fire?”

    The Lyseni laughed, but his lilac eyes stayed cold.

    “Do you play cyvasse, my lord?” asked Arianne. “My father has been teaching me. I am not very skilled, I must confess, but I do know that the dragon is stronger than the elephant.”

    “The Golden Company was founded by a dragon.”

    “Bittersteel was half-dragon, and all bastard. I am no maester, but I know some history. You are still sellswords.”

    “If it please you, princess,” he said, all silken courtesy. “We prefer to call ourselves a free brotherhood of exiles.”

    “As you will. As free brothers go, your company stands well above the rest, I grant you. Yet the Golden Company has been defeated every time it has crossed into Westeros. They lost when Bittersteel commanded them, they failed the Blackfyre Pretenders, they faltered when Maelys the Monstrous led them.

    That seemed to amuse him. “We are at least persistent, you must admit. And some of those defeats were near things.”

    “Some were not. And those who die near things are no less dead than those who die in routs. Prince Doran my father is a wise man, and fights only wars that he can win. If the tide of war turns against your dragon, the Golden Company will no doubt flee back across the narrow sea, as it has done before. As Lord Connington himself did, after Robert defeated him at the Battle of the Bells. Dorne has no such refuge. Why should we lend our swords and spears to your uncertain cause?”

    “Prince Aegon is of your own blood, princess. Son of Prince Rhaegar Targaryen and Elia of Dorne, your father’s sister.”

    “Daenerys Targaryen is of our blood as well. Daughter of King Aerys, Rhaegar’s sister. And she has dragons, or so the tales would have us believe.” Fire and blood. “Where is she?”

    “Half a world away on Slaver’s Bay,” said Lysono Maar. “As for these purported dragons, I have not seen them. In cyvasse, it is true, the dragon is mightier than the elephant. On the battlefield, give me elephants I can see and touch and send against my foes, not dragons made of words and wishes.”

    The princess lapsed into a thoughtful silence. And that night she dispatched her fourth raven to her father.

    And finally Griffin’s Roost emerged from the sea mists, on a grey wet day as the rain fell thin and cold. Lysono Maar raised a hand, a trumpet blast echoed off the crags, and the castle’s gates yawned open before them. The rain-soaked flag that hung above the gatehouse was white and red, the princess saw, the colors of House Connington, but the golden banners of the company were in evidence as well. They rode in double column across the ridge known as the griffin’s throat, with the waters of Shipbreaker Bay growling off the rocks to either side.

    Within the castle proper, a dozen of the officers of the Golden Company had assembled to welcome the Dornish princess. One by one they took a knee before her and pressed their lips against the back of her hand, as Lysono Maar offered introductions. Most of the names fled her head almost as soon as she had heard them.

    Chief amongst them was an older man with a lean, lined, clean-shaved face, who wore his long hair pulled back into a knot. This one is no fighter, Arianne sensed. The Lyseni confirmed her judgment when he introduced the man as Haldon Halfmaester.

    “We have rooms prepared for you and yours, princess,” this Halden said, when the introductions finally ran their course. “I trust that they will suit. I know you seek Lord Connington, and he desires words with you as well, most urgently. If it please you, on the morrow there will be a ship to take you to him.”

    “Where?” demanded Arianne.

    “Has no one told you?” Halden Halfmaester favored her with a smile thin and hard as a dagger cut. “Storm’s End is ours. The Hand awaits you there.”

    Daemon Sand stepped up beside her. “Shipbreaker Bay can be perilous even on a fair summer’s day. The safer way to Storm’s End is overland.”

    “These rains have turned the roads to mud. The journey would take two days, perhaps three,” said Halden Halfmaester. A ship will have the princess there in half a day or less. There is an army descending on Storm’s End from King’s Landing. You will want to be safe inside the walls before the battle.”

    Will we? Wondered Arianne. “Battle? Or siege?” She did not intend to let herself be trapped inside Storm’s End.

    “Battle,” Halden said firmly. “Prince Aegon means to smash his enemies in the field.”

    Arianne exchanged a look with Daemon Sand. “Will you be so good as to show us to our rooms? I would like to refresh myself, and change into dry clothes.”

    Halden bowed. “At once.”

    Her company had been housed in the east tower, where the lancet windows overlooked Shipbreaker Bay. “Your brother is not at Storm’s End, we know that now,” Ser Daemon said, as soon as they were behind closed doors. “If Daenerys Targaryen has dragons, they are half a world away, and of no use to Dorne. There is nothing for us at Storm’s End, princess. If Prince Doran meant to send you into the middle of a battle, he would have given you three hundred knights, not three.”

    Do not be so certain of that, ser. He sent my brother off to Slaver’s Bay with five knights and a maester. “I need to speak with Connington.” Arianne undid the interlocked sun and spear that clasped her cloak, and let the rain-soaked garment slip from her shoulders to puddle on the floor. “And I want to see this dragon prince of his. If he is truly Elia’s son…”

    “Whoever’s son he is, if Connington challenges Mace Tyrell in open battle he may soon be a captive, or a corpse.”

    “Tyrell is not a man to fear. My uncle Oberyn– “

    ” –is dead, princess. And ten thousand men is equal to the whole strength of the Golden Company.”

    “Lord Connington knows his own strength, surely. If he means to risk battle, he must believe that he can win it.”

    “And how many men have died in battles they believed that they could win?” Ser Daemon asked her. “Refuse them, princess. I mistrust these sellswords. Do not go to Storm’s End.”

    What makes to believe they will allow me that choice? She had had the uneasy feeling that Haldon Halfmaester and Lysono Maar were going to put her on that ship come morning whether she willed it or no. Better not to test them. “Ser Daemon, you squired for my uncle Oberyn,” she said. “If you were with him now, would you be counseling him to refuse as well?” She did not wait for him to respond. “I know the answer. And if you are about to remind me that I am no Red Viper, I know that too. But Prince Oberyn is dead, Prince Doran is old and ill, and I am the heir to Dorne.”

    “And that is why you should not put yourself at risk.” Daemon Sand went to one knee. “Send me to Storm’s End in your stead. Then if the griffin’s plans should go awry and Mace Tyrell takes the castle back, I will be just another landless knight who swore his sword to this pretender in hopes of gain and glory.”

    Whereas if I am taken, the Iron Throne will take that for proof that Dorne conspired with these sellswords, and lent aid to their invasion. “It is brave for you to seek to shield me, ser. I thank you for that.” She took his hands and drew him back to his feet. “But my father entrusted this task to me, not you. Come the morrow, I sail to beard the dragon in its den.”
     
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1 replies since 15/11/2015, 22:03   1418 views
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